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Sicurezza degli istituti scolastici: le componenti di safety e security

In questo contributo cercheremo di analizzare la componente sicurezza nell’ambito degli istituti scolastici (scomponendola nei relativi ambiti della security e della safety), un settore decisamente complesso dove – purtroppo – il ritardo culturale e politico gioca ancora un ruolo determinante

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Più volte, proprio da queste stesse pagine, abbiamo affrontato il tema della sicurezza; un argomento importante, analizzato e contestualizzato nei diversi scenari aziendali e/o istituzionali, là dove sicurezza non rappresenta un puro e semplice sostantivo, bensì un fattore vitale per ogni organizzazione.

Abbiamo parlato di sicurezza nucleare, sanitaria, aeroportuale, portuale, urbana, dello stoccaggio dei rifiuti. In questo contributo cercheremo, invece, di analizzare la componente sicurezza nell’ambito degli istituti scolastici (scomponendola nei relativi ambiti della security e della safety), un settore decisamente complesso dove – purtroppo – il ritardo culturale e politico gioca ancora un ruolo determinante.

Il mondo scolastico/educativo costituisce, nel suo insieme, un distretto alquanto articolato, con una gestione che si differenzia in maniera sostanziale da tutti gli altri settori pubblici; per queste ragioni avrebbe meritato una maggiore attenzione, da parte del legislatore, proprio all’interno del D.lgs 81/2008.

Il Testo Unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro precisa (art. 3) che alla definizione di lavoratore sono equiparati anche tutti gli studenti degli istituti di istruzione e che nel campo di applicazione della normativa rientrano, a pieno titolo, tutte le organizzazioni scolastiche.

All’interno di questi ambienti, nella sfera del safety risk management, sono individuabili diverse figure di riferimento (figura non considerata nel rischio di security!) che la normativa in materia di protezione sui luoghi di lavoro definisce come:

  • il datore di lavoro, identificabile nel dirigente scolastico (DS), sul quale ricadono gli obblighi di valutazione dei rischi e della nomina degli addetti;
  • i preposti e gli addetti al servizio di prevenzione e protezione, identificabili nel corpo docente, quali figure deputate al controllo e alla vigilanza delle attività formative, e tutti gli altri dipendenti che, a vario titolo, collaborano alla sorveglianza e al mantenimento della sicurezza degli ambienti scolastici;
  • il responsabile del servizio di prevenzione e protezione (RSPP), un ruolo che può essere ricoperto normalmente da un consulente esterno incaricato dal DS;
  • il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (RLS)espressione dei lavoratori, nominato o all’interno del corpo docenti, o tra gli altri dipendenti;
  • i preposti e gli addetti alle squadre di emergenza, nominati tra i docenti, il personale tecnico, amministrativo o ausiliario;
  • gli studenti possono svolgere, invece, un ruolo attivo all’interno dei processi del sistema safety, condividendo procedure e progetti.

In Italia esistono oltre 40.000 plessi scolastici; il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) nell’ottobre 2018 ha aggiornato l’anagrafe edilizia scolastica, elaborando una mappa di precisione sullo stato dell’arte in cui versano gli edifici scolastici nazionali; di ogni edificio sono disponibili i dati aggiornati su collaudi, piani di emergenza, certificati incendio e agibilità.

Questi, ad esempio, sono i dati dell’ultimo aggiornamento su scala nazionale:

  • sono 40.151 gli edifici scolastici attivi;
  • sono 22.000 gli edifici costruiti prima del 1970;
  • il 53,2% degli edifici possiede un certificato di collaudo statico (legge n° 1086/1971);
  • il 22,3% degli edifici è privo del certificato di collaudo, perché ante legge 1086/1971;
  • il 59,5% degli edifici non possiede il CPI, il certificato di prevenzione incendi;
  • il 53,8% degli edifici non ha il certificato di agibilità/abitabilità edilizia;
  • il 57,5% degli edifici è dotato di soluzioni per contenere i consumi energetici;
  • solo il 78,6% degli edifici ha redatto il piano di emergenza;
  • solo nel 74,5% degli edifici sono state eliminate le barriere architettoniche.

Poi ci sono i rapporti sullo stato di salute delle nostre scuole, ad esempio: i distacchi di intonaco riguardano una aula su 4 (26%), mentre segni di fatiscenza (muffe/infiltrazioni) sono presenti su una aula su tre (30%), nel 23% degli edifici lo stato di manutenzione è denunciato come inadeguato e solamente il 3% risulta classificato in ottimo stato; non va meglio nel settore impiantistico, dove solo un impianto elettrico su quattro risulta totalmente conforme e funzionante, un impianto termosanitario su due non è funzionante, due impianti idraulici su tre sono insufficienti o sottodimensionati!

Una fotografia impietosa del nostro sistema scolastico, settore dove non mancherà certo il lavoro, nel proseguo di secolo, all’osservatorio per l’edilizia scolastica.

