Perché è importante la Battaglia di Poitiers?

“Poche battaglie sono ricordate 1000 anni dopo esser state combattute, ma la Battaglia di Tours è un’eccezione, Carlo Martello fece ritornare indietro un’avanzata musulmana che avrebbe potuto conquistare la Gallia, se le fosse stato concesso di continuare”

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Il mondo medievale è costellato da lotte e battaglie decisive. Ma rare sono le battaglie che hanno davvero cambiato la storia del mondo per la loro importanza. Una di queste viene considerata la Battaglia di Poitiers.

La battaglia di Poitiers, detta anche battaglia di Tours, fu combattuta nel mese di ottobre del 732 d.C., tra l’esercito arabo-berbero musulmano di al-Andalus, comandato da Abd al-Raḥman, e quello dei Franchi di Carlo Martello, maggiordomo di palazzo dei re merovingi.

Il preludio alla battaglia di Poitiers

Intorno al 700 d.C. il califfato musulmano omayyade si stava allargando rapidamente. Era il secondo dei quattro grandi califfati che si sono susseguiti dopo la morte di Maometto, e in quel tempo era uno dei più grandi imperi del mondo.

All’epoca erano i Visigoti a governare l’Iberia, ma nel 710 d.C., il duca Roderico spodesta il re Agila, che chiede aiuto a un governatore cristiano che a sua volta si rivolge ai musulmani d’Africa. Un piccolo esercito attraversa così lo stretto nel 711 d.C., sotto la guida del berbero Tariq ibn Ziyad, che subito dopo si scontra con i Visigoti, nella battaglia di Guadalete, nell’estremo sud dell’Iberia.

I musulmani penetrano con grande facilità nella penisola, e quella che doveva essere solo scorreria, di fatto mette fine al regno dei Visigoti. In poco meno di sette anni gli arabi conquistano quasi tutta la penisola iberica (tranne quel territorio che diventerà il Regno delle Asturie), e arrivano a occupare la Settimania e la sua capitale Narbona, fino ad allora controllata dai Visigoti. Da lì si muovono verso Tolosa e la cingono d’assedio, ma i Franchi sbaragliano le forze musulmane.



La conquista dell’Aquitania

Successivamente, nel 732, il generale ‘Abd al-Rahaman, attraversa i Pirenei e si spinge alla conquista dell’Aquitania. I musulmani attaccano la città di Bordeaux, che viene selvaggiamente saccheggiata ed incendiata. Dopo di che puntano in direzione della ricca città di Tours e della sua basilica, dedicata a Martino di Tours, per depredarla.

Solo a quel punto il duca Oddone d’Aquitania, che in precedenza aveva avuto buone intese coi musulmani e pessime con Carlo Martello, tentò di arrestare il passaggio dell’esercito musulmano, ma fu sconfitto nella battaglia della Garonna. Si decise allora a chiedere l’intervento di Carlo Martello, potentissimo funzionario del regno franco.

La battaglia di Poitiers

Carlo si presentò con un esercito, composto da Franchi, con forti presenze di Gallo-latini e Borgognoni, ma anche con combattenti Alemanni, ovvero abitanti dell’attuale Assia e Franconia, di Bavari, di genti della Foresta Nera, di volontari Sassoni, di Gepidi e di cavalleria leggera visigota.

Il piano di Carlo Martello era quello di schierare la fanteria pesante franca alla confluenza di due fiumi, il Clain e il Vienne, su un piccolo rilievo boscoso, in modo che fosse protetta sui fianchi dai corsi d’acqua, contro i quali non era possibile un’azione decisiva della cavalleria nemica.

Il condottiero aveva scelto quel punto strategico, consapevole di avere un esercito numericamente inferiore, e per tentare di mascherare la cosa, aveva inoltre posizionato alcune truppe all’interno del bosco, per trarre in inganno il nemico sul reale numero dei guerrieri.

Infatti per proseguire l’avanzata verso Tours i musulmani devono necessariamente affrontare i Franchi, perché l’unico ponte sui due fiumi era a monte, ma la foresta proteggeva in qualche modo le truppe franche dagli attacchi laterali.

