In un raggio di circa 100 anni luce, le nostre trasmissioni televisive e radiofoniche potrebbero essere già state riprese da alieni abitanti su lontani esopianeti? Sono abbastanza potenti da poter essere visualizzate, ammesso che i suddetti alieni disponessero della tecnologia adatta?
Per cercare di capirlo, una compagnia televisiva ha unito le forze con un sito di social network per inviare un messaggio al più vicino pianeta teoricamente abitabile.
I tentativi di contatto con gli alieni
In realtà non sappiamo se esistono alieni intelligenti, ma l’idea di mandare messaggi a qualcuno là fuori ogni tanto ritorna, sia che si attacchino delle targhe alle sonde spaziali Pioneer 10 e 11 o che un radiotelescopio abbia inviato, nel lontano 1974, il messaggio di Arecibo. L’ultimo tentativo nasce da una collaborazione tra RDF e Bebo per inviare un segnale al pianeta Gliese C, che si trova a più di 20 anni luce di distanza.
C’è da dire che con le attuali tecnologie, le normali trasmissioni televisive e radiofoniche possono si viaggiare anche oltre l’atmosfera terrestre e attraversare lo spazio ma, allontanandosi, diventano incredibilmente deboli e difficili da captare.
L’astrofisico Chris Davis, del Rutherford Appleton Laboratory, afferma che è possibile che i segnali televisivi e radiofonici provenienti dalla Terra possano essere rilevati su altri pianeti, ma con strumenti molto potenti e adeguati perchè sia possibile distinguerli in mezzo al rumore di fondo.
Alcune onde radio, come le onde corte, rimbalzano fuori dalla ionosfera e sono quindi candidate per essere captate nello spazio. Anche le onde come segnali radio o televisivi FM possono superare la ionosfera e viaggiare attraverso il vuoto dello spazio alla velocità della luce. Per essere captati questi segnali dovrebbero avere sia la capacità di superare la ionosfera e sia una potenza adeguata per essere ricevuti.
“Supponendo che l’energia si distribuisse equamente in una sfera, e che il ricevitore su Gliese C fosse grande quanto il previsto chilometraggio quadrato di antenne sulla Terra, i segnali televisivi che raggiungono il pianeta sarebbero miliardi di volte più deboli dell’originale segnale inviato dalla Terra”, dice la dott.ssa Maggie Aderin, astrofisica presso la società tecnologica Astrium. “Rilevare un segnale come questo con molto rumore di fondo sarebbe incredibilmente difficile, ma quello che eventuali alieni cercherebbero è un pattern nei segnali per mostrare che non possono essere di origine naturale“.
E questo naturalmente è ciò che sta accadendo sulla Terra nella forma del programma di ricerca per l’intelligenza extra-terrestre, meglio noto come il SETI.
Il programma SETI
SETI utilizza strutture come l’Allen Array in California per, tra le altre cose, cercare modelli significativi nelle onde radio provenienti dallo spazio. E questo significa che se ci fossero degli alieni là fuori, potrebbero fare esattamente la stessa cosa.
Seth Shostak, ex direttore del SETI e attuale membro del progetto, calcola che la trasmissione contenente musica dei Beatles effettuata dalla Nasa verso Polaris utilizzando un’antenna da 210ft e 20kW di potenza, richiederebbe a qualsiasi potenziale alieno in ascolto di avere un’antenna di undici chilometri per poter ricevere il segnale.
Per ricevere la trasmissione ascoltabile in formato musicale, dovrebbe essere utilizzata un’antenna dell’ampiezza di 750 chilometri. Polaris si trova a 430 anni luce di distanza dalla terra, quindi non trattenete il respiro in attesa della risposta.
L’astronomo Carl Sagan, nel suo libro Contact, suggerì che le prime trasmissioni televisive ad alta potenza che gli alieni avrebbero raccolto sarebbero potute essere le trasmissioni, effettuate dalla televisione tedesca, dei raduni di Hitler a Norimberga, certamente non un bel biglietto da visita, ammesso che gli alieni riescano, in qualche modo a capire le immagini e le parole.
Carl Sagan
Sagan era un popolare sostenitore pubblico della ricerca scientifica scettica e del metodo scientifico; è stato pioniere nel campo dell’esobiologia e ha promosso la ricerca della vita intelligente extraterrestre (SETI). Trascorse gran parte della sua carriera come professore di astronomia alla Cornell University, dove diresse il Laboratorio per gli studi planetari.
Sagan e le sue opere hanno ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui la Medaglia per il servizio pubblico distinto della NASA, la Medaglia per il benessere pubblico della National Academy of Sciences, il Premio Pulitzer per la saggistica generale (per il suo libro I draghi dell’Eden ) e (per Cosmos: A Personal Voyage ), due Emmy Awards, il Peabody Award e il Hugo Award. Si sposò tre volte ed ebbe cinque figli. Dopo aver sviluppato mielodisplasia, Sagan morì di polmonite all’età di 62 anni il 20 dicembre 1996.