E fin qui abbiamo riassunto velocemente lo stato dell’arte della sicurezza, analizzando le fonti di pericolo prettamente safety, alimentate da carenze strutturali/impiantistiche, quali elementi di rischio tipicamente colposi.

Ma c’è un’altra tipologia di minaccia da sempre sottovalutata, mai presa nella dovuta considerazione, ed è il rischio di security da fattore dolosovulnerabilità che coinvolge tutti i componenti nell’ambito della pubblica istruzione, di ogni ordine e grado, tanto privata quanto statale.

Una fonte di rischio talvolta richiamata all’interno dei piani redatti dai professionisti come altri rischi, erroneamente classificata, mai correttamente analizzata e misurata nelle componenti gravità/probabilità, ma piuttosto accettata (inconsciamente!?) tout court come, tutto sommato, accettabile!

Orbene, sappiamo come le minacce a un istituto possono manifestarsi durante i normali orari di lezione, come spesso accade per le minacce telefoniche di famigerati allarmi bomba, o le intrusioni violente per disparate ragioni; è però durante gli orari di chiusura dei plessi che avvengono gli atti più gravi, come le azioni vandaliche e/o i furti.

Questo accade perché le scuole sono diventate appetibili contenitori tecnologici dall’alto controvalore economico, poiché, tanto per capirci, non contengono più i semplici arredi e/o ausili didattici di una volta, come potevano essere lavagne e gessi, tutte cose inappetibili alla criminalità perché di scarso valore; oggi, invece, vi troviamo beni strumentali significativi (hardware e software) aventi un alto valore economico: lim, sale multimediali, proiettori, notebook, tablet, laboratori attrezzati, tutti strumenti utilizzati dalla moderna didattica.

Cosicché, per contrastare tutto ciò, è necessario attuare efficaci misure di sicurezza, efficienti contromisure, che proteggano il personale, i discenti, i beni strumentali di ausilio al nuovo corso della didattica digitale, attrezzature che mantengono un interessante controvalore sul mercato dei ricettatori.

A ben vedere, dunque, la security scolastica – al contrario della safety – è una questione decisamente aperta, mai affrontata, cristallizzata nel suo limbo.

Ebbene, la mitigazione di un simile pericolo ha una rilevanza particolare, perché la presa emotiva sull’opinione pubblica è estremamente elevata, come altrettanto alto è l’impatto che sugli studenti può avere questa particolare minaccia.

Neppure i recenti fatti di cronaca nazionali e internazionali, specialmente nella scuola primaria/I° grado/II° grado, dove gli alunni rappresentano preziosi e indifesi target dotati di scarsa consapevolezza in fatto di autoprotezione, ha indotto le istituzioni verso una ragionata analisi degli accadimenti!

Eppure parliamo di una popolazione studentesca di non poco conto, tutt’altro che da sottovalutare: per l’anno scolastico 2018/2019 7.682.635 studenti, 370.611 classi, 245.723 studenti con disabilità (dati MIUR).

Nonostante ciò il MIUR, ad oggi, non ha ancora individuato nessuna figura preposta, delineato nessun protocollo, nessuna direttiva, nessuna policy preventiva sulla security anticrimine applicabile agli edifici scolastici.

In Europa, ad esempio, nel comparto educativo/culturale inglese troviamo un progetto dedicato alla sicurezza contenente modelli virtuosi, diffusi a tutti i dirigenti scolastici: un memorandum of understanding sulle modalità e sul come si dovrebbero riesaminare tutte le misure di protezione esistenti, sia esse di sicurezza attiva, sia le misure passive, per fronteggiare possibili situazione di crisi nel campo della security, che inevitabilmente si trasformerebbero in crisi safety/emergency.

Altro esempio, quello americano del Department of Homeland Security (DHS); oltre oceano i tragici eventi del febbraio 2018 presso la Marjory Stoneman Douglas High School di Parkland, in Florida, e quelli del maggio 2018 presso la Santa Fe High School di Santa Fe, in Texas, hanno spinto il dipartimento per la sicurezza nazionale, insieme ad altri enti governativi e di concerto con le forze di polizia, a pensare nuovi protocolli di sicurezza, attivando le necessarie risorse tecnologiche ed economiche, a tutto vantaggio della protezione delle infrastrutture scolastiche della confederazione americana.

Anche l’Italia non risulta più immune! Negli ultimi anni si sono manifestati preoccupanti fatti di cronaca, che hanno toccato la sicurezza sia all’interno che al di fuori dal perimetro scolastico: eventi che certificano, laddove fosse necessario, la totale assenza di politiche di security scolastica, il che dovrebbe indurre le istituzioni pubbliche ad una profonda riflessione sulle immediate contromisure da mettere in campo.

Nell’ottobre 2018 in provincia di Brescia, in un istituto di Roncadelle, un uomo armato di coltello, in forte stato di alterazione, si introduceva all’interno di una scuola elementare pretendendo violentemente di farsi ricevere dal dirigente scolastico.