Formazione dell’esercito di Carlo Martello

La fanteria di prima linea era composta soprattutto da uomini armati di ascia, mentre in seconda linea erano schierati fanti armati di picche e giavellotti, in modo che ai fanti armati di ascia toccasse il compito di tenere il corpo a corpo con la fanteria leggera musulmana, e ai fanti armati di picche e di lance quello di tener a debita distanza la cavalleria avversaria.

La cavalleria di Oddone era invece mimetizzata in un bosco con un duplice incarico, di intervenire al momento concordato per depredare il campo musulmano sguarnito, e per attaccare il fianco destro della formazione avversaria, una volta che questo si fosse sbilanciato per eliminare la seconda fila dei fanti franchi.

L’attesa, la tattica di al-Rahaman

Quando ‘Abd al-Rahaman si avvicina all’esercito cristiano, capisce che probabilmente i Franchi avrebbero avuto il sopravvento. Nonostante ciò schiera le sue truppe e si prepara per la battaglia.

Gli eserciti si studiano per una settimana, senza arrivare a una battaglia conclusiva. Pare che quella situazione di attesa fosse una tattica deliberata, condotta da al-Rahaman per radunare tutto il suo esercito.

 Il 10 ottobre del 732, il generale arabo scatena la battaglia. Si affida prevalentemente alla cavaliera, cercando di rompere le linee nemiche, ma non ci riesce. La fanteria dei Franchi resiste e mantiene la posizione. Dal canto suo, il duca Oddone inizia un’operazione ai fianchi del nemico, e raggiunge l’accampamento musulmano.

Aiutato dai suoi cavalieri Oddone riesce a infliggere gravi perdite ai musulmani, libera circa duecento Franchi prigionieri, recupera il bottino e attira su di sé le forze nemiche, che abbandonano il campo di battaglia principale. Questa battaglia si trasforma così in una situazione senza precedenti, del tutto inaspettata per al-Rahaman, che non riesce a riportare all’ordine le sue truppe.

Il lastricato dei martiri

Carlo Martello approfitta subito di quel momento di sbandamento e accerchia i musulmani. E’ una carneficina, che dura fino a quando c’è luce. Cade anche ‘Abd al-Rahaman, forse proprio sotto l’ascia di Carlo Martello.

Con il loro generale morto, i sopravvissuti fuggono con il favore delle tenebre, lasciando sul campo i morti e i feriti, oltre che il prezioso bottino razziato in Aquitania.

I musulmani ricorderanno quella battaglia come “il lastricato dei martiri“. Carlo Martello, quando il giorno seguente scopre che non c’è più l’ombra di un nemico rimane stupito.

Carlo Martello alla Battaglia di Poitiers

La vittoria schiacciante rende un grande servizio al condottiero franco, elogiato da tutti come il salvatore della cristianità, il “martello che ruppe i musulmani” (da lì nasce il soprannome). Grazie a quella vittoria, che in realtà non ferma la conquista degli Arabi, Carlo Martello apre al suo casato una strada che porta dritta all’impero: Carlo Magno, primo imperatore dei Romani, incoronato nell’anno 800, è infatti suo nipote.

La battaglia di Poitiers è considerata di fondamentale importanza

Poche battaglie sono ricordate 1000 anni dopo esser state combattute, ma la Battaglia di Tours è un’eccezione, Carlo Martello fece ritornare indietro un’avanzata musulmana che avrebbe potuto conquistare la Gallia, se le fosse stato concesso di continuare”. (M. Bennet, Fighting Techniques of the Medieval World, 2005)

Nessuno può dire quale sarebbe stato il futuro dell’Europa se i musulmani avessero vinto a Tours. Alcuni storici propendono per l’idea che ci sarebbe stata solo qualche razzia in più, altri la considerano il punto fermo messo all’avanzata degli arabi.

Riferimenti:

http://www.arsbellica.it/pagine/medievale/Poitiers/poitiers.html

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