Probabilmente è così che è nata l’astronomia: i nostri antenati che abitavano la savana in Africa, certamente si sono posti delle domande osservando il cielo stellato. Avranno iniziato a osservare con stupore la Luna e le stelle chiedendosi da dove venissero e dove andassero quando il Sole scacciava le tenebre, o magari estasiati seguivano le meteore che sembravano staccarsi dal cielo e precipitare sulla Terra.
Quel cielo non è cambiato di molto da quelle epoche lontane, non è cambiata nemmeno la meraviglia che gli esseri umani provano quando osservano il maestoso spettacolo della volta stellata per la prima volta. Certamente si pongono le stesse domande che i nostri antenati si posero decine di migliaia di anni fa in una lingua sconosciuta e persa per sempre.
Ma il tempo non è trascorso invano e oggi gli esseri umani dispongono di strumenti straordinari, quasi magici, che consentono di guardare il cielo come mai nessun uomo in passato ha osato immaginare. Oggi siamo maestri nell’osservare e comprendere il moto degli astri.
Questi cerchi di megaliti spesso vengono considerati qualcosa di collegato al soprannaturale o magari realizzati e lasciati in eredità agli esseri umani da antichi astronauti extraterrestri. Queste costruzioni in realtà, altro non sono che immensi orologi utilizzati per segnare il sorgere e il tramontare delle costellazioni o la posizione del Sole e della Luna in determinati periodi dell’anno.
Solo in Europa esistono circa 35.000 megaliti, inclusi cerchi di pietre allineati astronomicamente, oltre a tombe (o cromlech) e altre pietre erette. Queste strutture furono realizzate tra 6.500 e 4.500 anni fa, in gran parte lungo le coste atlantiche e mediterranee.
Il più noto di questi siti è certamente Stonehenge, in Inghilterra che si ritiene abbia circa 5.000 anni. Alcuni ricercatori ritengono che le prime strutture megalitiche siano state realizzate per la prima volta lungo la costa della Francia.
Ma anche questi siti sono almeno secoli più giovani di Nabta Playa. Situata in Africa, Nabta Playa si trova a circa 700 miglia a sud della Grande Piramide di Giza in Egitto. È stato costruito più di 7.000 anni fa, rendendo Nabta Playa il più antico cerchio di pietre del mondo e forse il più antico osservatorio astronomico della Terra. Costruito circa 7.000 anni fa da un popolo nomade che abitava la savana africana è stato il primo a registrare i movimenti delle stelle.
I cacciatori – raccoglitori utilizzarono il cerchio di pietre che segnava l’arrivo del solstizio d’estate e i monsoni stagionali da cui dipendevano per l’acqua e il cibo.
Ha descrivere questi fatti su Astronomy J. McKim Malville, professore emerito presso l’Università del Colorado ed esperto di archeoastronomia: “Questa era l’alba dell’astronomia osservativa”.
Nei millenni seguenti altri monumenti sarebbero stati eretti in tutto il mondo. L’homo sapiens si apprestava a conoscere sempre meglio il cielo. In seguito l’astronomia emerse in Cina, India, Egitto, Europa, Meso-America e Medio Oriente. Lo sviluppo di una profonda conoscenza delle stelle si è rivelato essenziale per l’evoluzione di una società agricola complessa.
I nostri antenati continuarono a vedere i loro miti nel cielo stellato, ma iniziarono a registrare con metodicità e precisione il cambiamento degli astri collegando i mutamenti alla terra. In questo modo poterono collegare questi comportamenti ciclici con il procedere delle stagioni capendo quale sarebbe stato il momento migliore per la semina e per il raccolto. Da quel momento in poi le varie civiltà ebbero un assoluto bisogno di chi sapeva interpretare il cielo stellato.
La storia dell’astronomia occidentale nacque in Mesopotamia. L’astronomia fece la sua comparsa in concomitanza della nascita dell’agricoltura nella mezzaluna fertile, una sottile striscia di terra dove probabilmente nacque anche la scrittura. Sumeri, assiri e babilonesi venivano allora alla luce e con loro lo studio del cielo e delle stelle. L’Europa moderna ha adottato le costellazioni oggi ancora in uso dai greci, tuttavia quelle costellazioni erano già vecchie ai tempi di Aristotele. Oggi certamente possiamo rintracciarne le origini fino ai babilonesi.
I babilonesi avevano una singolare tradizione sulle mappe stellari. Avevano due serie di costellazioni separate per scopi differenti. La prima veniva utilizzata per l’agricoltura e per i riti. La seconda era dedicata agli Dei. E fu proprio la seconda che giunse ai greci gettando le basi per le costellazioni moderne.
I babilonesi impressero le loro costellazioni persino nella roccia ben 3.200 anni fa, scolpendo il primo catalogo conosciuto di stelle in tavolette di pietra. Tuttavia, i titoli dati ad alcune di quelle stelle sembrano avere origini ancora più antiche, forse provenienti dal popolo sumero. Ciò implica che la conoscenza formale delle stelle risale a prima della storia scritta.
Anche questi sviluppi non erano esclusivi dell’Occidente. Storie simili si sono svolte su linee temporali diverse in culture diverse in tutto il mondo. Ed è per questo che molti storici considerano l’astronomia la scienza più antica.