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I primi terrestri ad arrivare sulla Luna

Sì, è vero, i dinosauri ci hanno battuto. Sessantacinque milioni di anni prima che Neil Armstrong, arrivato sulla Luna, effettuasse "un piccolo passo per un uomo, un balzo da gigante per l'umanità", i dinosauri giunsero sul nostro satellite

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Questa è una cosa davvero difficile da digerire ma, un pezzo di scrittura scientifica che è stato condiviso online negli ultimi giorni ha portato a conoscenza di tutti una cosa che astrofisici e astronomi sanno da molto tempo: molto probabilmente ci sono piccoli pezzi di dinosauro sulla Luna.

Sì, è vero, i dinosauri ci hanno battuto. Sessantacinque milioni di anni prima che Neil Armstrong effettuasse quel “piccolo passo per un uomo, un balzo da gigante per l’umanità“, i dinosauri giunsero sul nostro satellite, anche se per essere onesti le loro procedure di sicurezza non erano rigorose come le nostre, quindi, in effetti, non fecero passi ma si fermarono, o al massimo rimbalzarono, là dove toccarono il suolo lunare.

Come ci arrivarono?

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Qualcuno avrà già capito che vi arrivarono facendo l’autostop, per la precisione si fecero dare un passaggio dai detriti sbalzati in cielo causati dall’asteroide che li ha spazzò dalla faccia della Terra e pose fine al loro regno, fino ad allora, incontrastato.

Ma come può essere accaduta una cosa simile? È un fatto abbastanza normale: quando i pianeti, come il nostro, vengono colpiti da corpi solidi provenienti dallo spazio, in genere si forma un cratere come i tanti che possiamo ancora oggi osservare.

Tuttavia, se il corpo è abbastanza grande e abbastanza veloce, l’impatto può far sì che i detriti prodotti nello scontro e sbalzati verso l’alto raggiungano la velocità di fuga (11,2 chilometri al secondo) ed escano dalla nostra atmosfera. Gran parte di questi detriti ricadrà sul pianeta, per effetto della gravità, ma può succedere che altri pezzi potrebbero assumere traiettorie che gli permetterebbe di sfuggire all’influenza gravitazionale e di inoltrarsi nel Sistema Solare, spesso mettendoli in rotta di collisione con altri pianeti.

Abbiamo molte prove che ciò accade regolarmente: almeno 289 meteoriti rinvenuti sul nostro pianeta sono arrivati da Marte, dal quale erano sono stati sbalzati in seguito ad impatti di grosse meteoriti o asteroidi. Si pensa che molte lune nel Sistema Solare siano state create da impatti giganteschi, compresa la nostra.
Secondo recenti ricerche, potrebbe anche essere possibile per alcuni microrganismi sopravvivere al viaggio dalla Terra ad altri pianeti o viceversa trasportati in queste rocce come se stessero all’interno di astronavi.
Ma torniamo ai dinosauri.
Come  spiega lo scrittore Peter Brannen nel suo libro The Ends of the World, il corpo celeste che colpì la Terra era così grande e viaggiava a una velocità così incredibile che “quando l’asteroide impattò la superficie della Terra, nel cielo sopra di esso, dove avrebbe dovuto esserci l’aria, creò nell’atmosfera un buco di vuoto che arrivava allo spazio esterno. Mentre l’atmosfera si precipitava a chiudere questo buco, enormi volumi di terra e rocce furono espulsi in orbita e oltre, il tutto entro pochi attimi dall’impatto“.

Con la terra e la roccia, probabilmente, furono trasportati via anche microorganismi e i resti di animali uccisi dall’impatto.

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Alla fine della loro era, piccoli frammenti di dinosauro compirono il viaggio dalla Terra alla Luna, dove trovarono sepoltura; e, probabilmente, qualcuno arrivò anche su Marte.

Il pericolo rappresentato dagli asteroidi

Sulla Terra, in realtà, cadono cadono continuamente polvere e sassi cosmici di piccole dimensioni che si vaporizzano nell’atmosfera durante la loro caduta. Saltuariamente meteore di dimensioni maggiori arrivano fino alla superficie e, nella maggior parte dei casi, finiscono in mare senza fare danni. Nello spazio, però, vagano anche meteore di dimensioni maggiori, il cui impatto con il nostro pianeta può provocare danni importanti.

Un gruppo di ricercatori guidati dal professor Clemens Rumpf ha pubblicato su Meteoritics & Planetary Science i risultati di una simulazione al computer di oltre un milione di diversi impatti di meteore e piccoli asteroidi abbastanza grandi da raggiungere la superficie terrestre.

Le conclusioni di questo studio sono interessanti in quanto certificano che ad ucciderci non sarà uno tsunami né un terremoto e neanche l’impatto devastante della roccia spaziale. Se moriremo a causa di un asteroide, sarà per le spaventose raffiche di vento e per le onde d’urto provocate dall’esplosione generata dalla caduta. Questa è una delle conclusioni cui è giunta la simulazione al computer che ha indagato i rischi di mortalità di oltre un milione di possibili tipi di impatto di asteroidi.

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