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PierLuigi Ighina, il millantatore che sognava gli atomi

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di Oliver Melis

Pier Luigi Ighina nasce a Milano il 23 giugno 1908 e si spegna a Imola l’8 gennaio 2004. Lo strambo e simpatico vecchietto, grazie ai suoi fantasiosi studi e alle macchine ingegnosamente realizzate, è diventato, suo malgrado, uno degli Dei del Pantheon complottista al pari di Tesla e altri personaggi più o meno consapevoli di come le loro teorie sarebbero state captate dal grande pubblico.

Da giovane studiò la natura e l’elettromagnetismo, a Milano divenne tecnico in elettronica e radioelettronica. Lavorò alla Magneti Marelli, alla CGEe in seguito alla Ansaldo di Genova, si arruolò nel 1926 nella Marina Militare come telegrafista.

Le teorie di Ighina si rifacevano in parte a quelle di Wilhelm Reich sull’orgone, teorie mai avallate dalla comunità scientifica.

Ighina sosteneva di aver collaborato con Marconi dopo averlo conosciuto in maniera fortuita grazie a un lontano parente di entrambi e di averlo coadiuvato in diverse scoperte pur non essendo mai stato citato. Dal punto di vista storico non è noto nessun documento o dichiarazione di Guglielmo Marconi che convalidi Ighina come suo collaboratore o anche solo come conoscente, nonostante Ighina frequentasse la Fondazione Guglielmo Marconi, nessuna delle affermazioni sul suo lavoro con lo scienziato risulta veritiera.

Nello stesso anno della morte di Marconi, Ighina a Imola fonda Il “Centro internazionale di studi magnetici” associazione senza fini accademici.

Ighina sosteneva, grazie agli studi svolti, di poter rigenerare cellule morte, di controllare i terremoti, di controllare il tempo meteorologico e di poter ricavare energia dal nulla. Queste sue elucubrazioni vennero pubblicate nel 1954 in un libro dal titolo “L’atomo magnetico“. In questo curioso libro, che sicuramente non deve mancare nella libreria del perfetto complottista, Ighina riassumeva tutte le idee partorita dalla sua fantasiosa mente.

Le sue teorie però, per sua stessa ammissione, non superarono mai nessuna verifica sperimentale e non furono neppure brevettate. L’aspirante genio Ighina fu anche intervistato da Report, intervista che rilasciò alla veneranda età di 90 anni. Nell’intervista affermava che le sue invenzioni non venivano prese in considerazione perché qualcuno voleva che tali marchingegni non divenissero di uso comune, insomma, qualcuno complottava contro di lui. Come mai Ighina non brevettò mai le sue scoperte ed invenzioni? A qualcuno poteva ad esempio interessare la fantomatica macchina della pioggia, che poteva far piovere o distruggere le perturbazioni a piacere. Tale macchina era costituita da una grossa elica rivolta verso l’alto e da due gruppi di tubi un gruppo in superficie e il secondo interrato, carichi di polvere di alluminio che caricandosi di energia (Come?) potevano allontanare o avvicinare le nubi invertendo la polarità e entrando in contrasto con la polarità negativa delle nubi. Conobbe una certa notorietà anche la sua valvola antisismica.

Proviamo ad immaginare che tutta l’umanità, chiunque, sia in grado di far piovere o programmare belle giornate di sole solo acquistando una macchina apposita: ne uscirebbe un caos meteorologico spaventoso.

Ighina sicuramente era un vecchio con delle strambe idee ma, a differenza di altri, non speculò mai sulla creduloneria di chi lo sosteneva. Come detto, temeva per la sua vita a causa delle sue scoperte e invenzioni e infatti si spense a 95 anni nella sua casa di Imola!

Riposa in pace vecchio sognatore.

 

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