Parco archeologico di Vulci: scoperta la tomba di un bambino guerriero(?) etrusco

Il parco archeologico di Vulci continua a restituirci importanti reperti.

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Nella  maremma tosco-laziale, al confine tra le due regioni(Toscana e Lazio), vicino alla  città di Viterbo, a pochi chilometri dal Mar Tirreno, c’è un parco archeologico (https://vulci.it/parco-di-vulci/)), proprio sopra a dove 2700 anni fa sorgeva una città etrusca, Vulci.
Il sottosuolo è una inesauribile miniera di cimeli archeologici ancora da ritrovare. Le ultime scoperte sono state 2 tombe in una, ovvero una tomba utilizzata in epoca ellenistica (IV°-II° secolo a.C.), sovrapposta ad una sepoltura di bimbo datata tra l’VIII e il VII secolo a.C.
Si tratta di una tomba a fossa, profonda e contenente un sarcofago di tufo rosso chiuso da un coperchio monolitico. Al suo interno, ossa di piccole dimensioni lasciano supporre che il defunto fosse un bambino, probabilmente “un giovane membro della nascente aristocrazia etrusca di Vulci” – come spiega il direttore scientifico della Fondazione Vulci, Carlo Casi. A supporto dell’ipotesi è una corta lancia di ferro rinvenuta fra il ricco corredo funebre.
Oltre ad altri piccoli oggetti personali, è stata trovata della stoffa che avvolgeva i resti ossei dopo la cremazione del defunto,  e delle anfore in ceramica figulina (in terracotta) con decorazioni molto pregiate.
Soprattutto un’anfora ha attirato l’attenzione degli archeologi, poiché riporta delle decorazioni geometriche in rilievo sulla parte più alta a forma di piccole brocche. Esiste solo un altro contenitore con questo genere di decorazioni: un cratere ritrovato a Vulci, ma oggi esposto al Louvre, Parigi.
Sopra a quanto esposto fino ad ora, è stato ritrovato un altro defunto riposto in età ellenistica, tra il IV° e il II° secolo a.C.
Dalle parole di Carlo Casi, direttore della Fondazione Vulci, come riportate dalla testata on-line siviaggia.it, la Tomba del “bambino guerriero” ritrovata è una tra le 106 scavate su appena 20 metri quadrati.
Il terreno da scavare è ancora di centinaia di ettari, una intera città dei morti (necropoli)!
In più, la qualità delle ceramiche ritrovate con le loro decorazioni, ci fa capire come Vulci sia stata sede di una importante scuola ceramica per tutto il popolo etrusco.
Nello stesso Parco di Vulci nel 2019 è stato ritrovato un “leone alato” risalente al VI° secolo a.C., sempre di fattura etrusca, è ritenuta così importante dagli studiosi, da farla concorrere per il 2019 per l’INTERNATIONAL ARCHEOLOGICAL DISCOVERY AWARD KHALED AL-ASAD, premio di archeologia dedicato all’archeologo di Palmira finito vittima dell’Isis.
Gli Etruschi sono stati il popolo e la civiltà più significativa della penisola italiana preromana, nell’Età del Ferro.
Di loro conosciamo tantissime cose, tutte dovute ai  ritrovamenti archeologici. Il loro principale territorio di sviluppo è quello che oggi corrisponde alla regione Toscana, sviluppandosi poi sul Lazio, e arrivando fino all’importante centro di Capua, in Campania, in direzione sud. In direzione nord-est, la loro civiltà superò la catena degli Appennini, sviluppandosi in una parte significativa della Pianura Padana.
La cremazione era per gli Etruschi un vero e proprio rito funerario, come per i Venetkens e per molte altre popolazioni italiche ed europee fin dalla fine dell’Età del Bronzo, e per tutta la fase dell’Età del Ferro, cioè il I° millennio a.C.
Vulci, come molti altri siti, sono per noi interminabili miniere, capaci di  darci sempre nuovi reperti per capire gli Etruschi, che sono un po’ come dei nostri genitori.
Scoprendo la loro storia, scopriamo la nostra storia!

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