A volte, i calcoli facili sono i più interessanti. Un recente articolo di Balázs Bradák dell’Università di Kobe in Giappone ne è un esempio calzante.
In esso, il ricercatore ha adottato un approccio certamente semplicistico, ma propone sette esopianeti conosciuti che potrebbero contenere la chiave della domanda più grande di tutte: siamo soli?
L’esperto è partito da una semplice premessa: esiste la possibilità che la vita sulla Terra possa aver avuto inizio tramite la panspermia. C’è anche il caso che la panspermia possa essere stata intenzionale: una civiltà avanzata avrebbe teoricamente potuto inviare scientemente una nave porta-sementi biologici nel nostro sistema solare locale per diffondere la vita qui, essenzialmente da zero.
Alcuni pianeti ospitano realmente forme di vita intelligenti?
Con queste ipotesi, certamente molto pretenzione, in corso di studio, il dottor Bradák ha elaborato alcune caratteristiche dei pianeti che avrebbero potuto essere il punto di partenza di una civiltà aliena avanzata.
In primo luogo ha ipotizzato, come gran parte della comunità astrobiologica, che affinché una civiltà avanzata sia potuta sorgere su un pianeta, quel pianeta debba essere stato essere almeno parzialmente coperto da un oceano.
Per soddisfare questo requisito, il pianeta deve avere sia le giuste dimensioni che la giusta temperatura. Le due categorie di dimensioni degli esopianeti originariamente selezionate dal Dr. Bradák sono state “terrestri” – pianeti simili alla Terra, comprese le cosiddette “Super-Terre” – e “sub-Nettuno” – pianeti che sono significativamente più grandi del nostro ma più piccoli di Nettuno appunto.
Qualsiasi pianeta extrasolare di questo tipo dovrebbe trovarsi nella zona abitabile della sua stella madre. Questo punto da solo ha ristretto drasticamente il campo potenziale dei pianeti candidati. Per semplicità, il Dr. Bradák ha eliminato anche i sub-Nettuniani come classe planetaria.
Ha tuttavia inserito un ulteriore fattore: l’età. Sappiamo che sulla terra ci sono voluti circa 4,6 miliardi di anni perché la vita si evolvesse al punto da poter teoricamente inviare oggetti verso altri sistemi stellari. Poiché anche il pianeta originale dovrebbe aver sviluppato una tale civiltà, la sua età minima sarebbe il doppio del tempo, ovvero 9,2 miliardi di anni.
Alieni: fantasia o realtà?
La possibile esistenza degli alieni è un argomento affascinante che ha coinvolto molti campi scientifici, tra cui l’astronomia, la biologia, la fisica e l’astrobiologia. Di seguito proponiamo una panoramica su alcune delle aree più significative di ricerca e le evidenze che possono supportare (o meno) l’ipotesi dell’esistenza degli alieni, sperando sia di vostro gradimento:
1. Esopianeti e zone abitabili: Una delle aree di ricerca principali è stata la scoperta di esopianeti, pianeti al di fuori del nostro sistema solare. Grazie a missioni come il telescopio spaziale Kepler e il Transiting Exoplanet Survey Satellite (TESS), sono stati trovati migliaia di corpi celesti simili, molti dei quali si trovano nella cosiddetta “zona abitabile” attorno alle loro stelle, dove le condizioni potrebbero essere favorevoli per la presenza di acqua liquida e, potenzialmente, di vita.
2. Biosegnali: Gli scienziati hanno cercato segni di vita su altri pianeti e lune del nostro sistema solare. Ad esempio, segnali importanti potrebbero essere la presenza di acqua liquida, atmosfere ricche di ossigeno, biosignature chimiche, come il metano, e modelli atmosferici non spiegabili completamente da processi non biologici.
3. Vita estrema sulla Terra: Gli studi sulle forme di vita estreme presenti sulla Terra, come i batteri che prosperano in ambienti particolari come sorgenti termali oceaniche, laghi salati o ghiacciai, hanno fatto ipotizzare che la vita si sia potuta adattare a una vasta gamma di condizioni ambientali, aumentando le possibilità di vita extraterrestre.
4. Paradosso di Fermi: Questa è una riflessione sulla apparente incongruenza tra la probabilità stimata di esistenza di civiltà extraterrestri e l’assenza di evidenze osservabili di tali civiltà. Numerose teorie hanno tentato di spiegare questo paradosso, alcune delle quali hanno ipotizzato che le civiltà extraterrestri potrebbero essere troppo lontane, oppure potrebbero utilizzare tecnologie non riconoscibili per noi.
5. Cercare segnali di intelligenza extraterrestre (SETI): Il progetto SETI si è proposto di rilevare segnali provenienti da civiltà extraterrestri, sia tramite onde radio che altri mezzi. Anche se finora non sono stati rilevati segnali convincenti, la ricerca continua.
6. Esplorazione spaziale: L’esplorazione diretta di pianeti e lune del nostro sistema solare attraverso sonde spaziali e missili potrebbe rivelare nuove informazioni sulla presenza di vita o di habitat potenzialmente abitabili.
7. Esobiologia e astrobiologia: Questi campi di ricerca studiano l’origine, l’evoluzione e la distribuzione della vita nell’universo, cercando di comprendere le condizioni che potrebbero supportare la vita extraterrestre.
Conclusioni
Mentre molte domande sono rimaste senza risposta e non sono state purtroppo trovate prove concrete dell’esistenza degli alieni, la ricerca continua a fornire nuove informazioni e a spingere i confini della conoscenza umana, mantenendo viva la possibilità che un giorno potremo trovare la risposta alla domanda se siamo soli nell’universo.