Se le condizioni su un pianeta lontano nell’universo permettessero alla vita di prosperare, assomiglierebbe in qualche modo alla vita qui sulla Terra? È una domanda che ha visto un aumento darwiniano di teorie contraddittorie nel corso degli anni.
Ora, in un’intervista con la rivista Science Focus della BBC, Simon Conway Morris, un paleobiologo evoluzionista dell’Università di Cambridge, afferma “con ragionevole sicurezza” che un’evoluzione simile a quella umana è avvenuta in altre parti dell’universo.
Applicare la teoria di Darwin all’intero universo
L’idea fa parte di una più ampia scuola di pensiero chiamata “evoluzione convergente“. La teoria afferma che le mutazioni casuali guidano l’evoluzione in media in un dato ambiente, il che significa che è probabile che organismi simili evolvano indipendentemente l’uno dall’altro. Questo, infatti, è stato osservato sulla Terra, dove uccelli, pipistrelli, insetti e pterosauri si sono evoluti per volare in modo indipendente.
“La convergenza è uno dei migliori argomenti per l’adattamento darwiniano, ma la sua assoluta ubiquità non è stata apprezzata“, spiega il prof. Morris. “Si può dire con ragionevole sicurezza che la probabilità che qualcosa di analogo all’evoluzione di un essere umano si evolva è davvero piuttosto alta. E dato il numero di potenziali pianeti, ora abbiamo buone ragioni per pensare che esistano, anche se i dadi dei lanci riportano risultati 1 volta su 100, il che è ancora a un numero abbastanza elevato di intelligenze sparse in giro, che probabilmente saranno simili a noi”.
Umani delle dimensioni di un orso polare?
Tuttavia, non tutti gli scienziati sono d’accordo. Il defunto biologo evoluzionista Stephen J. Gould, ad esempio, ha sostenuto che se si potesse ripristinare l’evoluzione sulla Terra, la probabilità che gli esseri umani rinascano ancora una volta sarebbe quasi trascurabile.
Un altro scienziato, il cosmologo Fergus Simpson dell’Università di Barcellona, sottolinea il ruolo delle dimensioni del pianeta sulle dimensioni e sulla natura di qualsiasi potenziale vita intelligente che potremmo scoprire. Usando le statistiche bayesiane, Simpson ha ipotizzato che è molto probabile che gli alieni abbiano le dimensioni di un orso polare a causa della dimensione media stimata dei pianeti in tutto l’universo. Poiché la Terra ha una dimensione maggiore della media, è probabile che siamo più piccoli di qualsiasi alieno che incontreremo mai: minore è la gravità di un pianeta, maggiore è la probabilità che una forma di vita cresca.
Che i suoi abitanti abbiano le dimensioni di un orso polare o meno, è certamente interessante immaginare una civiltà simile a quella umana distante milioni di anni luce dalla Terra. Potrebbe una tale civiltà anche interrogarsi sulla vita in altre parti dell’universo?
Con la NASA che ha recentemente lanciato il suo ambizioso telescopio James Webb, che aiuterà a cercare segni di vita aliena, presto potremmo avere un’idea migliore di cosa c’è là fuori.