Prima delle missioni lunari gli atlanti della Luna avevano immagini disegnate a mano e per avere mappe più dettagliate, utilizzando i migliori telescopi allora disponibili, il famoso astronomo Gerard Kuiper, durante un incontro dell’International Astronomical Union nel 1955, chiese suggerimenti e collaboratori a un progetto per realizzare una mappa lunare, ma solo una persona rispose alle sue richieste.
Questo indicava il disinteresse della comunità astronomica verso il nostro satellite naturale, piuttosto vicino alla Terra e “immutabile” quindi ritenuto poco interessante da chi, grazie a telescopi progettati per guardare sempre più lontano, poteva operare verso corpi celesti più dinamici e quindi ritenuti più interessanti. Gerard Kuiper intendeva realizzare un atlante ma per gli astronomi era un lavoro che avrebbero dovuto fare i geologi.
Kuiper, nonostante il disinteresse generale, andò avanti e nel 1960, trasferì il suo progetto all’Università dell’Arizona a Tucson, dove poté approfittare delle cime montuose e dei cieli limpidi della regione e della volontà dell’università di spostarsi in un campo di studi che sfidava i tradizionali confini dipartimentali.
L’anno dopo, nel 1961, il presidente John F. Kennedy fissò un grande obiettivo nazionale da raggiungere entro la fine del decennio, quello di mandare un uomo sulla Luna e riportarlo sulla Terra sano e salvo e questo fece diventare una ricerca di nicchia, come quella di creare una mappa lunare, una priorità nazionale.
Nel corso degli anni successivi, Kuiper produsse immagini via via migliori della Luna, utilizzando telescopi realizzati proprio per quello scopo, ma fu solo grazie al lancio di una sonda robotica sulla Luna che si riuscì ad ottenere atlanti della sua superficie sempre più dettagliati.
I primi atlanti lunari prodotti dal Laboratorio Lunare e Planetario consistevano semplicemente nelle migliori immagini prese da un telescopio. Ma, in seguito, il gruppo si rese conto che si sarebbe potuto fare ancora meglio, la Luna mostra sempre la stessa faccia alla Terra, ma le sue aree lontane dal centro appaiono distorte e per correggere questo difetto fu necessario costruire un globo bianco di tre piedi di diametro sul quale vennero proiettate le immagini della Luna, correggendo le distorsioni.
Questo processo di rettifica delle immagini ha prodotto spunti interessanti che portarono a una scoperta, fatta dal dottorando William Hartmann: mentre viaggiava in tutto il mondo per prendere le immagini “rettificate“, notò che su un lato della Luna c’era una caratteristica – ora conosciuta come Mare Orientale, che assomigliava molto ad alcuni dei bacini noti agli astronomi.
Il Mare Orientale presentava meno crateri al suo interno, suggerendo che probabilmente era più giovane, aveva un aspetto distinto con catene montuose che formano anelli concentrici.
Hartmann si rese conto che questo poteva essere quello che, un tempo, erano stati tutti i bacini, prima che i crateri e le colate laviche cancellassero tali caratteristiche. Queste scoperte portarono Hartmann e altri a suggerire che la Luna si sia formata come risultato di un impatto gigantesco avvenuto sulla Terra, un’idea che è ancora oggi alla base delle principali teorie sull’origine della Luna.
Una volta acquisite le immagini, il passo successivo era quello di trasformarle in informazioni utili per le missioni Apollo e questa impresa fu eseguita da Ewen Whitaker, un inglese senza pretese che era stato l’unico a rispondere alla sollecitazione di Kuiper nel 1955.
Whitaker si trasferì in Arizona per unirsi al gruppo di Kuiper. Nel 1966 la sonda Surveyor si posò sulla Luna e divenne la prima macchina costruita dall’uomo a effettuare un allunaggio morbido.
Quando il team della missione analizzò le fotografie restituite e riferì dove pensavano di essere sbarcati, Whitaker utilizzando la migliore immagine telescopica e confrontando le colline visibili suggeri la posizione corretta correggendo l’errore del team.
In seguito la NASA incaricò Whitaker di trovare esattamente dove un’altra nave Surveyor, la numero tre, era discesa. Whitaker diede la sua migliore stima, e l’Apollo 12 fu mandata proprio in quella zona.
Durante l’atterraggio, non fu possibile vedere Surveyor 3, perché si trovava in un punto in ombra. Quandogli astronauti si guardarono intorno dopo essere atterrati, scoprirono che erano a breve distanza dalla sonda, dopo un viaggio di 240.000 miglia.
Le mappe della Luna, create al Laboratorio Lunare e Planetario, sono state superate da tempo e quelle fotografie migliori della superficie lunare non sono altrettanto buone di quelle scattate da orbiter più recenti. Ma l’organizzazione che Kuiper avviò continua ad esplorare.
Per più di un decennio, i veicoli spaziali che atterrano su Marte hanno utilizzato immagini prelevate dall’orbita di HiRISE (esperimento scientifico di immagini ad alta risoluzione), gestite dal laboratorio lunare e planetario, per selezionare i loro siti di atterraggio.
Al momento, la navicella robotica OSIRIS-REx , anch’essa diretta dal Laboratorio Lunare e Planetario, sta manovrando vicino all’asteroide Bennu, a poche centinaia di metri dalla superficie, creando mappe in cerca di un luogo dove scendere per prelevare un campione da riportare sulla Terra.
Fonte: Livescience.com