La lingua basca è uno dei fenomeni più affascinanti e misteriosi della linguistica, si tratta di una lingua isolata, cioè che non ha alcuna parentela con nessun’altra lingua vivente, ma come ha fatto a sopravvivere per millenni, resistendo all’influenza delle lingue indoeuropee che hanno soppiantato le altre lingue native dell’Europa? Quali sono le sue origini e la sua storia? Queste sono alcune delle domande che gli studiosi si pongono da tempo, senza trovare risposte definitive.
Malgrado ciò, una recente scoperta archeologica potrebbe gettare nuova luce su questo enigma linguistico. Si tratta di una mano di bronzo, ritrovata nel 2021 nel sito dell’età del ferro di Irulegi, nel nord della Spagna; la mano, datata a circa 2.100 anni fa, presenta una lunga iscrizione in una lingua vasconica, una famiglia di lingue che comprende il basco e alcune lingue estinte.
L’iscrizione, che sembra essere una formula augurale, contiene una parola che ricorda la parola basca “zorioneko”, che significa “di buona fortuna”, e questo suggerisce che la lingua vasconica parlata a Irulegi fosse un affine del basco, cioè che derivasse dallo stesso antenato linguistico.
Si tratta dell’esempio più antico e più lungo di scrittura vasconica mai trovato, e potrebbe aiutare a ricostruire la storia e l’evoluzione della lingua basca.
La lingua basca: un miracolo linguistico
La lingua basca, o euskara, è parlata da poco meno di 1 milione di persone che vivono nei Paesi Baschi, una piccola zona all’estremità occidentale dei Pirenei tra i confini di Francia e Spagna. Si tratta di una lingua molto antica, che si ritiene abbia origini preistoriche, tuttavia la sua origine precisa e la sua relazione con altre lingue sono ancora oggetto di dibattito e di ipotesi.
Come già detto, la lingua basca è una lingua isolata, cioè che non ha alcuna parentela con nessun’altra lingua vivente, questo la rende un caso unico in Europa, dove la stragrande maggioranza delle lingue appartiene alla famiglia linguistica indoeuropea, la quale unisce lingue come l’inglese, lo spagnolo, l’hindi e il russo, che derivano da una lingua comune chiamata proto-indoeuropeo, parlata circa 6.000 anni fa.
La lingua basca, invece, fa parte della famiglia linguistica paleoeuropea, parlata prima dell’arrivo delle lingue indoeuropee, famiglia che comprendeva molte altre lingue native dell’Europa, che sono state gradualmente sostituite dalle lingue indoeuropee a causa di fenomeni di migrazione, conquista e assimilazione. Alcune di queste lingue estinte sono l’etrusco, il ligure, il tartesso e il celtibero, mentre altre sono sopravvissute fino al Medioevo, come il lepontico, il retico e il gallico.
La lingua basca è uno dei pochi discendenti viventi della famiglia linguistica paleoeuropea, e l’unico che non sia stato influenzato dalle lingue indoeuropee, tutto ciò considerando che la lingua basca ha subito periodi di repressione, discriminazione e proibizione, soprattutto durante il regime franchista in Spagna, che cercò di imporre l’uso esclusivo dello spagnolo.
Tuttavia, la lingua basca ha saputo resistere e rinnovarsi, grazie alla volontà e all’orgoglio dei suoi parlanti, e al sostegno di istituzioni culturali, educative e politiche.
Oggi, la lingua basca è una lingua ufficiale nei Paesi Baschi spagnoli e in una parte dei Paesi Baschi francesi, è una lingua viva e dinamica, che si adatta ai tempi e alle esigenze dei suoi parlanti, ha una ricca letteratura, una variegata musica, una fiorente stampa e una crescente presenza nei media e nelle tecnologie. È una lingua che si impegna a conservare la sua identità e la sua diversità, ma anche a dialogare e a cooperare con le altre lingue e culture.
La mano di bronzo di Irulegi: una scoperta eccezionale per la lingua basca
La mano di bronzo di Irulegi è un reperto archeologico di grande valore, che offre una testimonianza unica della lingua e della cultura vasconica antica. La mano di bronzo è stata ritrovata nel 2021 durante gli scavi nel sito dell’età del ferro di Irulegi, nel nord della Spagna, con il sito di Irulegi che era un insediamento fortificato, abitato tra il IV e il I secolo a.C. da una popolazione vasconica chiamata iakisi, che faceva parte della confederazione dei vasconi.
La mano di bronzo è un manufatto di circa 10 centimetri di lunghezza, a forma di palmo piatto della mano, e presenta una lunga iscrizione in una lingua vasconica, incisa sul dorso e sulle dita. L’iscrizione è scritta con un alfabeto ibero, un sistema di scrittura usato dalle popolazioni iberiche dell’antichità, composto da segni che rappresentano le consonanti e le vocali, e che si leggono da sinistra a destra.
L’iscrizione della mano di bronzo è stata decifrata da un team di ricercatori dell’Università dei Paesi Baschi e della Aranzadi Science Society, guidato da Mattin Aiestaran, i quali hanno identificato 16 parole, separate da punti, che formano una frase di 50 lettere. La frase è la seguente:
SORIONEKU · BEREZ · ESKU · ON · EGIN · ZUEN · BAI · ESKU · ON · EGIN · ZUEN · BAI · ESKU · ON · EGIN · ZUEN
La traduzione letterale della frase è:
SORIONEKU (di) buona fortuna · proprio · mano · buono · fare · fece · sì · mano · buono · fare · fece · sì · mano · buono · fare · fece
La frase sembra essere una formula augurale, che ripete tre volte la stessa espressione, con una lieve variazione nella prima parola. La prima parola, SORIONEKU, è la più interessante, perché assomiglia alla parola basca ZORIONEKO, che significa “di buona fortuna”, questo indica che la lingua vasconica parlata a Irulegi fosse un affine del basco, cioè che derivasse dallo stesso antenato linguistico, e si tratta della prima volta che si trova una parola vasconica così vicina al basco in un’iscrizione antica.
