La zanzara è un killer implacabile.
Non tutti sono consapevoli del fatto che quel fastidioso insettino ronzante che ci perseguita nelle serate che vanno da marzo a novembre è il più micidiale killer del pianeta, visto che la sua azione provoca più vittime di qualunque altra specie vivente conosciuta.
La zanzara è un insetto ematofago, che si nutre sia di sangue umano che animale, che deve la sua letalità proprio alle malattie che trasmette attraverso il suo morso: la malaria, la febbre dengue, la febbre gialla, l’encefalite e il chikungunya, un virus che, trasmesso con il morso dell’insetto causa dolori muscolari atroci che possono portare anche alla paralisi, e, in alcune zone, la Febbre del Nilo Occidentale.
Se non altro, diverse evidenze scientifiche hanno dimostrato che le zanzare non trasmettono il SARS-CoV-2 e quindi non sono portatrici di COVID-19.
Secondo quanto riporta wikipedia, “Le zanzare sono una famiglia di insetti dell’ordine dei Ditteri (Nematocera: Culicomorpha). Questa famiglia, che conta circa 3540 specie, costituisce il gruppo più numeroso della superfamiglia dei Culicoidea, che a sua volta comprende insetti morfologicamente simili ai Culicidi ma, ad eccezione dei Corethrellidae, incapaci di pungere. C’è da specificare che, tra le zanzare, solo le femmine, che possono vivere dai 10 ai 120 giorni in funzione dell’ambiente, pungono mentre i maschi, che servono solo per la riproduzione, vivono pochissimi giorni e muoiono subito dopo l’accoppiamento.”
Le zanzare riescono a riprodursi in tutti i luoghi in cui si verificano ristagni d’acqua in concomitanza di temperature almeno miti.
Le zanzare proliferano nella buona stagione ma non amano il caldo eccessivo, infatti di giorno tendono a riposare in zone ombrose e fresche, per uscire di sera quando la temperatura è per loro più tollerabile.
Alcune zanzare riescono a sopravvivere anche durante i primi rigori dell’inverno, soprattutto negli appartamenti tenuti a temperature superiori ai 20 gradi.
In Italia risultano presenti all’incirca 60 specie di zanzara anche se, negli ultimi decenni, abbiamo avuto diverse invasioni di specie aliene provocate dagli scambi commerciali attraverso navi e aerei. I tipi di zanzara che è più facile incontrare sono le Culex, le Anopheles, l’ Ochlerotatus e le Aedes.
Perché le zanzare pungono certe persone e non altre?
Grazie a degli specifici recettori, le zanzare hanno una particolare sensibilità all’anidride carbonica che possono percepire da una distanza di oltre 150 metri ed è la ragione per cui alcune persone sono più punte di altre: più è veloce il nostro metabolismo, maggiore è la quantità di anidride carbonica che emettiamo.
Non a caso i più soggetti a punture di zanzara sono le donne in gravidanza e le persone sovrappeso. Anche il sudore, attraverso l’ammoniaca, l’acido lattico e l’acido urico in esso contenuti, attrae le zanzare, così come le colonie di batteri che albergano su mani e piedi e questo spiega come mai così spesso le zanzare pungono le estremità.
Secondo alcune ricerche le zanzare, potendo scegliere, preferiscono, nell’ordine, sangue del gruppo zero, del gruppo B e del gruppo A.
Il fastidioso, e a volte doloroso, prurito provocato dalla puntura della zanzara è dovuto alla risposta difensiva dell’organismo che libera istamina nell’area punta per circoscrivere e distruggere la saliva che la zanzara rilascia nel corpo quando punge.
La saliva della zanzara ha un’azione fluidificante e anticoagulante ed è proprio questo che provoca la reazione istaminica. Il modo più efficace per trattare il prurito da zanzara è quello di lavare la puntura con acqua fredda e sapone neutro. Esistono inoltre in commercio dei farmaci che, applicati topicamente, desensibilizzano la parte colpita.
Alcuni cibi sono sembrerebbero particolarmente efficaci nell’allontanare le zanzare. Ad esempio, l’aglio, le carote e il peperoncino sono considerati repellenti naturali. Anche il colore degli abiti che indossiamo ha un’azione attrattiva o repellente per le zanzare: il nero e il rosso sono quelli che attraggono di più mentre il bianco sembrerebbe essere repellente.
Per difenderci dalle zanzare abbiamo a disposizione, oltre agli insetticidi, diversi prodotti industriali ad azione repellente ma è possibile utilizzare anche alcuni prodotti naturali che per loro sono particolarmente fastidiosi e hanno, quindi, azione repellente come, ad esempio, l’olio essenziale di pepe nero, la lavanda, il geranio e la citronella. Controversa l’efficacia dell’aglio.
Febbre del Nilo occidentale
Durante le ultime estati, sono comparse in Italia alcune malattie portate dalle zanzare tipiche di alcune aree dell’Africa, precedentemente quasi sconosciute qui da noi, se non per alcuni casi di persone che hanno manifestato la malattia al rientro da viaggi in zone esotiche.
