Un delitto borghese

L'assassinio di Carlo Sacchi matura nel dorato mondo dell'alta borghesia italiana del primo dopoguerra

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Pia Caroselli nasce a Sulmona nel 1916, è figlia di un facoltoso imprenditore edile. Passa un’adolescenza ed una gioventù nell’agiatezza e nella spensieratezza. A vent’anni si innamora di un avvocato della sua città, più grande di lei, ma i genitori si oppongono a questa storia fino a farla naufragare.
E’ il primo grande dolore della sua vita ed anche l’avvisaglia che la sua sarà una vita sentimentale tormentata. Due anni dopo, in vacanza con la madre a Cortina d’Ampezzo, conosce il conte Lamberto Bellentani. Sembra un incontro come tanti ma il conte, che ha quasi vent’anni più della ragazza, cerca grazie ad una corte insistente fa di tutto per conoscere la ragazza e frequentarla. Stavolta i genitori non frappongono ostacoli ed i due poco tempo dopo si sposano. È il 15 luglio 1938.
Nel 1940, mentre il mondo sprofonda nella guerra, Pia in occasione di un ricevimento conosce Carlo Sacchi, industriale della seta, sposato con Lilian Willinger, un’ex ballerina viennese dalla quale ha avuto tre figlie. Inizialmente la contessa Bellentani non è particolarmente attratta dal Sacchi, un donnaiolo volgarotto e presuntuoso.
Nel 1941 la famiglia Bellentani si trasferisce a Cernobbio, un incantevole cittadina sul lago di Como. Pia che nel frattempo è diventata amica della sorella del Sacchi, si riavvicina all’uomo in occasione di un lutto che ha colpito l’industriale della seta: la perdita di una delle figlie.
Ed in quel periodo che la contessa Bellentani si innamora di quell’uomo provato e depresso. Per Pia è finalmente la grande storia d’amore, quella che ha cercato per tutta la vita. Lui invece si stanca presto di questo rapporto e con la conclusione della guerra riprende la sua vita frivola e frenetica fatta di feste, flirt con molte donne e viaggi. Lillian la moglie del Sacchi sembra indifferente ai continui tradimenti del marito, forse non lo ama più o più prosaicamente è interessata esclusivamente alla vita agiata che il suo status gli permette.
Pia invece è gelosa e tormentata al punto di tentare il suicidio lanciandosi contro l’auto del Sacchi che riesce miracolosamente ad evitarla. L’uomo non esita a deriderla e spesso la tratta duramente, stanco di un’amante che vorrebbe quello che lui non ha intenzione di dargli.
Il 15 settembre 1948 il tragico epilogo. La buona società borghese della zona è a un ricevimento presso il Grand Hotel “Villa d’Este” a Cernobbio. Sono presenti tra gli altri anche Sacchi e la moglie ed i coniugi Bellentani.
Poco dopo la mezzanotte, la trentaduenne Pia Caroselli, la contessa Bellentani, torna dal guardaroba con in mano una pistola automatica “Fegyveryar” calibro 9 mm Browning; nessuno si accorge di nulla fino a quando spara un unico colpo a bruciapelo a Carlo Sacchi, 45 anni, il suo amante. L’uomo muore sul colpo.
La contessa viene arrestata quella notte stessa. L’istruttoria va per le lunghe: il tribunale si avvale dei periti per cercare di capire se l’accusata soffra di qualche patologia psichica. La perizia è affidata ad un famoso clinico il professor Saporito che al termine di una ponderosa relazione ne attesta la semi infermità mentale. Durante il processo la vittima viene dipinta come un essere spregevole che ha sottoposto l’assassina a mille angherie di natura psicologica.
Alla fine, grazie anche alla perizia psichiatrica, Pia Caroselli viene condannata a 10 anni di carcere di cui tre condonati e tre da passare in casa di cura. In Appello la condanna viene ulteriormente ridotta e in seguito a un provvedimento di grazia del presidente della Repubblica, la Bellentani esce dal manicomio giudiziario alla fine del 1955.
Il clima però intorno alla donna è cambiato ed una parte della stampa si indigna per un trattamento giudicato di estremo favore e punta l’indice sui vizi ed i privilegi dell’alta borghesia.
Pia Caroselli tornata libera si ritirò in Abbruzzo dove protetta da parenti e dalle figlie si rifugiò in un assoluto anonimato fino alla morte avvenuta nel 1980.

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