Tra le malattie che hanno flagellato la storia dell’umanità la peste è sicuramente una delle più note e temute. Ma da quando quesa malattia affligge l’umanità? Recentemente, l’esame di due scheletri di 3.800 anni ha rivelato la presenza di un ceppo di Yersinia pestis, il batterio che causa la peste . Questo ceppo è il più antico del suo genere sequenziato fino ad oggi e suggerisce che la peste bubbonica sia comparsa per la prima volta già dall’età del bronzo.
“Contrariamente ai precedenti studi, i recenti ritrovamenti dimostrano che l’Y. pestis nella forma di peste bubbonica sta colpendo l’umanità da almeno 4.000 anni“, ha dichiarato la co-autrice dello studio Maria Spyrou.
La Spyrou è un ricercatore che studia DNA antico presso il Max Planck Institute for the Science of Human History. il suo dottorato di ricerca è stato incentrata sullo studio della storia evolutiva della peste. In questo particolare progetto, lei e il suo team hanno studiato resti umani dell’età del bronzo per cercare le tracce della peste. I ricercatori hanno analizzato i resti di nove individui provenienti da tombe rinvenute nella regione russa di Samara. Due degli individui, sepolti nella stessa tomba, sono stati identificati come affetti da Y. pestis al momento della loro morte.
“Sappiamo che durante l’Età del Bronzo si verificarano massici scambi commerciali e movimenti di popolazione in Eurasia e supponiamo che i movimenti umani di quel periodo potrebbero aver facilitato o essere stati facilitati dalla diffusione di malattie infettive“, ha spiegato la Spyrou. “La steppa euroasiatica sembrerebbe essere stata una regione chiave per le migrazioni e le trasformazioni umane avvenute in quel periodo“.
Spyrou e il suo team hanno ricostruito il genomi dell’Y. pestis da questi resti, un risultato che, scrivono, “suggerisce che la piena capacità di trasmissione della peste bubbonica mediata dalle pulci si è evoluta molto prima di quanto pensavamo finora“. nell’età del bronzo c’erano diversi ceppi di Y. pestis, alcuni dei quali persistono ancora oggi. Il genoma sequenziato dai resti esaminati in Russia era probabilmente di un ceppo ancestrale alle successive epidemie, come la Morte Nera.
In passato erano già stati identificati ceppi di Y. pestis di età simile a quello rinvenuto in Russia ma, in quegli studi, il genoma non mostrava le firme genetiche necessarie per la forma bubbonica della malattia. Si tratta delle caratteristiche specifiche che permettono un’efficace trasmissione della malattia dalle pulci, ai roditori, agli umani e ad altri mammiferi. Se il ceppo manca delle componenti genetiche che consentono alle pulci di di trasmetterlo, si tratta di forme di Y. pestis “benigne”.
La Spyrou ha spiegato anche che l’Y. pestis discende da un batterio chiamato Yersinia pseudotuberculosis che vive prevalentemente nel terreno. Questo batterio, ad un certo punto, incorporò alcuni geni che gli permisero di colonizzare l’intestino delle pulci, perdendo al contempo il gene che lo rendeva letale per le pulci e da lì iniziò la storia della peste che ha prosperato e resiste ancora oggi grazie alla sua capacità di saltare di specie in specie.
“La peste non è una malattia adattata agli esseri umani, non è una malattia umana“, afferma la Spyrou. “Y. pestis è piuttosto un batterio che vive e si riproduce prevalentemente tra i roditori selvatici. Il fatto che viva prevalentemente tra i roditori è uno dei motivi principali per cui è così difficile da sradicare. L’infezione degli esseri umani è, essenzialmente, un caso sfortunato di scarsa igiene, infatti la trasmissione avviene prevalentemente a causa di inquinamento degli alimenti tramite feci di topo oppure attraverso le mani dopo che hanno toccato qualcosa contaminato da invisibili feci di pulci, anche la pelle umana stessa, oppure con il semplice morso di una pulce.“