Diffusa particolarmente nel nord est d’Italia è la febbre del Nilo Occidentale (West Nile Fever), che, secondo il sito dell’Istituto Superiore di Sanità, è una malattia provocata dal virus West Nile (West Nile Virus, Wnv), un virus della famiglia dei Flaviviridae isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda, nel distretto West Nile da cui prende il nome. Il virus è diffuso in Africa, Asia occidentale, Europa, Australia e America.
I serbatoi del virus sono gli uccelli selvatici e le zanzare (più frequentemente del tipo Culex), le cui punture sono il principale mezzo di trasmissione all’uomo.
Incubazione e sintomi
Il periodo di incubazione dal momento della puntura della zanzara infetta varia fra 2 e 14 giorni, ma può essere anche di 21 giorni nei soggetti con deficit a carico del sistema immunitario.
La maggior parte delle persone infette non mostra alcun sintomo. Fra i casi sintomatici, circa il 20% presenta sintomi leggeri: febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei. Questi sintomi possono durare pochi giorni, in rari casi qualche settimana, e possono variare molto a seconda dell’età della persona. Nei bambini è più frequente una febbre leggera, nei giovani la sintomatologia è caratterizzata da febbre mediamente alta, arrossamento degli occhi, mal di testa e dolori muscolari. Negli anziani e nelle persone debilitate, invece, la sintomatologia può essere più grave.
I sintomi più gravi si presentano in media in meno dell’1% delle persone infette (1 persona su 150), e comprendono febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi e al coma. Alcuni effetti neurologici possono essere permanenti. Nei casi più gravi (circa 1 su mille) il virus può causare un’encefalite letale.
La diagnosi viene prevalentemente effettuata attraverso test di laboratorio effettuati su siero e, dove indicato, su fluido cerebrospinale, per la ricerca di anticorpi del tipo IgM. Questi anticorpi possono persistere per periodi anche molto lunghi nei soggetti malati (fino a un anno), pertanto la positività a questi test può indicare anche un’infezione pregressa.
Prevenzione
Non esiste un vaccino per la febbre West Nile. Attualmente sono allo studio dei vaccini, ma per il momento la prevenzione consiste soprattutto nel ridurre l’esposizione alle punture di zanzare, pertanto è consigliabile proteggersi dalle punture ed evitare che le zanzare possano riprodursi facilmente:
- usando repellenti e indossando pantaloni lunghi e camicie a maniche lunghe quando si è all’aperto, soprattutto all’alba e al tramonto
- usando delle zanzariere alle finestre
- svuotando di frequente i vasi di fiori o altri contenitori (per esempio i secchi) con acqua stagnante
- cambiando spesso l’acqua nelle ciotole per gli animali
- tenendo le piscinette per i bambini in posizione verticale quando non sono usate.
Terapia e trattamento
Non esiste una terapia specifica per la febbre West Nile. Nella maggior parte dei casi, i sintomi scompaiono da soli dopo qualche giorno o possono protrarsi per qualche settimana. Nei casi più gravi è invece necessario il ricovero in ospedale, dove i trattamenti somministrati comprendono fluidi intravenosi e respirazione assistita.
Chikungunya
Un’altra patologia portata dalle zanzare, in particolare dalla famigerata zanzara tigre, che si è manifestata soprattutto la scorsa estate ma che ha già registrato almeno un caso quest’anno è la chikungunya, una malattia virale, caratterizzata da febbre e forti dolori, che viene trasmessa all’uomo da zanzare infette.
La prima epidemia nota è stata descritta nel 1952 in Tanzania, anche se già nel 1779 era stata descritta un’epidemia in Indonesia, attribuibile forse allo stesso agente virale.
Per l’Italia non si tratta di una malattia endemica e, evidentemente, è stata importata da qualche portatore sano o da qualche malato in incubazione al ritorno da un viaggio o da qualche migrante proveniente da zone dove la malattia è endemica.
Sintomi e quadro clinico
Dopo un periodo di incubazione di 2-12 giorni si manifestano improvvisamente febbre e dolori alle articolazioni tali da limitare i movimenti dei pazienti (da cui deriva il nome chikungunya, che in lingua swahili significa “ciò che curva” o “contorce”), che quindi tendono a rimanere assolutamente immobili e assumere posizioni antalgiche. Altri sintomi includono dolore muscolare, mal di testa, affaticamento e rash cutaneo. Il dolore alle articolazioni è spesso debilitante, generalmente dura alcuni giorni ma può anche prolungarsi per alcune settimane. Inoltre, il virus della chikungunya può causare malattie acute, subacute o croniche.
Nella maggior parte dei casi i pazienti si riprendono completamente tuttavia, in alcuni casi il dolore alle articolazioni può persistere per mesi o anche anni. Spesso i sintomi delle persone infette sono lievi e l’infezione può non essere riconosciuta o male-interpretata, soprattutto nelle aree in cui è presente la dengue. Occasionalmente sono state segnalate complicanze oculari, neurologiche, cardiache e gastrointestinali. Raramente si verificano complicanze gravi, tuttavia negli anziani la malattia può essere una concausa di morte.
Trattamento
Non esistono trattamenti antivirali specifici e le cure si focalizzano primariamente nell’alleviare i sintomi. Al momento non è in commercio un vaccino contro la chikungunya.
Fonti: Wikipedia, Istituto Superiore di Sanità, Reccom Magazine