Si chiama febbre emorragica da Ebola ed è una malattia con un decorso drammatico. Uccide tra il 25 e l’88 per cento di coloro che contraggono l’infezione. Il decorso della malattia è drammatico. La fase di incubazione può durare da 48 ore a 21 giorni dopo l’esposizione, in funzione dello stato di salute generale del paziente e si manifesta con febbre, mal di testa, dolori muscolari, diarrea, vomito e perdita di appetito. Con il progredire della malattia, il corpo può iniziare a sanguinare internamente e apparentemente in modo incontrollabile.
La buona notizia è che questa malattia non si diffonde facilmente: non è un virus a trasmissione aerea come l’influenza o il raffreddore ma sembra trasmettersi tramite scambio di sangue contaminato o altri fluidi corporei, per esempio con un taglio, un bacio o i rapporti sessuali.
La malattia prende il nome dalla regione in cui è stata identificata per la prima volta: una comunità vicino al fiume Ebola in quello che era noto come Zaire (oggi Repubblica Democratica del Congo). Negli ultimi decenni sono stati identificati 21 focolai principali della malattia, soprattutto nell’Africa centrale e orientale. Il primo è stato riferito nel 1976. A quel tempo, 318 persone nello Zaire hanno contratto la malattia – e 280 sono morte.
Il responsabile è un filovirus. È un virus filiforme che causa solo due malattie conosciute: l’Ebola e un’infezione correlata nota come Marburg. Nessuno sa dove si nasconda il virus tra una recrudescenza epidemica e l’altra. Il sospetto è che i pipistrelli o altri animali selvatici siano portatori, forse sani, del virus. Si pensa che l’incontro tra il virus e l’uomo avvenga attraverso animali selvatici infetti abbattuti a scopo alimentare.
Le malattie che passano dagli animali selvatici agli esseri umani sono conosciute come zoonosi. Tra queste sono tristemente famose numerose malattie emergenti, tra cui il virus Nipah, causa di una malattia infettiva, per la quale non esiste ancora una cura, localizzata per la prima volta nel 1998 su animali domestici e su esseri umani in Malaysia, e successivamente in Bangladesh. E’ catalogato come virus RNA (a singolo filamento negativo) che utilizza l’acido ribonucleico come materiale genetico della famiglia Paramyxoviridae, e del genere Henipavirus. I sintomi sull’essere umano sono forte febbre, acuta difficoltà respiratoria ed encefalite, sembra nascondersi negli animali, in particolare in alcune specie di pipistrelli della frutta. Un nuovo focolaio di questa malattia è emerso in questi giorni nella regione del Kerala, in India.
Fino al 2014, non c’erano farmaci per curare l’Ebola né vaccini per prevenirlo. La letalità della malattia da Ebola, oltre 1000 morti solo in quell’anno, ha però spinto le autorità sanitarie ad autorizzare l’uso di un farmaco sperimentale chiamato Zmapp. Più della metà dei pazienti trattati con questo farmaco sono guariti ma non è mai stato chiarito se la guarigione fosse da imputare all’azione del farmaco o alla naturale azione dell’apparato immunitario di questi pazienti.
Sia come sia, studi e sperimentazioni sono andati avanti in questi ultimi anni e si è messo a punto un vaccino sperimentale chiamato rVSVΔG-ZEBOV il cui uso è stato autorizzato nella nuova emergenza di questi giorni causata da un nuovo focolaio epidemico di Ebola nella Repubblica Democratica del Congo, nonostante non sia stato ancora approvato dalle autorità competenti.