Qualsiasi civiltà tecnologica extraterrestre che esistesse entro un raggio di 50 anni luce dalla Terra probabilmente ha già scoperto la nostra esistenza. Che questi alieni siano benigni o ostili è ciò che conta di più.
Potrebbero essere ostili ma capaci di mostrarsi falsamente amichevoli. Pertanto, l’antico adagio che avverte di stare attenti ai lupi travestiti da agnelli dovrebbe certamente essere tenuto presente nel rapportarsi con eventuali alieni intelligenti.
L’evoluzione avviene attraverso la selezione naturale; supponendo, quindi, che, come la chimica e la fisica, i meccanismi l’evoluzione siano gli stessi ovunque sia sorta la vita, non dovremmo stupirci che questi supposti alieni fossero abbastanza simili a noi dal punto di vista psicologico, come sostiene il paleontologo dell’Università di Washington Peter Ward.
La struttura del loro codice genetico potrebbe essere diversa ma, probabilmente, la selezione naturale è il modo in cui l’evoluzione funziona ovunque, dice.
Per fortuna, nel corso degli eoni, l’evoluzione ci ha dato un vantaggio sotto forma di istinti viscerali sul pericolo. Il nostro istinto si attiva ogni volta che sentiamo che qualcosa non va. Ciò può includere qualsiasi cosa, dal sentirsi a disagio nel firmare un contratto commerciale al camminare in un vicolo buio.
E dovremo applicare questo istinto quando, e se, incontreremo qualsiasi tipo di essere intelligente extraterrestre per capire se sia amichevole o ostile.
La longevità e l’intelligenza evolutive non sono necessariamente vettori di alcun tipo di altruismo. Immagina una civiltà tecnologica avanzata con tutta la compassione e la simpatia di un Cobra reale e capirai presto che sarà necessario essere diffidenti in caso di contatto interstellare.
Perché così tanti astrobiologi insistono sul fatto che l’intelligenza ad alto funzionamento porterà alla pace, all’amore e alla comprensione?
Questo non è certamente il caso qui sulla Terra. Non rispettiamo nemmeno la nostra specie. Guarda qualsiasi episodio de “I Soprano” e capirai quanto l’Homo sapiens possa essere perversamente crudele l’uno verso l’altro. Vediamo esempi di altruismo e compassione tra alcune specie di mammiferi. Ma la maggior parte delle specie sulla Terra opera per istinto opportunistico.
Tutte le specie che conosciamo si riproducono fino a quando non muoiono di fame o saturano i loro limiti di spazio, spiega Ward. Non c’è altruismo, ogni specie sulla Terra farebbe ciò che ha fatto la nostra specie e si impadronirebbe di quante più risorse possibile.
ET sarebbe spietato come noi?
Se sono molto intelligenti, gli alieni avranno una psicologia complessa; secondo Lori Marino, neurobiologa evoluzionista e presidente del The Whale Sanctuary Project, se eventuali alieni si dimostreranno socievoli, allora deve esserci un modo in cui possono mantenere la loro socialità senza uccidersi a vicenda.
“Ma questo non significa che siano tutti dolcezza e leggerezza”, spiega Marino. “Gli esseri umani sono sociali ma allo stesso tempo malvagi e compassionevoli“.
L’argomento standard portato da quanti ritengono eventuali alieni “buoni” parte dall’idea che una razza bellicosa finirà per autodistruggersi appena ne avrà i mezzi, quindi le civiltà longeve sono devono essere fondamentalmente pacifiche, come sostiene il fisico e autore Paul Davies, direttore del Beyond Center dell’Arizona State University di Tempe.
Ma nella fase post-darwiniana in cui stiamo entrando, dice, potremmo usare la biotecnologia per modificare geneticamente le “cose cattive” dal genoma umano.
Davies sostiene che qualsiasi civiltà aliena intelligente non vorrebbe sopportare un comportamento grossolanamente antisociale se potesse liberarsi del problema.
In un mondo post-darwiniano, è discutibile che potremmo geneticamente modificarci contro la nostra propensione umana alla violenza. Secondo Davies il problema, semmai, potrebbe presentarsi quando la nostra civiltà arriverà a sostituire i nostri corpi di carne e sangue umani con corpi artificiali robotici estremamente longevi.
Oppure ci faremo sostituire dalle Intelligenze Artificiali.
Davies si chiede se potremmo incorporare nella nostra progenie robotica i valori umani, in modo tale che questa bussola morale possa durare per migliaia di generazioni di intelligenza artificiale. Oppure si chiede, le successive generazioni di robot terrestri devieranno da una traiettoria evolutiva etica? In tal caso, potrebbero persino iniziare a saccheggiare l’universo.
“Sono le IA che dovremmo temere, non scontrosi alieni in carne e ossa“, insiste Davies.
Ma che siano robotici o in carne e ossa, gli incontri con qualsiasi tipo di intelligenza extraterrestre richiederanno preparazione e cautela. Immagino che gli stessi dettami di preda e predatore esistano nel tempo cosmico e in qualsiasi galassia si possa scegliere.
Come dice Ward: “Dovremmo essere terrorizzati all’idea di trovare un’altra specie spaziale. Non dovremmo tradirci, ma nasconderci finché non saremo in grado di combattere con successo“.
Un concetto splendidamente analizzato nel romando di fantascienza “Il problema dei tre corpi” scritto dall’autore cinese Liu Cixin.