Un insediamento preistorico soprannominato la Pompei britannica è occupato per meno di un anno prima di bruciare, lasciando una ricchezza di manufatti ben conservati.
Pompei Britannica: un villaggio dell’età del bronzo
I reperti sono stati portati alla luce in un villaggio bruciato di 3.000 anni nella cava di Must Farm a Whittlesey, nel Cambridgeshire. La fattoria dell’età del bronzo avrebbe potuto ospitare da 50 a 60 persone, secondo l’Unità Archeologica di Cambridge.
L’archeologo Chris Wakefield ha detto che il sito era “Una straordinaria capsula del tempo“. Si pensa che la Pompei britannica fosse costituita da una decina di case circolari in legno su palafitte situate sopra un fiume.
Il villaggio, scoperto dall’Unità Archeologica di Cambridge (CAU), è stato preservato insieme al suo contenuto perché caduto nel limo del fiume. La causa dell’incendio che lo ha distrutto nell’850 a.C. non è nota, ma potrebbe essere stato un attacco o l”incendio potrebbe essere iniziato accidentalmente per poi diffondersi rapidamente tra le case, ha spiegato Wakefield.
Perché l’insediamento è stato ribatezzato “Pompei Britannica”?
I ritrovamenti sono stati paragonati con la città romana di Pompei in quanto hanno fornito uno spaccato della vita dell’età del bronzo proprio mentre l’era stava finendo. Dalle analisi ambientali è emerso che la vegetazione presente nel fiume ha contribuito ad attutire il materiale caduto dalle strutture, prevenendo danni.
Gli oggetti della Pompei britannica sono stati ritrovati nel punto in cui erano stati conservati nelle case, dando agli archeologi una visione diretta di come venivano utilizzate le case in quel periodo.
La combinazione di carbonizzazione e ristagno ha causato la sopravvivenza di migliaia di oggetti, tra cui quasi 200 manufatti in legno, più di 150 articoli in fibra e tessuto, 128 vasi di ceramica e circa 90 pezzi di metallo.
Alcuni degli oggetti dello scavo saranno esposti in una mostra al Peterborough Museum and Art Gallery dal 27 aprile 2024. La combinazione di carbonizzazione e ristagno ha causato la sopravvivenza di migliaia di oggetti, tra cui quasi 200 manufatti in legno, più di 150 articoli in fibra e tessuto, 128 vasi di ceramica e circa 90 pezzi di metallo.
Wakefield ha dichiarato: “Penso che le persone abbiano questa percezione che tutti stessero lottando per sopravvivere, che fosse un periodo difficile, e in realtà guardare all’interno di queste strutture mostra che gli abitanti possedevano un livello di tecnologia molto sofisticato“.
“Hanno creato delle asce, un po’ come un multiutensile, dove è possibile scambiare con diverse teste d’ascia e per poi utilizzarle in diverse funzioni. Abbiamo rinvenuto vasi progettati per essere impilati uno dentro l’altro, e questo accadeva ben prima che fosse inventato il tornio da vasaio, questi erano tutti costruiti a mano“.
Wakefield ha descritto il progetto della Pompei Britannica come “Una delle indagini più complete su un sito preistorico mai svolte nel Regno Unito”.
Ricreati alcuni manufatti rinvenuti nella Pompei Britannica
Alcune repliche di manufatti dell’età del bronzo scoperti nel un sito soprannominato “la Pompei Britannica” sono stati replicati da un team di archeologi: Una falce, un rasoio e un’ascia in due parti sono tra gli oggetti ricreati nel progetto finanziato dall’Università di Cambridge.
Il loro co-creatore James Dilley ha dichiarato che molti: “Non sono troppo distanti dai nostri moderni strumenti per la lavorazione del legno di oggi“.La CAU ha incaricato il dottor Dilley ed Emma Jones, di AncientCraft, di ricreare nove degli oggetti trovati nel sito della Pompei Britannica.
Il dottor Dilley ha dichiarato: “Abbiamo un quadro molto, molto migliore di come apparivano gli strumenti nell’età del bronzo come unità complete e non sono troppo distanti dai nostri moderni strumenti per la lavorazione del legno di oggi“.
“Sappiamo che è stato un periodo vibrante dal punto di vista della cultura, del cibo e dell’abbigliamento, ma nel corso di 3.000 anni, 995 manufatti sarebbero dovuti disperdersi nel terreno, quindi sarebbero dovuti rimanere solo alcuni frammenti di pietra o tracce nel terreno“.
Jones ha affermato che hanno lavorato in gran parte su fotografie, illustrazioni e misurazioni dettagliate raccolte dagli archeologi della CAU: “Questo ci ha aiutato a creare riproduzioni quanto più accurate possibile fisicamente senza avere gli oggetti originali a disposizione“.
L’archeologo della CAU Chris Wakefield ha spiegt che le repliche sono state commissionate in modo che potessero essere portate nelle scuole per insegnare ai bambini l’età del bronzo.