Fino ad ora, gli unici documenti scritti in lingue vasconiche erano alcune monete coniate nel territorio vasconico, con brevi leggende che indicavano il nome della città o della tribù emittente, ecco perché la mano di bronzo di Irulegi, invece, offre una frase completa, che permette di analizzare meglio la struttura e il lessico della lingua vasconica antica.
La mano di bronzo di Irulegi non è un oggetto unico nel suo genere. Un manufatto molto simile è stato scoperto in Svizzera, a oltre 900 chilometri di distanza, si tratta della mano di Prêles, ritrovata nel 2018 nel sito dell’età del ferro di Prêles, nel cantone di Berna. La mano di Prêles è un manufatto di circa 12 centimetri di lunghezza, a forma di palmo della mano con le dita piegate. La mano presenta una fascia d’oro al polso e un foro al centro della palma, probabilmente per inserire un oggetto.
La mano di Prêles non presenta alcuna iscrizione, ma è stata datata allo stesso periodo della mano di Irulegi, tra il II e il I secolo a.C. Questo fa pensare che ci fosse una tradizione culturale comune tra le popolazioni che abitavano queste aree, forse la mano di bronzo era usata come un amuleto, un simbolo di protezione o un dono agli dei, oppure forse era un segno di appartenenza a una comunità o a una stirpe.
La mano di Irulegi, però, si distingue per la sua iscrizione, che ne ha reso più facile l’interpretazione. I ricercatori ritengono che l’oggetto facesse probabilmente parte di una tradizione rituale della zona, forse usato come un potente simbolo di buona fortuna da appendere fuori casa. In alternativa, forse l’oggetto era inteso come dono al dio precristiano o alla dea della fortuna.
“La mano Irulegi deve essere considerata come un elemento ben integrato nel contesto culturale dell’insediamento. La mano avrebbe avuto una funzione rituale, sia per attrarre buona fortuna o come offerta a un dio indigeno o a una dea della fortuna”, ha spiegato Aiestaran.
La mano di bronzo e la storia della lingua basca
La lingua basca ha subito molti cambiamenti nel corso della sua storia, sia interni che esterni. I cambiamenti interni sono dovuti a processi naturali di trasformazione fonetica, morfologica e sintattica, che hanno portato alla formazione di diverse varianti o dialetti del basco.
I cambiamenti esterni sono dovuti al contatto con altre lingue, che hanno arricchito il lessico e la grammatica del basco con prestiti e influssi, e tra le lingue che hanno avuto maggior impatto sul basco ci sono il latino, il romanzo, l’arabo, il francese e lo spagnolo.
La mano di bronzo di Irulegi, quindi, è un documento prezioso per la storia della lingua basca, che permette di osservare la continuità e la variazione tra il basco antico e il basco moderno, e potrebbe anche aiutare a stabilire le relazioni tra il basco e le altre lingue vasconiche estinte, come l’aquitano, il proto-vasconico e il vasconico meridionale.
Queste lingue sono state parlate in diverse aree dell’Europa occidentale, tra la Francia e la Spagna, tra il I millennio a.C. e il I millennio d.C. Alcune di queste lingue sono testimoniate da alcune iscrizioni su pietre, monete e ceramiche, che mostrano alcune somiglianze con il basco.
La mano di bronzo di Irulegi potrebbe anche contribuire a chiarire le origini geografiche e storiche della lingua basca e delle popolazioni vasconiche, alcune teorie infatti sostengono che il basco sia una lingua autoctona dell’Europa, che si è sviluppata in situ dal Paleolitico, mentre altre sostengono che il basco sia una lingua allogena, che si è diffusa in Europa da altre aree, come il Caucaso o il Nord Africa.
Infine, alcune teorie sostengono che il basco sia una lingua isolata, che non ha alcuna parentela con altre lingue. ed altre sostengono che il basco abbia delle affinità con alcune lingue caucasiche, africane o asiatiche.
La mano di bronzo di Irulegi potrebbe fornire degli indizi per verificare o confutare queste teorie, confrontando la lingua vasconica antica con le altre lingue antiche e moderne, e potrebbe anche mostrare le influenze culturali e commerciali che le popolazioni vasconiche hanno avuto con altri popoli, come i romani, i celti, i fenici e i cartaginesi.
Questa scoperta eccezionale, apre nuove prospettive per la ricerca archeologica e linguistica sulla lingua basca, è un reperto unico, che testimonia la lingua e la cultura vasconica antica, e che offre la possibilità di scoprire le origini e la storia della lingua basca, la lingua più enigmatica ancora viva in Europa.
La mano di bronzo di Irulegi è anche un simbolo di buona fortuna, che potrebbe portare nuove scoperte e nuove conoscenze sul passato e sul presente della lingua basca e delle popolazioni che l’hanno parlata, è un dono prezioso, che ci invita a valorizzare e a rispettare la diversità linguistica e culturale del nostro mondo.
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