- Il cervello sa quando sei morto, lo rivela uno studio terrificante sulla consapevolezza post-mortem. Finora non si sapeva se la mente continuasse a vivere dopo la morte.
- Parnia ed i suoi colleghi hanno osservato la reazione del cervello durante un arresto cardiaco per determinare quante esperienze si riferiscono all'attività cerebrale.
- La dottoressa, autrice di diversi studi e libri sul tema della morte, ritiene che ci sia un processo mentale,che lascia i sopravvissuti alla morte prematura di nuovo con il desiderio di morire.
Il cervello sa quando sei morto, lo rivela uno studio terrificante sulla consapevolezza post-mortem. Finora non si sapeva se la mente continuasse a vivere dopo la morte.
La dott.ssa Sam Parnia della Langone School of Medicine della NY University ha scoperto attraverso uno studio che la coscienza di una persona continua a funzionare anche dopo la sua morte. “Le persone descrivono la sensazione di una luce brillante, calda e accogliente che le attira verso di essa.”
Lo ha scoperto riferendosi a studi americani ed europei eseguiti su persone con arresto cardiaco che “tornano in vita”.
“Descrivevano la visione di medici e infermieri che lavoravano. I “morti” avevano consapevolezza delle conversazioni da loro fatte, di cose visive, che non potevano sapere“. riferisce la Dott.ssa Parnia.
I ricordi sono verificati dal personale medico da cui risulta che i pazienti ricordavano i dettagli. Parnia ha spiegato che la corteccia cerebrale del cervello rallenta istantaneamente e si appiattisce. L’elettroencefalogramma è piatto nel giro di 2-20 secondi. Questa è conosciuta come morte cerebrale.
Parnia ed i suoi colleghi hanno osservato la reazione del cervello durante un arresto cardiaco per determinare quante esperienze si riferiscono all’attività cerebrale.
“Allo stesso tempo, studiamo anche la mente umana e la coscienza nel contesto della morte, per capire se la coscienza viene annientata o se continua dopo morte per un certo periodo di tempo. Come questo si collega a ciò che sta accadendo all’interno del cervello in tempo reale”.
L’attività cerebrale dopo la morte è stata registrata diverse volte. A marzo, i medici di una terapia intensiva canadese hanno scoperto che una persona aveva mantenuto un’attività cerebrale persistente fino a 10 minuti dopo aver spento la macchina di supporto vitale, mentre altre tre no.
Per più di 10 minuti dopo che i medici hanno dichiarato la persona clinicamente morta, le onde cerebrali hanno continuato a verificarsi. L’esperienza della morte può essere molto diversa per ogni paziente.
La dottoressa ha detto che le persone che hanno avuto un’esperienza di pre-morte a volte descrivono incontri con parenti defunti, ma insiste sul fatto che la sensazione non è una prova dell’aldilà.
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Un medico di fama mondiale ha rivelato al mondo com’è morire e dice che il processo è “pacifico” e “piacevole”. Riguardo al processo fisico, la dottoressa Parnia ha dichiarato a un recente discorso di Oz: “La morte è un processo, non è un momento in bianco e nero.”
“Il risultato finale è che abbiamo una deduzione dell’ossigeno che entra nel cervello quando stiamo per morire e che fa chiudere i nostri circuiti cerebrali rendendoci incoscienti nei confronti del mondo esterno. Quando il cuore si ferma, tutti i processi vitali si interrompono perché non c’è sangue che arriva al cervello, ai reni e al fegato e diventiamo senza vita e immobili e questo è il tempo che i medici usano per dichiararci morti”.
La dottoressa, autrice di diversi studi e libri sul tema della morte, ritiene che ci sia un processo mentale,che lascia i sopravvissuti alla morte prematura di nuovo con il desiderio di morire.
“Alcuni di loro descrivono una sensazione in cui rivedono tutto ciò che hanno fatto”.
Tuttavia, la dottoressa Parnia sostiene che ci sono spiegazioni scientifiche per queste reazioni e dice che vedere le persone non è una prova dell’aldilà, ma più probabilmente si tratta di una tecnica di sopravvivenza messa in atto dal cervello che scansiona la memoria pregressa.
Grazie alla tecnologia e alla scienza moderne “la morte non deve essere limitata alla filosofia e alla religione, ma può essere esplorata attraverso la scienza”, ha concluso la dottoressa.