Allan Hills 84001, il meteorite marziano

ALH84001 non venne subito classificato come meteorite marziano. Non sembrava possedere le caratteristiche presenti nei gruppi di meteoriti marziani fino ad allora catalogati il gruppo delle Shergottiti, Nakhiliti, Chassigniti).

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Allan Hills 84001 (ALH84001) è un meteorite marziano che venne ritrovato sull’Icefield Far Western di Allan Hills in Antartide, il 27 dicembre 1984 da Roberta Score che, con altri cercatori di meteoriti statunitensi era impegnata nel progetto ANSMET nell’ambito del quale il meteorite ALH84001 fu il primo ad essere recuperato e classificato. Il meteorite al momento del ritrovamento pesava 1.93 kg.

ALH84001 non venne subito classificato come meteorite marziano. Non sembrava possedere le caratteristiche presenti nei gruppi di meteoriti marziani fino ad allora catalogati il gruppo delle Shergottiti, Nakhiliti, Chassigniti).

Studi più approfonditi accertarono che la roccia madre si formò 4,5 miliardi di anni fa su Marte. In seguito venne scagliata nello spazio forse da un impatto con un asteroide avvenuto circa 3 miliardi di anni fa.

Il meteorite iniziò così ad orbitare attorno al Sole. Una collisione con un altro corpo celeste lo allontanò ancora di più da Marte e in seguito, le interazioni gravitazionali esercitate dai pianeti vicini, portarono la sua orbita a incrociare quella del nostro pianeta.

Circa 13.000 anni fa il meteorite marziano ALH84001 terminò il suo lungo pellegrinaggio nel sistema solare impattando con la Terra.

L’impatto avvenne sulla calotta Antartica, dove rimase nel ghiaccio delle Allan Hills fino a quando Roberta Score e il suo gruppo non lo recuperarono.

Ma la storia del meteorite marziano non si fermò. ALH84001 accese gli animi sia dei sostenitori, sia dei detrattori dell’esistenza della vita su Marte aprendo a molte dispute scientifiche mai sopite.

Le accese diatribe e le infinite discussioni fecero del meteorite marziano, la roccia extraterrestre più studiata.

Il meteorite ispirò alcuni episodi della serie Tv X-files, in cui si racconta una cospirazione per nascondere le evidenze della vita ritrovate su di una roccia extraterrestre.

Il meteorite marziano e le tracce organiche

Qualche anno dopo, nel 1996, ALH84001 tornò al centro della scena quando un team di ricercatori guidato da David McKay del Johnson Space Center della NASA dichiarò di aver scoperto prove convincenti di vita microbica presente miliardi di anni fa su Marte.

I ricercatori, utilizzando un microscopio elettronico a scansione, individuarono alcune formazioni che, per la loro morfologia, si ritenne potessero essere i resti fossili di antichi batteri marziani.

I presunti batteri rinvenuti sul meteorite marziano avevano un diametro compreso tra i 20 e 100 nanometri, ed erano simili ai nanobatteri terrestri, ma un ordine di grandezza più piccoli di qualsiasi forma di vita cellulare nota.

Si ritenne che il meteorite marziano potesse contenere la prima testimonianza fossile di vita extraterrestre, la notizia che in tanti aspettavano da anni, trovò una vasta eco nei media in tutto il mondo.

La scoperta “epocale” fu annunciata dall’allora Presidente degli Stati Uniti D’America Bill Clinton. Tempo dopo un team di scienziati riprodusse in laboratorio delle formazioni simili a quelle presenti nel meteorite, dimostrando che quelle osservate erano delle semplici strutture minerali che si formano in determinate condizioni di calore e pressione.

Nel 2006 molti esperti concordarono sull’idea che i micro fossili non fossero affatto tracce di vita batterica ma dovuti a contaminazione con l’ambiente terrestre.

Uno studio suggerì che il meteorite marziano conteneva molecole organiche a base di carbonio vecchie di 4 miliardi di anni, i mattoni della vita come noi la conosciamo.

I composti organici trovati all’interno dei minerali carbonatici, che di solito si formano nelle acque sotterranee, contengono azoto, un ingrediente fondamentale per la vita sulla Terra.

La scoperta, secondo i membri del team mostrerebbe una diapositiva del lontano passato di un Marte, umido e potenzialmente in grado di ospitare la vita.

Marte oggi

Le nostre conoscenze su Marte sono aumentate nel corso degli ultimi anni, grazie alle informazioni raccolte da diversi rover e orbiter spediti sul pianeta rosso. Uno degli ultimi rover approdati con successo sul suolo marziano, Curiosity della NASA, dalle dimensioni di un’auto, ha individuato antichi composti organici e trovato le prove di un antico sistema lacustre nel suo sito di studio ampio 154 chilometri, il Gale Crater.

Marte è cambiato notevolmente diventando un pianeta freddo e secco circa 3,5 miliardi di anni fa, dopo aver perso nello spazio gran parte della sua atmosfera.

Studi recenti hanno mostrato che, sebbene vi siano basse probabilità, le meteoriti marziane potrebbero essere state in grado di trasportare sul nostro pianeta eventuali antiche forme di vita marziana.

Diverse specie di spore batteriche popolano spontaneamente le rocce e sono in grado di sopravvivere nello spazio per almeno 5 anni, pertanto è possibile che forme di vita marziane abbiano in passato raggiunto il nostro pianeta.

Tuttavia, le eventuali forme di vita presenti su un meteorite difficilmente potrebbero sopravvivere e prosperare sul nostro pianeta, se si considera com’è oggi il pianeta rosso. Marte è protetto da un’atmosfera estremamente rarefatta, quasi priva di ossigeno e di acqua, tuttavia si ipotizza che ALH 84001 sia originario di un periodo nel quale vi era su Marte abbondanza di acqua liquida.

In uno recente studio, i ricercatori guidati da Mizuho Koike, dell’Institute of Space and Astronautical Science della Japan Aerospace Exploration Agency, hanno analizzato la roccia marziana utilizzando tecniche innovative e ad alta precisione, tra cui un tipo di spettroscopia a raggi X in grado di rilevare l’azoto presente all’interno del meteorite marziano ALH84001 e di rintracciarlo nei minerali carbonatici.

Per la prima volta sono state scoperte sostanze organiche contenenti azoto, hanno affermato i membri del team. I ricercatori ritengono che i composti organici siano rimasti intrappolati nel carbonato circa 4 miliardi di anni fa e le tecniche di rilevamento utilizzate hanno minimizzato la possibilità di contaminazione.

Per frenare facili entusiasmi bisogna però sottolineare subito che i prodotti organici non sono la prova dell’esistenza della vita su Marte; i composti possono essere prodotti sia abioticamente che bioticamente.

Ci sono ancora molte domande senza risposta attorno al meteorite marziano, dove si sono formate quelle sostanze organiche? Secondo Atsuko Kobayashi, dell’Istituto di scienze della vita terrestre dell’Istituto di tecnologia di Tokyo e coautore dello studio esistono due possibili spiegazioni: o sono arrivate su Marte, o si sono formate su Marte.

All’inizio della storia del sistema solare, probabilmente Marte era ricco di materia organica, trasportata da meteoriti ricchi di carbonio o da comete. Queste sostanze potrebbero essersi disciolte nella salamoia marziana ed essere rimaste intrappolati nei carbonati.

Il rover Mars 2020 Perseverance della NASA giunto su Marte poche settimane fa ci darà forse alcune risposte. Il rover presto inizierà a raccogliere campioni marziani che verranno inviati sulla Terra nel 2031. Non ci resta che attendere.