Il dealer, questo sconosciuto.
A volte è un croupier di casinò altre volte ha seguito un corso apposito organizzato da uno dei tanti circoli dedicati a al gioco del poker all’americana disseminati sul territorio nazionale, spesso pagandolo anche cifre importanti eppure nel vasto carrozzone del poker costituisce una figura fondamentale per lo svolgimento di tornei e partite di cash game live.
Sconosciuto perché l’ormai conosciutissimo Texas Holdem in Italia è, per varie ragioni, praticato soprattutto online e per il giocatore medio che pratica il giochino tramite computer o app sullo smartphone il dealer è sostanzialmente il server, il maledetto server che fa uscire sistematicamente al river la maledetta carta che condanna il giocatore.
Per il dealer un torneo inizia molto prima che per i giocatori: c’è da vestirsi con la divisa della casa, preparare le poste, verificare i mazzi di carte e, infine, posizionarsi al tavolo assegnato in attesa che il floorman chiami l’atteso “giocatori ai tavoli!” ed inizi il torneo. Come per il server delle room online anche nei circoli dove si gioca dal vivo il dealer è sotto l’occhio critico dei giocatori, sempre pronti ad invocare il floorman in caso di errore o ad insultarlo nel caso l’estrazione delle carte non portasse i risultati attesi e non importa se, da regolamento, l’insulto al dealer può comportare penalità di vario genere fino all’esclusione dal torneo: in realtà il giocatore di poker paga per giocare e la casa non ci tiene ad indispettire un utente pagante per cui veri provvedimenti di tutela vengono presi solo in casi particolarmente gravi.
Le critiche che i giocatori muovono ai dealers sono varie e neppure troppo originali e al povero dealer non resta che fare la migliore imitazione possibile di un robot e proseguire per la sua strada restando imperturbabile.
Il lavoro del bravo dealer non è limitato a mischiare il mazzo e distribuire le carte, deve anche verificare che le puntate siano corrette, dare i resti senza fare errori valutando a colpo d’occhio l’ammontare anche quando i giocatori dichiarano puntate tipo “123.425” posando sul tavolo un mucchio di chips di tutti i colori, magari anche arrotondando arbitrariamente la cifra per “facilitare il resto“. Il dealer si occupa di gestire il main pot e di creare gli eventuali side pot, annuncia i cambi di livello e, di solito, deve continuamente ricordare ai giocatori di mettere sul tavolo l’ammontare del piccolo e grande buio e gli eventuali ante, il tutto mentre il giocatore tipo smanetta sullo smartphone completamente indifferente a ciò che succede al tavolo e quando viene richiamato per pagare i bui o gli ante guarda il dealer anche un po’ scocciato, salvo poi lamentarsi della lentezza con cui procede il gioco. È anche tenuto a prestare la massima attenzione per capire l’azione che il giocatore intende fare, ci sono modi legali ed illegali di posare le chips sul tavolo quando si intende fare una bet, un raise o una call, c’è gente che quando fa check non lo dichiara ma ricorre ad improbabili gesti, come picchiettare lievemente sul tavolo o sul dorso delle carte oppure fare movimenti arzigogolati con le mani per intendere che lascia l’iniziativa a chi gioca dopo di lui oppure si limita ad un cenno del capo… se per caso il dealer era impegnato in qualche altra operazione, come ad esempio effettuare un cambio di chips oppure sta accettando un nuovo giocatore al tavolo, può sfuggirgli l’azione non dichiarata e perdere il filo rallentando ulteriormente il gioco.
Per diventare dealer occorre frequentare un corso dove si impara il modo giusto di mischiare le carte acquisendo la necessaria destrezza, si imparano tutte le regole del poker texano con le varianti di gioco e tutta la casististica correlata, si studia la terminologia tecnica, come calcolare al volo l’importo di minimum raise, come gestire eventuali situazioni in cui un giocatore esprime la sua azione fuori turno, ad effettuare al momento giusto il color up ed il chiprace e tante altre cose.
Un corso da dealer può durare da uno a tre mesi ma, alla fine, è solo con l’esperienza al tavolo che si diventa dealer, quando ci si ritrova con dieci giocatori che svolgono azioni di tutti i tipi, ognuno col suo particolare modo di esprimersi e che sembrano più presi ad indurre all’errore il povero dealer che a giocare la propria partita nel modo migliore.
Terminato il corso si può trovare lavoro presso nei circoli dove si svolgono tornei e partite cash. La durata di una sessione di lavoro può variare da due – tre ore fino a più di otto, in funzione del torneo, del numero di partecipanti e della bravura ed esperienza. I dealers più affidabili ed esperti vengono staccati dalla sessione più tardi di quelli meno esperti, perché man mano che chiudono i tavoli diminuiscono i dealers attivi. Solitamente lo stesso dealer non sta allo stesso tavolo più di venti minuti consecutivi ed i circoli meglio organizzati fanno ruotare i dealers disponibili per per tutti i tavoli di gioco.
Si tratta di un lavoro che permette buoni guadagni se sei bravo e riesci a lavorare in più di un circilo, i più fortunati lavorano nei casino ed hanno un contratto ed uno stipendio fisso mentre i dealers impegnati nei circoli vengono solitamente pagati ad ore per importi dai dieci euro in giù e visti gli orari che si devono fare, solitamente i tornei partono dopo l’ora di cena e vanno avanti ad oltranza, spesso fino all’alba, il compenso medio del dealer va dai 25 ai 60 – 70 euro a sera. I dealers scelti per le partite cash, solitamente guadagnano qualcosa di più. Non è facile avere anche un altro lavoro quando vai a dormire all’alba.
Insomma, il dealer ha le occhiaie perenni come il giocatore incallito, qualche ruga prematura dovuta allo stoicismo necessario a sopportare critiche ed insulti, occhi perennemente spiritati e perenne sonno arretrato oltre ad un conto in banca solitamente esiguo.
Bisogna però dire che, rispetto alla maggior parte dei giocatori non occasionali, il dealer, almeno il conto in banca ce l’ha.