Uno dei sogni più antichi della medicina ha appena fatto un grande passo avanti verso la realtà. Tre pazienti paralizzati dalla vita in giù a causa di lesioni al midollo spinale sono tornati a camminare grazie ad un generatore di impulsi elettrici impiantato nella loro spina dorsale, sia pure con l’aiuto di stampelle o telai deambulatori.
Da quando gli scienziati hanno stabilito che le istruzioni dal cervello alle nostre membra sono trasmesse come segnali elettrici attraverso il midollo spinale, si è tentato di bypassare il punto danneggiato ritrasmettendo quei segnali da monte a valle delle lesioni.
Mettere in pratica l’idea si è rivelato molto difficile, ma diversi laboratori sono stati in grado di far camminare di nuovo topi paralizzati con le corde spinali recise .
Ora l‘ospedale universitario di Losanna ha annunciato un risultato simile negli esseri umani. Il dott. Jocelyne Bloch ha inserito dei trasmettitori di impulsi in tre pazienti per riattivare i muscoli delle gambe. “Nel giro di una settimana tutti e tre i pazienti hanno cominciato a camminare, sia pure utilizzando un supporto per sostenere il peso corporeo“, ha scritto Bloch in una nota.
La metodologia dell’esperimento non si limita a fornire un percorso alternativo che trasporti i segnali elettrici dal cervello alle gambe. “La stimolazione deve essere mirata e precisa come un orologio svizzero“, ha spiegato Bloch.
Bloch e colleghi hanno mappato le parti del midollo spinale responsabili di ciascun movimento che si combinano per permetterci di camminare, e stabilito la sequenza di impulsi elettrici che fanno accadere questo evento. Hanno quindi usato gli impulsi provenienti dal cervello lungo la parte non danneggiata del midollo spinale per attivare i segnali necessari al di sotto della lesione.
L’innesco dei nervi scollegati stimola la costruzione di nuove connessioni che vanno a sostituire quelle che sono state perse.
Il lavoro è stato pubblicato su Nature con un documento di accompagnamento in Nature Neuroscience su alcune delle sfide superate durante l’evoluzione del lavoro.
In precedenza, erano già stati fatti annunci di risultati esteriormente simili, ma questo lavoro ha una differenza cruciale rispetto ai suoi predecessori. I partecipanti ad altri percorsi che hanno iniziato a camminare attraverso l’uso della stimolazione elettrica sono subito regrediti appena interrotta la terapia intensiva. Due dei tre pazienti che hanno testato il metodo di Losanna, invece, hanno mantenuto i progressi fatti in precedenza quando hanno dovuto proseguire il percorso riabilitativo senza la stimolazione elettrica.
Finora nessuno dei pazienti ha camminato più di pochi metri senza aiuto, e tutti e tre avevano alcune capacità di movimento residue prima dell’operazione. Uno era stato in precedenza in grado di muovere leggermente le gambe, mentre un altro poteva muovere una gamba ma non l’altra. Tutti e tre hanno, però, mostrato importanti miglioramenti dopo l’esperimento.
Ora, se questa tecnologia si rivelerà davvero utile lo diranno solo i test successivi su altri pazienti privi di qualsiasi capacità di movimento nelle gambe.