New York distrutta dall’impatto di un asteroide ma, fortunatamente, solo in un’esercitazione

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Ricordate l’esercitazione di difesa planetaria tenutasi la scorsa settimana durante la Conferenza sulla Difesa Planetaria dell’Accademia Internazionale di Astronautica gestita insieme da NASA ed ESA? Ebbene, chi ha seguito la nostra diretta dall’account twitter di ESA Operations già lo sa, agli altri lo diciamo noi: la simulazione di difesa planetaria basata sulla simulazione di un pericolo d’impatto da parte di un asteroide, si è conclusa con un disastro: la città statunitense di New York è andata completamente distrutta dall’impatto dell’asteroide.

Nonostante la simulazione prevedesse nel suo scenario l’individuazione dell’asteroide killer con otto anni di anticipo sulla data d’impatto, gli scienziati impegnati nella simulazione non sono riusciti a deflettere l’asteroide ed a evitare l’impatto. Questo tipo di esercitazione è ormai un impegno regolare per gli esperti internazionali di “difesa planetaria” e viene svolta ogni due anni per testare nuove teorie e tecniche di protezione per il nostro pianeta. L’ultima edizione è iniziata lunedì scorso con il seguente avviso: un asteroide di circa 100-300 metri di diametro era stato individuato e secondo calcoli approssimativi aveva un’unica possibilità di colpire la Terra il 29 aprile 2027.

Ogni giorno durante la conferenza, circa 200 astronomi, ingegneri e specialisti della risposta alle emergenze hanno ricevuto nuove informazioni, preso decisioni e atteso ulteriori aggiornamenti dagli organizzatori del gioco, progettato da un ingegnere aerospaziale della NASA. Con il trascorrere del tempo della simulazione, mesi ed anni, la probabilità che la gigantesca roccia spaziale si schiantasse sulla Terra salì al 10 percento, e poi al 100 percento.

La simulazione

Nella simulazione, la NASA nel 2021 lanciò una sonda per esaminare da vicino la minaccia. Nel dicembre di quell’anno, gli astronomi confermarono che era diretto direttamente nell’area di Denver e che la città degli Stati Uniti occidentali sarebbe stata distrutta.

Le maggiori potenze spaziali della Terra, Stati Uniti, Europa, Russia, Cina e Giappone si unirono per effettuare uno sforzo comune e decisero di costruire sei “impattori cinetici“, con lo scopo di tentare di deviare l’asteroide attraverso una serie di impatti. Il tempo necessario Tra la progettazione degli impattatori, la loro costruzione e l’attesa che si aprisse la finestra di lancio trascorse altro tempo e gli impatti furono fissati per l’agosto del 2024.



Tre impattatori su sei riuscirono a colpire l’asteroide. Il corpo principale fu deviato, ma un frammento più piccolo si spezzò e continuò sulla sua traiettoria mortale, questa volta il punto d’impatto venne individuato da qualche parte negli Stati Uniti orientali. A questo punto, Washington prese in considerazione l’invio di una bomba nucleare per deviare il frammento di asteroide del diametro di 60 metri i disaccordi politici all’interno del congresso impedì che si potesse mettere in atto l’idea.

Ormai ci si poteva solo preparare all’impatto.

Sei mesi prima dell’impatto gli esperti ormai potevano solo definire l’obbiettivo finale del volo dell’asteroide nell’area di New York. Due mesi prima dell’impatto i calcoli confermarono che la città americana sarebbe stata distrutta dall’oggetto proveniente dallo spazio.

Evacuazione!

secondo gli scienziati, L’asteroide sarebbe entrato nell’atmosfera a 69.000 chilometri all’ora e sarebbe esploso ad un’altezza di 15 chilometri nel cielo di Central Park liberando un’energia fino a 1.000 volte superiore a quella della bomba nucleare sganciata su Hiroshima. In un raggio di 15 chilometri tutto sarebbe stato raso al suolo.

Manhattan sarebbe stata completamente rasa al suolo. In un raggio di 45 chilometri di distanza dall’epicentro i vetri delle finestre si sarebbero frantumati e si sarebbero registrati danni fino a 68 chilometri di distanza.

A questo punto, lo scenario proponeva una serie di domande che esigevano una risposta:

Come faranno le autorità a evacuare dieci milioni di persone? Spostare le persone per proteggerle dagli uragani ha mostrato la difficoltà del compito.

Due mesi potrebbero non essere abbastanza tempo per evacuare davvero, perché si stanno spostando persone che non potranno tornare alle proprie case, che dovranno costruirsi una nuova vita dove saranno portate.” ha detto Brandy Johnson, un partecipante all’esercitazione nella parte di un “cittadino arrabbiato“.

Chi pagherà? Chi ospiterà quelli sfollati? In che modo le autorità proteggeranno tutto, dalle installazioni nucleari e chimiche alle opere d’arte?

E come si comportano i cittadini di fronte a uno scenario di fine del mondo?

Se sapessi che la tua casa sarà distrutta tra sei mesi e che non potrai tornarci, continueresti a pagare il tuo mutuo?” chiese Victoria Andrews, vice-ufficiale della difesa planetaria della NASA.

I partecipanti hanno discusso lungamente di assicurazioni e questioni legali: gli Stati Uniti hanno salvato Denver, ma hanno distrutto accidentalmente New York. “In questa situazione, secondo il diritto internazionale, gli Stati Uniti, a prescindere dalla responsabilità, come le conseguenze degli impatti, sarebbero assolutamente tenuti a pagare un risarcimento“, ha detto Alissa Haddaji, coordinatrice di un gruppo di 15 avvocati spaziali internazionali creati per studiare proprio questi problemi.

L’asteroide killer immaginato nello scenario è, ovviamente, “altamente improbabile“, ha detto Paul Chodas, l’ingegnere della NASA che ha progettato la simulazione ma, come ci ha ricordato pochi giorni fa Jim Brindenstine, amministratore della NASA, per quanto improbabile, il pericolo di un impatto di un asteroide è tremendamente reale e non dovremmo farci trovare impreparati.

Gli astronomi partecipanti alla conferenza hanno colto l’opportunità per difendere il progetto del telescopio spaziale NeoCam, che dovrebbe aiutare gli scienziati a identificare meglio gli asteroidi e reagire prima alle minacce.

La prossima simulazione avrà luogo nel 2021 a Vienna. Chodas ha lasciato aperta la possibilità che, la prossima volta, sarà il turno dell’Europa di trovarsi sulla linea del fuoco.

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