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Space Policy Directive: gli Stati Uniti danno il via al business della raccolta dei detriti spaziali

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Il 24 maggio ed il 18 giugno sono state pubblicate le due ultime direttive firmate dal presidente Trump relative alla riorganizzazione del settore aerospaziale, entrambe volte alla semplificazione di un settore ingessato da decenni nelle vecchie regole. La Space Policy Directive 2 e la Space Policy Directive 3, fanno seguito alla Space Policy Directive 1 che reindirizza l’attività della NASA verso un rapido ritorno alla Luna e all’insediamento di una base lunare che, a questo punto, potrebbe sostituire la prevista stazione spaziale in orbita cislunare Deep Space Gateway alla cui progettazione l’agenzia spaziale americana stava lavorando in collaborazione con Roscomos ed Esa.

La nuova base lunare dovrebbe diventare non solo un laboratorio di ricerca scientifica come l’attuale International Space Station ma una vera e propria base di partenza per l’esplorazione lunare, l’estrazione di materie prime e un punto di appoggio per le successive missioni destinate allo spazio profondo come punto di assemblaggio e lancio di astronavi e sonde oppure come possibile stazione di servizio per il rifornimento di carburante e altro.

La nuova direttiva di policy spaziale 2, in sostanza, impone al National Space Council di semplificare, riducendolo, il quadro normativo relativamente alle autorizzazioni necessarie per effettuare lanci e rientri, soprattutto nei confronti dei privati, mantenendo però elevati standard di sicurezza per la tutela della salute pubblica, mentre la policy spaziale 3 non fa altro che autorizzare la raccolta di detriti spaziali da parte dei privati.

Si tratta di una misura attesa attesa da tempo, soprattutto con l’enorme aumento di lanci spaziali per il posizionamento di satelliti per telecomunicazioni in corso. Si calcola che al momento in orbita vi siano circa 170 milioni di oggetti più piccoli di un centimetro di diametro e sui 700.000 oggetti di dimensioni tra 1 e 10 centimetri, senza dimenticare i molti pezzi più grossi tra stadi di razzi, satelliti in disuso e parti staccatesi durante i lanci.

Il pericolo costituito da questi detriti che viaggiano in orbita incontrollata si è manifestato in maniera eclatante nei mesi scorsi con il rientro fuori controllo della stazione spaziale cinese Tiangong-1 che, ripreso dai grandi media, ha creato allarmismo e panico non del tutto ingiustificati.

I detriti spaziali costituiscono un reale pericolo per i satelliti in orbita e per la stessa Stazione Spaziale Internazionale. Al momento è il NORAD a monitorare tutti gli oggetti in orbita e, quando si manifesta il caso, a lanciare l’allarme.

Ora, entro il 19 febbraio 2019, il National Space Council dovrà emanare le nuove regole che consentiranno alle agenzie spaziali di condividere le informazioni sugli oggetti in orbita ed ai privati di allestire missioni di recupero.

Inutile ricordare che recuperare satelliti e parti di astronavi rappresenterà un business non tanto per il recuperò in sè dei rottami quanto perchè i satelliti contengono notevoli quantitativi di di minerali rari e preziosi e una singola missione di recupero di un certo quantitativo di rottami in orbita bassa si ripagherebbe largamente grazie al riciclo dei componenti recuperati oltre che con i compensi pagati dalle agenzie spaziali interessate a sgombrare l’orbita per creare spazio sicuro per i nuovi satelliti.

 

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