USA – URSS dalla guerra fredda alla conquista di Marte

La corsa allo spazio iniziò ufficialmente nel 1957 con il lancio del satellite sovietico Sputnik1, il primo satellite artificiale a orbitare attorno al nostro pianeta; nel '62 Yuri Gagarin fu il primo essere umano a completare un'orbita attorno alla Terra

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La corsa allo conquista allo spazio ha visto l’URSS e gli Stati Uniti raggiungere obiettivi impensabili.
Tutto iniziò ufficialmente nel 1957 con il lancio del satellite sovietico Sputnik1, il primo satellite artificiale a orbitare attorno al nostro pianeta; nel ’62 Yuri Gagarin fu il primo essere umano a completare un’orbita attorno alla Terra e questa fu una grande umiliazione per gli americani.
La conquista dello spazio ha avuto la sua genesi nella corsa agli armamenti nucleari tra le due potenze dopo la seconda guerra mondiale: il vantaggio tecnologico necessario per arrivare al volo spaziale poteva dare a uno dei contendenti una posizione di supremazia.
Mentre i sovietici primeggiavano con il lancio dei satelliti artificiali e delle capsule con cosmonauti a bordo, il governo degli Stati Uniti rimase con il fiato sospeso viste le conseguenze che avrebbe portato il primato dei suoi avversari.
Molti ritennero concluso questo ramo della guerra fredda quando gli astronauti americani Neil Armstrong e Buzz Aldrin piantarono la bandiera degli Stati Uniti nella superficie lunare il 21 luglio 1969, durante la missione Apollo 11, la prima missione umana a giungere sulla superficie del nostro satellite.
Ma il Cremlino continuò a battersi con Washington. I sovietici mandarono sulla Luna alcuni veicoli spaziali, e dopo il luglio 1969 fu Luna 16 il primo velivolo a estrarre con successo un campione di suolo lunare e riportarlo sulla Terra nel settembre 1970. Ma l’agenzia spaziale sovietica decise di rivolgere la sua attenzione verso nuovi e prestigiosi obiettivi, Venere e Marte.
Il Martian Piloted Complex, o MPK, dell’Unione Sovietica era una missione umana ideata dall’ingegnere aerospaziale Mikhail Tikhonravov e proposta per raggiungere ed esplorare Marte.
Il piano di Tikhonravov, ideato nel 1956, prevedeva l’uso del lanciatore N-1 ancora da testare, per assemblare un veicolo spaziale a propulsione nucleare nell’orbita terrestre. L’astronave, una volta assemblata, si sarebbe diretta verso Marte grazie a innovativi motori a propulsione elettrica alimentati da un generatore nucleare.
Il Martian Piloted Complex (MPK) del peso di 1.630 tonnellate avrebbe portato un equipaggio su Marte per una spedizione della durata di 30 mesi.
Il gruppo di studio considerò una spedizione completa con equipaggio su Marte. Il Martian Piloted Complex sarebbe stato assemblato in un’orbita terrestre bassa. Usando propellenti liquidi convenzionali, sfruttando una traiettoria di Hohmann, sarebbe entrato in orbita marziana e un mezzo da sbarco ne avrebbe raggiunto la superficie. Dopo poco più di un anno di esplorazione, l’equipaggio sarebbe tornato sulla Terra. Il veicolo di rientro dal peso di 15 tonnellate avrebbe riportato l’equipaggio sulla Terra alla fine dei 30 mesi di missione.
Anche gli USA nel 1969 progettarono l’esplorazione del pianeta rosso. Proprio quell’anno il Congresso americano stava per votare, e finanziare, il primo progetto per l’esplorazione di Marte.
La missione proposta dallo scienziato di origini tedesche  Wherner von Braun doveva iniziare dall’orbita terrestre utilizzando tre vettori in parallelo. Un propulsore nucleare avrebbe permesso l’eliminazione del pesante serbatoio dell’ossidante, riducendo la massa totale dell’astronave. L’idrogeno liquido pompato all’interno del reattore nucleare avrebbe raggiunto un’alta velocità di fuga scaricato attraverso un ugello convenzionale. Lo shuttle nucleare avrebbe generato un rapporto spinta / massa maggiore rispetto a un razzo chimico convenzionale accelerando un dato carico utile a una velocità maggiore, riducendo i tempi di trasferimento.
La parte centrale del vettore nucleare avrebbe trasportato un modulo missione collegato al modulo di esplorazione. Finita la fase di accelerazione i due moduli di spinta si sarebbero sganciati per tornare in orbita attorno alla Terra per essere recuperati e riutilizzati. La massa dell’astronave che avrebbe dovuto portare sei uomini su Marte era enorme. Con i suoi 82 metri di lunghezza, il veicolo assemblato avrebbe raggiunto un peso di 726.180 kg in orbita terrestre.
Wherner on Braun aveva pensato di far volare le astronavi in coppia, una che fungeva da rifugio sicuro per l’equipaggio della seconda, nel caso in cui fosse andato storto qualcosa all’andata o al ritorno. Ogni navetta nucleare sarebbe stata lunga 48,7 metri, con un diametro di 10 metri e un peso di 210.000 kg. Dopo che i booster esterni avessero concluso la loro fase di spinta, una volta sganciati il peso dell’astronave sarebbe sceso a 306.180 kg.
Una volta giunti nei pressi di Marte l’astronave sarebbe rimasta in orbita per 10 settimane Tre membri della missione sarebbero scesi sul pianeta rosso e vi sarebbero rimasti per un periodo di 30-60 giorni. L’astronave sarebbe ripartita per la Terra da Marte il 28 ottobre 1982, il volo di ritorno avrebbe portato l’equipaggio nei pressi di Venere il 28 febbraio 1983 offrendo la possibilità di sganciare sonde artificiali per studiare. Gli astronauti sarebbero rientrati sulla terra il 14 agosto del 1983.
Von Braun si presentò davanti alla commissione del Congresso proponendo il suo progetto di missione su Marte. Il geniale scienziato riuscì a convincere molti esponenti tanto che il no al progetto vinse solo di pochi, pochissimi voti.
Ma il piano di Ideato da von Braun era tutt’altro che fattibile in quanto si basava quasi esclusivamente su tecnologie non testate o non sviluppate del tutto. Lo Shuttle nucleare, la base orbitale e lo space Shuttle non esistevano se non sulla carta. Nel 1969 non c’era nessuna possibilità che le sue dee di venissero effettivamente finanziate.
Fonte: https://www.express.co.uk/news/science/1370330/mars-mission-soviet-union-space-race-apollo-11-moon-landing-neil-armstrong-spt
Fonte: http://www.astronautix.com/m/mpk.html