venerdì, Novembre 22, 2024
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Rabbia tra le otarie: salgono a 17 i casi accertati

Il primo focolaio significativo di rabbia tra mammiferi marini solleva preoccupazioni globali

Negli ultimi anni, il mondo della biologia marina è stato scosso da una scoperta allarmante: il primo focolaio significativo di rabbia tra le otarie, evento significativo in quanto rappresenta anche il primo caso nei mammiferi marini. Questo evento senza precedenti ha coinvolto nello specifico le otarie orsine del Capo (Arctocephalus pusillus), una specie di foca che abita le coste del Sudafrica e della Namibia.

La rabbia, una malattia virale mortale che colpisce il sistema nervoso centrale, è stata confermata in diversi esemplari di queste otarie, suscitando preoccupazione tra scienziati, ambientalisti e frequentatori delle spiagge.

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Il primo segnale di allarme è arrivato nel maggio del 2024, quando una foca ha attaccato cinque surfisti in una spiaggia popolare di Città del Capo, un comportamento aggressivo e insolito che ha spinto gli esperti a indagare più a fondo. Dopo aver testato quattro esemplari, tre di essi sono risultati positivi alla rabbia, e da allora, il numero di casi confermati è salito a 17, distribuiti lungo un tratto di costa di 650 km tra Città del Capo e Plettenberg Bay.

La scoperta ha sollevato numerose domande sulla trasmissione del virus, con gli scienziati che ipotizzano che le otarie possano aver contratto la rabbia dai sciacalli dal dorso nero, predatori noti per attaccare i cuccioli di foca nelle colonie terrestri lungo la costa occidentale del Sudafrica e della Namibia.

Questo focolaio rappresenta una sfida significativa per la gestione della fauna selvatica e la salute pubblica, poiché la rabbia è una malattia altamente contagiosa e potenzialmente letale per gli esseri umani.

La situazione attuale richiede un monitoraggio continuo e misure preventive per proteggere sia gli animali che le persone, con le autorità che stanno lavorando a stretto contatto con gli esperti di fauna selvatica per comprendere meglio la dinamica dell’epidemia e sviluppare strategie efficaci per contenerla.

Questo fenomeno di rabbia tra le otarie sottolinea l’importanza della ricerca scientifica e della collaborazione internazionale nella gestione delle malattie zoonotiche, che possono avere impatti devastanti su diverse specie e sugli ecosistemi marini.

La trasmissione della rabbia tra le otarie orsine del Capo

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La trasmissione della rabbia tra le otarie orsine del Capo rappresenta un fenomeno complesso e preoccupante, come abbiamo detto in precedenza, gli scienziati ritengono che il virus sia stato introdotto nella popolazione di otarie attraverso i sciacalli dal dorso nero (Canis mesomelas), noti predatori di cuccioli di foca, e animali endemici nelle regioni costiere del Sudafrica e della Namibia, dove le otarie si riproducono e formano colonie terrestri.

Il comportamento aggressivo è stato uno dei primi segnali di allarme facendo pensare alla rabbia tra le otarie, dopodiché i successivi attacchi ai surfisti e ai bagnanti, così come l’aggressività verso altri animali, hanno spinto gli esperti a condurre test approfonditi. La diagnosi di rabbia è stata confermata attraverso l’analisi di campioni biologici prelevati da esemplari sospetti, pertanto la scoperta di 17 casi positivi lungo un tratto di costa di 650 km ha evidenziato la gravità della situazione.

Impatti sull’ecosistema marino

La presenza della rabbia tra le otarie orsine del Capo solleva preoccupazioni significative per l’ecosistema marino, questo in quanto le otarie svolgono un ruolo cruciale nell’equilibrio ecologico delle coste sudafricane, e un’epidemia di questa portata potrebbe avere ripercussioni a catena su altre specie marine e sull’intero habitat costiero, considerando anche che la mortalità delle otarie infette potrebbe alterare le dinamiche predatorie e influenzare la disponibilità di risorse alimentari per altre specie.

Per affrontare questa emergenza di rabbia tra le otarie, le autorità sudafricane stanno implementando una serie di misure di contenimento e prevenzione, queste includono: il monitoraggio continuo delle colonie di otarie, la vaccinazione degli animali a rischio e la sensibilizzazione del pubblico sui comportamenti da adottare in caso di avvistamento di animali sospetti. La collaborazione tra scienziati, veterinari e autorità locali è essenziale per sviluppare strategie efficaci e limitare la diffusione del virus.

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La ricerca scientifica gioca un ruolo fondamentale nella comprensione e nella gestione di questa epidemia di rabbia tra le otarie, gli studi in corso mirano a identificare le modalità di trasmissione del virus, valutare l’efficacia delle misure di contenimento e sviluppare vaccini specifici per le otarie, per di più la collaborazione internazionale è cruciale per condividere conoscenze e risorse, e per affrontare in modo coordinato le sfide poste dalle malattie zoonotiche.

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