In uno studio pubblicato su Nature Astronomy, un team di ricercatori dell’Università di Napoli “Federico II”, dell’Università di Wroclaw e dell’Università di Bergen ha esaminato un modello di gravità quantistica della propagazione delle particelle in cui la velocità delle particelle ultrarelativistiche diminuisce con energia crescente.
Questo effetto dovrebbe essere estremamente piccolo, proporzionale al rapporto tra l’energia delle particelle e la scala di Planck, ma quando si osservano sorgenti astrofisiche molto distanti, può accumularsi fino a livelli osservabili.
L’indagine ha utilizzato lampi di raggi gamma osservati dal telescopio Fermi e neutrini ad altissima energia rilevati dall’Osservatorio di neutrini IceCube, verificando l’ipotesi che alcuni neutrini e alcuni lampi di raggi gamma possano avere un’origine comune ma siano osservati in momenti diversi come un risultato della riduzione della velocità dipendente dall’energia.
“Combinando i dati di IceCube e Fermi, abbiamo trovato prove preliminari a sostegno dei modelli di gravità quantistica che prevedono questo effetto. Questo segna una pietra miliare significativa nel campo della ricerca sulla gravità quantistica poiché è la prima volta che sono state trovate prove a supporto della gravità quantistica su un tale livello di dati statistici“, afferma l’autore, il professor Giovanni Amelino-Camelia dell’Università di Napoli a nome del team.
“Sebbene questi risultati siano preliminari, forniscono una solida base per ulteriori indagini dettagliate mentre continuiamo a raccogliere dati dai nostri telescopi per raggi gamma e neutrini. Anche se i dati futuri non dovessero confermare questo effetto, i nostri risultati fornirebbero comunque limiti rigorosi su i parametri dei modelli rilevanti, che rappresenterebbero già un passo raro e notevole per la ricerca sulla gravità quantistica“, conclude Amelino-Camelia.
Maggiori informazioni: Giovanni Amelino-Camelia et al, Could quantum gravity slow down neutrinos?, Nature Astronomy (2023). DOI: 10.1038/s41550-023-01993-z . www.nature.com/articles/s41550-023-01993-z