Rivelata l’identità dei due sarcofagi di Notre Dame

Durante gli scavi nella cattedrale all'inizio del 2022, i ricercatori hanno trovato due insoliti sarcofagi di piombo risalenti a secoli fa, ma nessuno sapeva chi fosse sepolto al loro interno

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Rivelata l'identità dei due sarcofagi di Notre Dame
Rivelata l'identità dei due sarcofagi di Notre Dame

Il giorno dopo che il mondo ha visto bruciare la cattedrale di Notre Dame tre anni fa, gli archeologi sono stati chiamati per esaminare i danni e assistere al lungo e scrupoloso processo di restauro. Durante gli scavi nella cattedrale all’inizio del 2022, i ricercatori hanno trovato due insoliti sarcofagi di piombo risalenti a secoli fa, ma nessuno sapeva chi fosse sepolto al loro interno.

Ora, i ricercatori hanno annunciato le loro scoperte: i sarcofagi contengono i resti di due uomini ricchi, uno ecclesiastico che potrebbe aver avuto la “malattia dei re”, e l’altro giovane e nobile, ma i cui resti lasciavano intendere una vita dura.

Eric Crubezy, professore di antropologia biologica presso l’Università di Tolosa III, ha supervisionato l’apertura dei sarcofagi il mese scorso e ha studiato le ossa per saperne di più sull’età alla morte e sugli stili di vita degli uomini. “Il primo soggetto è stato identificato grazie ad una targhetta identificativa sulla sua bara”, ha detto Crubézy. La targa in ottone riporta il nome di Antoine De la Porte, morto all’età di 83 anni il 24 dicembre 1710.

De la Porte era un canonico, ha dichiarato Crubézy, o un membro del clero responsabile della cattedrale. Ha usato la sua ricchezza per aiutare a sostenere il coro di Notre Dame, il che potrebbe spiegare la sua sepoltura sotto la parte centrale del transetto, un’area riservata all’ultima dimora dell’élite.

Secondo una dichiarazione dell’Università di Tolosa, i resti di De la Porte sono abbastanza ben conservati – comprese le sue ossa, i capelli della testa e della barba e alcuni tessuti – e c’erano tre medaglie poste sopra il suo sarcofago. Crubézy ha dichiarato che i denti del canonico erano in ottima forma ma che non c’erano quasi segni di attività fisica sul suo corpo, il che significa che questo individuo è stato probabilmente sedentario durante la sua vita. L’alluce dell’uomo, tuttavia, mostrava segni di gotta, una specie di artrite infiammatoria. Poiché la gotta può essere scatenata bevendo e mangiando in eccesso, è stata spesso definita la “malattia dei re”.

Il secondo sarcofago di piombo non aveva una targhetta con il nome, quindi il suo occupante rimane anonimo al momento. Quest’uomo aveva tra i 25 ed i 40 anni alla morte, ma il suo corpo tradiva una vita difficile. “Mostra i segni di qualcuno che ha cavalcato fin dalla giovane età, e ha perso la maggior parte dei suoi denti negli anni e nei mesi che hanno preceduto la sua morte”, ha detto Crubézy.



Crubézy ha anche trovato prove di ossa reattive sul cranio e sulla colonna vertebrale dell’uomo, inducendolo a ipotizzare che la causa della morte dell’uomo potesse essere stata la meningite cronica a causa della tubercolosi.

Ancora più intrigante è stata la pratica funebre post mortem per l’uomo sconosciuto, soprannominato “Le Cavalier”. Sebbene i capelli di quest’uomo non siano stati conservati, i ricercatori hanno scoperto foglie e fiori attorno al suo cranio e sull’addome. “Il cranio del cavaliere era stato segato e il suo petto aperto per essere imbalsamato, questa era una pratica comune nella nobiltà dopo la metà del XVI secolo”, ha affermato Crubézy.

“Se la data della morte è stata intorno alla seconda metà del XVI secolo o all’inizio del XVII secolo, potremmo essere in grado di identificarlo nel registro dei morti che abbiamo. Se è precedente, probabilmente non sapremo mai chi era”, ha dichiarato Christophe Besnier, l’archeologo che ha guidato l’Istituto nazionale di ricerca archeologica preventiva(INRAP).

Ulteriori ricerche verranno fatte sui due sarcofagi e sui loro occupanti nei prossimi mesi per scoprire di più sull’origine geografica degli uomini e sulla loro dieta e potrebbero fornire ulteriori indizi sui loro stili di vita e sui loro decessi. I risultati finali di queste analisi sono attesi tra l’inizio e la metà del 2023.

Fonte: The Guardian

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