Nel mese di novembre è la volta della provincia di Salerno: presso una scuola elementare di Nocera Inferiore, uno sconosciuto ha tentato di rapire una bambina spacciandosi per suo zio.

Ma le recenti cronache hanno riportato anche altre notizie piuttosto allarmanti, da non sottovalutare, di studenti che introducono nelle aule armi bianche (cd. armi improprie), come coltelli e pugnali: il caso emblematico dell’accoltellamento di un sedicenne in un istituto cagliaritano nel novembre 2018 fa scuola!

Per non parlare poi delle sostanze stupefacenti che circolano negli edifici, introdotte dagli stessi studenti e nella totale assenza di controlli.

Allora, alcune semplici domande al MIUR andrebbero sottoposte:

– perché le scuole prevedono solo piani relativi al rischio safety?
– Non sarebbe il caso di aggiornare il personale, docente e non, formandolo adeguatamente anche ai possibili rischi di origine criminogena?
– O è più semplice, forse, scaricare le responsabilità dei controlli su altri enti dello Stato?

È anacronistico, se non addirittura folle, pensare di avere edifici scolastici che posseggono protocolli e procedure di emergenza da far scattare, esclusivamente, nei rarissimi casi di alluvioni, terremoti o disastri naturali, tralasciando pericolosamente scoperto il rischio security, oggettivamente più fattuale!

È vero che non siamo in una condizione emergenziale (armi da fuoco nelle scuole) come quella in cui versa la società americana, dove all’interno degli istituti si consuma settimanalmente un conflitto a fuoco mortale; ma certamente non possiamo neanche più tollerare la totale assenza di figure preposte alla stesura di protocolli, di piani di mitigazione al rischio di matrice criminogena.

Negli Stati Uniti, già da diversi anni, tutte le scuole sono dotate di una emergency policy procedures nel caso di intrusione di soggetti armati e non, dove si programmano specifiche esercitazioni anche con il contributo dei singoli municipi/contee che gestiscono direttamente le forze di polizia locali (uffici dello sceriffo, polizia di stato) e gli studenti, a loro volta, vengono sottoposti a controlli preventivi all’ingresso degli istituti prima dell’inizio delle lezioni.

Ci riempiamo la bocca, talvolta a sproposito, di sostantivi come prevenzione, sicurezza, ebbene: allora perché non prevedere una specifica formazione sul pericolo di origine criminosa, su come fronteggiarlo, nel malaugurato caso in cui una persona ostile dovesse introdursi in un istituto scolastico?

Perché le istituzioni pubbliche non hanno ancora ben chiaro che una procedura di evacuazione in caso di emergenza riconducibile ad un evento safety è diametralmente differente dal gestire una crisi generata da un evento di security, laddove non è sempre possibile l’evacuazione, il fuggire via, mentre l’unica possibilità di salvezza è proprio il rifugiarsi in un luogo sicuro e protetto?

Motivo per cui vanno creati i luoghi idonei, redatte le policy, le procedure appropriate, con piani di security armonizzati a quelli safety esistenti, elaborandoli tenendo sempre in debita considerazione il grado scolastico dell’istituto, quindi l’età degli studenti.

In ultima analisi, possiamo affermare come nelle organizzazioni scolastiche manchi ancora una figura di congiunzione professionale in fatto di risk management, al pari del RSPP, come quella del Security Manager, uno specialista nel campo dell’analisi degli scenari di rischio, della strategia di gestione, che supporti l’organizzazione scolastica nella complessa gestione della security.

La sua mancanza rappresenta una grossa vulnerabilità sistemica e organizzativa: l’anello di plastica in una catena d’acciaio, che rende debole l’intero sistema.

Sitografia

https://brescia.corriere.it/notizie/cronaca/18_ottobre_22/uomo-armato-coltello-entra-scuola-bloccato-carabinieri-d96b016e-d626-11e8-8d40-82f2988440be.shtml?refresh_ce-cp

https://milano.repubblica.it/cronaca/2017/04/06/news/milano_bambini_tentato_rapinamento_scuola-162313937/

https://www.sardiniapost.it/cronaca/accoltellamento-classe-senorbi-due-sedicenni-si-riappacificati/

http://dati.istruzione.it/opendata/opendata/catalogo/elements1/?area=Edilizia%20Scolastica&&pk_vid=8f574aa7d8bda76d1538122411db13d8

https://www.dhs.gov/cisa/school-safety-and-security

https://www.tuttoscuola.com/content//uploads/2016/12/DESCRIZIONE_PROGETTO-A-SCUOLA-DI-SICUREZZA_rev1-gfm_12-10-2018.pdf

Articolo a cura di Giovanni Villarosa

Questo articolo è stato pubblicato originariamente su Safety&Security e ripreso con il consenso dell’autore. Leggi l’articolo originale.

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