Il primo satellite artificiale a orbitare attorno alla Terra è stato lo Sputnik, chiamato anche Простейший Спутник-1 o Prosteyshiy Sputnik-1, “satellite elementare 1“.
Lanciato dal cosmodromo di Bajkonur dall’Unione Sovietica il 4 ottobre 1957, lo Sputnk era una sfera di metallo levigata del diametro di 58 cm dotato di quattro antenne radio esterne per trasmettere gli impulsi. Il suo segnale radio era facilmente rilevabile anche dai radioamatori.
Questa è storia dell’astronautica e ogni appassionato ha scolpita nella mente questa “prima volta”, la corsa allo spazio e la conquista della supremazia politica e militare era iniziata e gli americani partivano in svantaggio.
Ma furono davvero i sovietici i primi a lanciare un oggetto artificiale nello spazio?
L’operazione Plumbbob
Facciamo un passo indietro e torniamo al 1956 quando l’astrofisico dott. Robert Brownlee fu incaricato dal suo capo del laboratorio nazionale di Los Alamos, nel New Mexico, di risolvere un problema: trovare il modo per effettuare test sotterranei con le armi nucleari.
Questi test erano parte dell’operazione Plumbbob, 29 test atomici condotti tra il 28 maggio e il 7 ottobre 1957, presso il Nevada Test Site, la serie di test più grande, più lunga e più controversa negli Stati Uniti.
I test atomici effettuati in superficie preoccupavano moltissimo gli scienziati per gli effetti che le radiazioni emesse dalle esplosioni potevano provocare ed è per questo che il dottor Brownlee pensò di far esplodere piccole bombe atomiche sotto la superficie scavando profondi pozzi.
Il dottor Robert Browlee in un’intervista su The Register del 2015 spiegò che la maggior parte delle radiazioni prodotte in un’esplosione atomica ha un’emivita di circa quattro ore. Interrando le bombe in profondi pozzi si sarebbe potuto contenere la maggior parte delle radiazioni emesse.
Nel luglio del 1957 venne realizzato un esperimento, nome in codice “Pascal A”, un team realizzò un pozzo profondo oltre 150 metri per quello che sarebbe diventato il primo test nucleare sotterraneo al mondo. La resa della bomba fu, però, molto maggiore di quanto preventivato, apparentemente 50.000 volte maggiore.
Il mese successivo venne preparato un altro test, nome in codice “Pascal B”, il team volle sperimentare la riduzione della pressione dell’aria nella camera di scoppio per osservare come ciò avrebbe influenzato l’esplosione e la diffusione delle radiazioni.
Per questo secondo esperimento venne realizzato un enorme “tappo” di cemento e acciaio spesso quattro pollici e pesante almeno mezzo tonnellata.
Questo tappo fu posto sopra un pozzo profondo 122 metri dopo che la bomba fu calata e installata. Il tappo venne poi assicurato tramite saldature in modo da sigillare ermeticamente l’imboccatura del profondo abisso.
Prima dell’esperimento, il dottor Brownlee aveva calcolato la forza che sarebbe stata esercitata sul tappo immaginando che sarebbe stato spinto via dalla sua sede dalla pressione della detonazione atomica.
Per osservare il pesante tappo, il team installò una telecamera ad alta velocità per seguire ogni fase dell’esplosione. La fotocamera venne impostata per registrare un fotogramma ogni millisecondo.
Quando la bomba atomica esplose, il coperchio fu catturato nel primo fotogramma e poi scomparve alla vista.
Analizzando la resa e la pressione, il dottor Brownlee stimò che il pesante tappo di cemento e acciaio fosse schizzato dalla sua sede ad oltre 60 chilometri al secondo, più di cinque volta la velocità di fuga necessaria per lasciare il nostro pianeta.
Possibile che sia andata cosi?
Se fosse vero, quel tappo di cemento e acciaio pesante circa mezza tonnellata sarebbe stato il primo oggetto artificiale lanciato nello spazio.
Il tappo sarebbe partito quasi allo stesso modo in cui Verne fece partire il proiettile con gli uomini a bordo verso la Luna nel suo romanzo “Dalla Terra alla Luna“. Ma davvero l’operazione Plumbbob lanciò un oggetto nello spazio?
Probabilmente non andò cosi.
Il dottor Brownlee spiegò che il tappo a causa del calore e dell’attrito con l’aria difficilmente poteva essere “sopravvissuto” al cataclisma atomico scatenato all’interno del pozzo dall’esplosione.
Il dottor Brownlee ebbe a dire: “Molti anni dopo, quando ero a Baikonur, venne fuori l’argomento del primo lancio spaziale della Russia. Non ho alzato la mano per aggiungere la mia storia alla discussione, ma pensai di farlo“.
Certo, forse il tappo è stato vaporizzato quasi all’istante, ma non possiamo saperlo con assoluta certezza e, quindi, la leggenda dell’operazione Plumbbob sopravvive.
Fonte: https://www.theregister.co.uk/2015/07/16/america_soviets_space_race/