Shanidar Z: il volto di un Neanderthal di 75.000 anni fa

Lo scorso 2 maggio, un team di archeologi britannici ha svelato il volto ricostruito di una donna di Neanderthal vissuta 75.000 anni fa, una scoperta che sta rivalutando la percezione di questa specie di nostri antenati, spesso considerata brutale e poco sofisticata.

La donna di Neanderthal, chiamata Shanidar Z, prende il nome dalla grotta nel Kurdistan iracheno dove è stato ritrovato il suo cranio nel 2018, mentre invece la sua sepoltura, posizionata in modo dormiente sotto un’enorme pietra verticale, ha suscitato grande interesse tra gli esperti.

Shanidar Z

Il suo scheletro inferiore era stato inizialmente scoperto nel 1960 durante gli scavi dell’archeologo americano Ralph Solecki, che aveva trovato i resti di almeno 10 uomini di Neanderthal, e la dottoressa Emma Pomeroy, paleoantropologa dell’Università di Cambridge coinvolta nel progetto, ha dichiarato: “Penso che possa aiutarci a capire chi erano”.

L’eccezionale opportunità di lavorare con i resti di un individuo così speciale ha suscitato emozione tra gli studiosi. La scoperta di Solecki di un ammasso di corpi, uno dei quali circondato da ciuffi di polline antico, ha portato a teorie controverse riguardanti rituali funerari e la sepoltura dei morti su un letto di fiori.

Le difficoltà politiche hanno tuttavia ritardato il ritorno sul sito per circa cinquant’anni, solo recentemente, un team delle università di John Moores di Cambridge e Liverpool ha potuto esaminare nuovamente la grotta nei monti Zagros, nel nord dell’Iraq. Il cranio di Shanidar Z, considerato il reperto di Neanderthal meglio conservato di questo secolo, era stato appiattito fino a raggiungere uno spessore di 1.77 centimetri, con questo appiattimento che potrebbe essere dovuto a una caduta di massi poco dopo la sua morte.

Il professor Graeme Barker del McDonald Institute for Archaeological Research di Cambridge ha descritto il teschio come “piatto come una pizza”, e la trasformazione dalla sua forma originale a quella attuale è stata un viaggio straordinario, con lo stesso Barker che ha sottolineato quanto sia importante non dimenticare la straordinarietà di queste scoperte archeologiche.

Shanidar Z è il quinto individuo identificato nell’ammasso di corpi sepolto dietro la roccia al centro della grotta, e gli archeologi ritengono che la pietra fosse utilizzata come identificatore per consentire ai Neanderthal nomadi di tornare nello stesso punto per seppellire i loro morti.

Le ricerche del professor Chris Hunt di John Moores suggeriscono ora che il polline, precedentemente associato alla controversa teoria della “sepoltura dei fiori” di Solecki, potrebbe invece provenire dalle api che scavavano nel pavimento della grotta, ciononostante ci sono ancora prove che le specie di Neanderthal fossero più empatiche di quanto si pensasse in precedenza.

Shanidar Z

La presenza di individui parzialmente paralizzati e altre caratteristiche indica una maggiore compassione e cura tra i Neanderthal, con il posizionamento dei corpi nello stesso punto e nella stessa direzione che suggerisce tradizione e passaggio di conoscenza tra generazioni.

La vita di Shanidar Z: Un viaggio nel passato

La storia di Shanidar Z ci offre uno sguardo affascinante sulla vita dei Neanderthal, una specie che ha abitato l’Europa e l’Asia occidentale durante l’ultima era glaciale, pertanto immaginiamo di tornare indietro nel tempo, di attraversare le fredde pianure e le fitte foreste, e di entrare nella grotta di Shanidar.

Shanidar Z viveva in un mondo ostile, dove la caccia e la raccolta erano essenziali per la sopravvivenza, con i Neanderthal che erano abili cacciatori, capaci di abbattere grandi animali come mammut lanosi, rinoceronti lanosi e bisonti, con le loro lance e le loro abilità di gruppo che li rendevano formidabili predatori ma la vita non era solo caccia. I Neanderthal raccoglievano anche frutti, radici e piante selvatiche per integrare la loro dieta; erano adattabili e sapevano sfruttare le risorse disponibili nel loro ambiente.

La cultura e la socialità

Contrariamente alla percezione comune, i Neanderthal non erano semplici esseri brutali, e la scoperta di Shanidar Z ci rivela aspetti della loro cultura e socialità. La pietra verticale sotto cui è stata sepolta potrebbe essere stata un punto di riferimento per la comunità, forse i Neanderthal si riunivano qui per cerimonie o per commemorare i defunti.

La teoria dei “fiori” di Solecki, sebbene ora messa in discussione, suggerisce che i Neanderthal potrebbero aver avuto rituali funerari, questo ci fa riflettere sulla loro spiritualità e sulle loro credenze riguardo alla morte e all’aldilà.

Shanidar Z

Nonostante la loro sofisticazione, i Neanderthal si estinsero misteriosamente circa 40.000 anni fa, con l’arrivo dell’Homo sapiens che potrebbe aver giocato un ruolo, ma le cause esatte rimangono ancora oggetto di dibattito tra gli scienziati.

Shanidar Z ci ricorda che la storia umana è complessa e sfaccettata, ogni individuo ha una storia da raccontare, e la sua vita ci aiuta a comprendere meglio il passato. In conclusione, questa scoperta è sia “emozionante” che “terrificante”, come ha affermato la paleoantropologa Emma Pomeroy.

La ricostruzione del cranio e del corpo di Shanidar Z è stata un compito impegnativo, ma grazie alla tecnologia 3D e alla collaborazione di esperti, ora possiamo ammirare il volto di questa donna di Neanderthal attraverso il documentario “I segreti dei Neanderthal” prodotto dalla BBC Studios Science Unit.

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