Ancora dubbi su quando e per che via i Sapiens colonizzarono l’Europa

Ripercorrendo all'indietro le nostre orme, dai tempi moderni all'età della pietra e oltre, troviamo un momento in cui un gruppo di Homo sapiens è emigrato fuori dall'Africa verso quello che ora consideriamo suolo eurasiatico

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L’anno scorso, un’analisi genetica effettuata su frammenti ossei che rappresentano la nostra prima presenza conosciuta in Europa ha sollevato alcune domande sui passi compiuti dall’Homo Sapiens per diffondersi in ogni angolo del mondo. A chiunque appartenessero i resti, il suo background familiare era più intrecciato con le popolazioni dell’Asia orientale di quel tempo che con gli europei di oggi, suggerendo una migrazione molto più complessa di quanto si pensasse in precedenza.

Ora, i ricercatori delle Università di Padova e Bologna in Italia hanno proposto quella che secondo loro potrebbe essere la spiegazione più semplice per l’inaspettato nodo nell’albero genealogico, sulla base di ciò che possiamo mettere insieme dalle relazioni genetiche e dai sottili cambiamenti nell’antica tecnologia in tutto il mondo.

Ripercorrendo all’indietro le nostre orme, dai tempi moderni all’età della pietra e oltre, troviamo un momento in cui un gruppo di Homo sapiens è emigrato fuori dall’Africa verso quello che ora consideriamo suolo eurasiatico. In precedenza, cugini più lontani si erano già avventurati oltre l’Africa numerose volte, ma avevano finito per estinguersi. Con i Sapiens, però, le cose sono andate diversamente, seminando infine una rivoluzione culturale che avrebbe cambiato per sempre il nostro pianeta in pochi millenni.

In realtà, mentre il risultato di questo viaggio monumentale è ora ovvio, i percorsi intrapresi e gli innumerevoli rami perduti dell’umanità possono essere ricostruiti solo da scarsi manufatti sopravvissuti e da un’eredità fatta di mescolanza genetica.

La dispersione di ossa umane e strumenti di pietra setacciati dal sedimento della grotta di Bacho Kiro nella Bulgaria centrale è proprio il tipo di prova che gli archeologi sognano. Scoperte nel 2015, da allora sono state datate a circa 45.000 anni, rendendole ufficialmente le più antiche ossa di ominidi del Paleolitico superiore mai trovate in Europa.

Tenendo conto dei documenti archeologici, possiamo dire che discendevano da una comunità più ampia stabilitasi in quella zona in una pausa di 15.000 anni nei loro viaggi verso est. Se sapessimo poco altro su di loro, potremmo concludere che queste persone rappresentano una sorta di trampolino di lancio tra un futuro in Asia e un passato ambientato in Europa, una specie di hub da cui, le popolazioni migranti dall’Africa si sono espanse verso l’Europa e poi verso l’Asia.



Le prove genetiche conservate in tre di quei corpi, tuttavia, non corrispondono così perfettamente a questo semplice scenario.

L’anno scorso, una ricerca condotta dal Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology in Germania ha concluso che quegli individui eranopiù strettamente imparentati con le popolazioni odierne e antiche dell’Asia orientale e delle Americhe che con le successive popolazioni dell’Eurasia occidentale“. Trovare legami familiari più stretti con le popolazioni asiatiche moderne e antiche che con i moderni europei introduce alcune domande impegnative sul modo in cui questo antico centro dell’umanità potrebbe essersi ramificato a est ed a ovest.

Inoltre, un evidente mescolamento genetico con i Neanderthal rilevato in questi nostri antichi antenati confonde ulteriormente le acque su come i Sapiens dell’epoca si sono mossi ed hanno interagito.

Secondo gli autori di questo nuovo studio, una possibilità considera la migrazione dell’umanità una balbuzie piuttosto che un’impennata.

Poi, circa 45mila anni fa, una nuova espansione promanò dall’hub e colonizzò un’ampia area che va dall’Europa all’Asia orientale e all’Oceania ed è associata a un modo di produrre strumenti in pietra noto come Paleolitico superiore iniziale“, afferma l’antropologo molecolare Leonardo Vallini dell’Università di Padova.

MapOfHumanHubExpansion(Leonardo Vallini, Giulia Marciani) – Sopra: un centro sconosciuto a ovest, da cui gli umani si sono espansi in ondate migratorie.

Coloro che si spostarono verso l’Asia prosperarono e le tracce delle loro stirpi persistono ancora oggi. Ma qualcosa è accaduto in Occidente, qualcosa che ha visto la fine temporanea dell’esperimento umano in Europa.

Un secondo studio condotto lo scorso anno su resti femminili trovati in Cechia fornisce un indizio. Mentre la datazione al carbonio deve ancora confermare un’età precisa per la sua morte, i cambiamenti nei suoi geni suggeriscono una data ancora più indietro di 45.000 anni. Ancora più importante, l’ascendenza della donna del Paleolitico non era strettamente correlata né agli europei moderni né agli asiatici. Qualunque cosa sia successa a lei e ai suoi parenti, la loro storia non è stata duratura.

È curioso notare che, più o meno nello stesso periodo, si estinsero anche gli ultimi Neanderthal si estinsero“, dice Giulia Marciani, archeologa dell’Università di Bologna. Ci sarebbe voluta una nuova ondata di emigrazione umana da questo snodo centrale circa 7.000 anni dopo per ripopolare l’Occidente e fissare i lignaggi dei semi che avrebbero continuato a produrre la ricca gamma di culture che vediamo oggi.

Proprio dove potrebbe essere trovato questo hub temporaneo dell’umanità e cosa ha spinto le sue popolazioni a partire ancora e ancora è una questione da capire per i futuri archeologi. È chiaro che non dovremmo fare troppe supposizioni quando si tratta della storia di come l’umanità moderna si è fatta strada nel mondo.

Questa ricerca è stata pubblicata in Genome Biology and Evolution.

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