Plotino, l’ultimo dei grandi filosofi greci

Plotino rappresenta l'ultimo dei grandi pensatori greci che hanno fatto la storia della filosofia

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Plotino nasce a Licopoli, una cittadina egiziana tra il 203 ed il 205 e morirà in Italia, esattamente in Campania, nel 270. Tutta la sua vita si svolge in una fase turbolenta e drammatica dell’Impero Romano, segnato dalle lotte tra le legioni che nominavano imperatori dalla vita (non soltanto quella politica) molto breve e spesso in aperto conflitto tra loro. Per completare il quadro di un secolo molto difficile dobbiamo aggiungere le sempre più numerose incursioni di barbari da nord e da est, una serie di epidemie di peste o vaiolo ed una crisi finanziaria che toccò anche le province non soggette ai raid delle popolazioni barbariche.
Eppure nelle opere e nel pensiero di Plotino niente dei drammi e dei disagi del mondo reale traspare. Il padre del neo platonismo si limita a contemplare un mondo eterno di bellezza e bontà. La religione cristiana deve molto al neo platonismo di Plotino, tanto ne è innervata e pervasa. Secondo Dean Inge (1860-1954), professore di teologia all’Università di Cambridge ed autore forse del libro più importante su Plotino, “è impossibile separare il platonismo dal cristianesimo, senza mandare in pezzi il cristianesimo”.
Plotino diventa quindi storicamente importante per aver plasmato il cristianesimo medievale e successivamente la teologia cattolica. Tra i meriti di Plotino ci sono quelli di aver chiarito e meglio strutturato l’insegnamento di Platone. Le sue argomentazioni contro il materialismo e l’intera concezione tra anima e corpo è molto più chiara che in Platone o Aristotele.
Quel poco che si sa della sua vita, ammantata di leggende, lo dobbiamo ad un suo amico e discepolo, Porfirio. Con molta probabilità si trattava di un egiziano ellenizzato e pare che intorno al 232, all’età di ventisette anni, iniziò a studiare filosofia ad Alessandria d’Egitto, dove visse fino all’età di 39 anni, avendo come maestro Ammonio Sacco, da molti ritenuto il padre del neo platonismo.
Nel 242 Plotino si aggregò alla campagna militare del giovanissimo imperatore Gordiano III (225-244) contro i Sasanidi che avevano invaso le province romane ad ovest dell’Eufrate. Dopo una serie di vittorie i Romani subirono una pesante sconfitta nei pressi di Mesiche (l’attuale Falluja) nel 244 con la stessa uccisione dell’Imperatore secondo fonti persiane. Plotino partecipò a questa campagna militare con l’intenzione di studiare più approfonditamente le religioni orientali. Si trasferì in seguito a Roma dove con l’appoggio dell’imperatore Gallieno iniziò ben presto ad insegnare.
Progettò di costituire una Repubblica platonica in Campania e di costruire una nuova città Platonopoli, ma l’imperatore dapprima favorevole cambiò idea e proibì il progetto. Fino a 49 anni Plotino non scrisse una riga ma dopo la sua produzione letteraria fu copiosa ed è giunta a noi grazie alle cure del suo discepolo Porfirio.
Plotino aveva un grandissimo rispetto per Platone che designava normalmente come “Egli”. Le idee e le dottrine mistiche del Fedone e del VI libro della Repubblica, le dissertazioni sull’amore del Simposio sono i temi maggiormente trattati nelle Enneiadi (così si chiamano le opere di Plotino).
La metafisica di Plotino comincia con la Santa Trinità: l’Uno, lo Spirito e l’Anima. Una trinità gerarchizzata dove prima di tutto viene l’Uno, a volte chiamato Dio a volte il Bene, poi lo Spirito ed infine l’Anima. L’Uno è presente in ogni luogo senza che abbia bisogno di “venire”: mentre non c’è in nessun luogo, non c’è nessun luogo dove Egli non sia.
Plotino chiama la Seconda Persona della Trinità: Nous. Termine di difficile traduzione che Inge preferisce declinare come Spirito con l’avvertenza che questo termine esclude il contenuto intellettuale e della ragione che la parola Nous implica. Il Nous è l’immagine dell’Uno in altre parole è la luce con la quale l’Uno vede se stesso. Infine giungiamo all’Anima, il terzo è più basso membro della Trinità. Attraverso l’Anima prendono vita tutte le cose viventi. E’ l’emanazione dell’Intelletto Divino. L’Anima si sdoppia, una parte è proiettata verso il Nous, un’altra verso l’esterno.
La materia è creata dall’Anima e non ha una realtà indipendente. Coloro che vivranno nel giusto vedranno l’Anima progressivamente innalzarsi verso l’eternità. Man mano che l’Anima sale verso l’eterno perde progressivamente la memoria della sua vita temporale fino a fondersi con il Nous, pur rimanendo allo stesso tempo due cose distinte.
Plotino esplicita in maniera chiara ed incontrovertibile che l’Anima, contrariamente al corpo, è immortale, elemento che pervaderà la filosofia cristiana. Al punto più basso dell’emanazione o processione dall’Uno si trova la materia, che è un semplice non-essere perché non è un’ipostasi.  Nel linguaggio filosofico un ipostasi è la natura da cui sgorgano le proprietà d’una cosa. Il male nella filosofia di Plotino si comprende meglio attraverso la provvidenza.  La provvidenza, secondo Plotino, è il segno dell’originarsi dall’alto degli elementi di questo mondo. Essa è il necessario adeguarsi della realtà all’Idea di cui è immagine.
Il termine greco πρόνοια (prònoia), con cui si traduce “provvidenza”, va inteso non come un provvedere fattivamente a qualcosa, poiché l’intelligibile non si occupa affatto del mondo sensibile. La prònoia per Plotino è solamente “precedenza” o antecedenza del noùs rispetto al sensibile. Da ciò deriva che il mondo sia buono. Plotino non ha la pretesa di spiegare il male, di giustificarlo razionalmente, come farà ad esempio Leibniz; né vuole sminuirlo, come facevano gli stoici, secondo cui tutto avviene sempre secondo ragione.
Plotino visse i suoi ultimi giorni in una proprietà in Campania, forse situata nei pressi delle antiche terme vescine, lasciatagli dall’amico Zethos. Secondo il racconto di Eustochio, che gli fu accanto al momento del trapasso, le sue ultime parole furono: «Sforzatevi di restituire il Divino che c’è in voi stessi al Divino nel Tutto». Eustochio racconta che un serpente strisciò sotto il letto dove giaceva Plotino, e sgusciò via attraverso un buco nel muro; nello stesso istante Plotino morì.

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