Flavio Romolo Augusto è noto alla storia col diminutivo di Augustolo, ovvero “Piccolo Augusto“, dove la terminazione in “ulus” (Flavius Romulus Augustus) in latino significava appunto “piccolo”, e stava a indicare l’età, ma anche il fatto che non contava nulla.
Nacque dal generale goto Flavio Oreste, e da Flavia Serena, nel 459 circa. E’ considerato tradizionalmente l’ultimo imperatore romano d’Occidente (31 ottobre 475 – 4 settembre 476). Quindi, l’Impero Romano, o almeno quello di Occidente, sorse e tramontò con lo stesso nome per il primo e l’ultimo dei suoi imperatori: Romolo.
Dopo la sua deposizione per mano del generale barbaro Odoacre, re degli Eruli, non fu nominato alcun nuovo imperatore, infatti Odoacre, una volta preso il potere in Italia, per non scontrarsi con l’imperatore d’Oriente, inviò le insegne imperiali d’occidente a Costantinopoli e l’ormai imbelle e privo di poteri effettivi senato di Roma non procedette all’elevazione di nessun nuovo imperatore. Per questo motivo la sua destituzione segna convenzionalmente la fine dell’Impero Romano d’Occidente e l’inizio del Medioevo.
La storia di quel periodo
In quel periodo le popolazioni barbariche devastavano l’Italia e l’Europa, alternandosi al potere, poiché essendo nomadi, si spostavano di continuo. Inoltre il Cristianesimo aveva preso il posto degli antichi Dei romani. Lo spirito della romanità era praticamente scomparso.
Nel 474 era imperatore d’Occidente Giulio Nepote, costui rimosse il patrizio e magister militum dell’Occidente, il gallo-romano Ecdicio Avito, e mise al suo posto Flavio Oreste. Questi, ottenuto il sostegno dell’esercito, si mosse da Roma ed entrò a Ravenna, obbligando Nepote a fuggire a Salona, in Dalmazia.
Oreste sperava in un riconoscimento e in un accordo da parte di Costantinopoli, infatti, fedele alla causa romana, chiese all’Imperatore d’Oriente, Zenone, la nomina come gerente, per suo conto, dell’Impero Romano d’Occidente, cosa che però non avvenne mai.
La nomina di Romolo Augustolo
Oreste non poteva ottenere personalmente la nomina perché era di origine barbara, mentre il figlio, avendo la madre proveniente da una famiglia patrizia romana, era considerato cittadino di Roma. Così il 31 ottobre, Oreste decise di dichiarare decaduto l’imperatore Giulio Nepote, e a quel punto nominò il figlio Romolo. Fu così che Romolo divenne imperatore.
Per ironia della sorte, il nuovo sovrano si chiamava Romolo, proprio come il fondatore di Roma. Fu presto soprannominato Augustolo, “piccolo Augusto“, forse per la sua giovanissima età, circa 16 anni, e per una sorta di disprezzo, poiché di fatto non governò mai. Il volto di Romolo Augustolo, o meglio il suo profilo, venne coniato a Roma, Milano, Ravenna e persino ad Arles, sulle monete romane, i “solidi” (dal quale deriva il termine soldi).
Romolo Augustolo rimase sul trono poco meno di un anno, ma non assunse mai davvero la carica. A detenere il potere, e a prendere tutte le decisioni, fu sempre il padre. Il problema più urgente era gestire le truppe barbariche che erano poste a difesa dell’impero, nominalmente fedeli all’imperatore, ma effettivamente tenute a bada dai pagamenti versati continuamente, attingendo alle casse dello stato.
L’Impero romano si trovava in una fase di grave e profonda crisi economica. Le casse dello stato non erano più sufficienti per pagare le truppe germaniche. Il potere di Oreste, che si basava proprio sulla promessa fatta alle milizie germaniche, presenti in Italia, di applicare il sistema dell’ospitalità anche alla penisola, venne così a mancare.
Oreste quindi non mantenne fede al patto, e le truppe barbariche (i mercenari barbari degli Eruli, degli Sciuri e dei Turcilingi) si ribellarono, e proclamarono come loro sovrano il generale Odoacre.
La nomina di Odoacre
Odoacre applicò il sistema dell’ospitalità anche all’Italia, dove per la prima volta soldati germanici si stanziarono stabilmente. Uccise Oreste, dopodiché occupò Ravenna, uccidendo anche Paolo, fratello di Oreste. La mossa successiva fu quella di deporre Romolo Augustolo, ma essendo giovanissimo gli risparmiò la vita, esiliandolo a Neapolis, nel Castellum Lucullanum, l’antica villa di Lucullo, situata sull’isolotto di Megaride, nel golfo di Napoli, dove oggi si trova il Castel dell’Ovo.
Secondo alcune fonti gli concesse un congruo vitalizio di seimila solidi annui, permettendogli di vivere con i propri parenti. Dietro ordine di Odoacre, Romolo inviò una lettera all’imperatore Zenone, in cui affidava il comando dell’Italia a Odoacre.
Probabilmente Odoacre risparmiò il giovane Romolo perché consapevole di non poter mai acquisirne il titolo e ritenne opportuno conservare una carta di riserva, mantenendo in vita il giovane imperatore.
Così Romolo regnò formalmente per un solo anno. Fino alla morte di Giulio Nepote, Zenone riconobbe solo quest’ultimo, non accettando Romolo Augusto.
Odoacre spedì a Costantinopoli le insegne imperiali d’Occidente, lo scettro, il diadema e il mantello che solo gli imperatori legittimi avevano il diritto di indossare, accontentandosi per sé del titolo di “Rex Gentium“, dato che quello di patrizio, come Zenone gli aveva spiegato, glielo poteva concedere solo il legittimo imperatore Nepote.
Si proclamò quindi “Re delle Genti” e governò l’Italia in quanto “patrizio” riconosciuto dall’imperatore orientale. Questo atto segnò la fine dell’Impero Romano d’Occidente. La sovranità sulle terre dell’Occidente passò quindi formalmente a Zenone, imperatore d’Oriente, che riconobbe Odoacre governatore d’Italia col titolo di patrizio.
Odoacre non fu un cattivo amministratore, si mostrò equo e generoso, ricompensando le sue truppe con un terzo delle terre dei più ricchi proprietari a cui però abbassò le tasse. Ad ogni modo la fine ufficiale dell’impero non modificò, sull’immediato, i modi di vita della popolazione romana d’Italia. Restavano Senato e Consolato retti soprattutto da patrizi romani.
Perché cade l’Impero romano d’Occidente?
In un periodo in cui l’Impero Romano era ancora giovane e fiorente, lo storico Tacito scrisse che Roma era in qualche modo destinata a crollare: in particolare a causa dell’enorme estensione del suo Impero, difficile da controllare da una città situata nel mezzo della penisola italiana.
Tra le cause della caduta dell’Impero Romano d’Occidente ci furono anche problemi di integrazione: se ai tempi della Repubblica e nei primi anni dell’Impero i territori conquistati erano stati romanizzati con efficacia, più avanti, tra III e IV secolo, nel sistema militare romano aumentò sempre di più la presenza di guerrieri germanici che non avevano pienamente assorbito la cultura e i valori di Roma e che erano ben più fedeli ai propri comandanti, con cui condividevano legami personali e tribali, ed al denaro che ricevevano da Roma, che allo Stato stesso.
Eppure, da un altro punto di vista, è possibile affermare che sotto molti aspetti l’Impero Romano non finì davvero con la proverbiale deposizione di Romolo Augustolo, ma soltanto con la caduta dell’Impero Romano d’Oriente.