mercoledì, Gennaio 15, 2025
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Il mistero del mosasauro fantasma: una scoperta messa in discussione

Una scoperta che aveva fatto tremare le fondamenta della paleontologia potrebbe essere destinata a svanire nel nulla. Un nuovo studio mette in discussione le ricerche precedenti su un fossile di mosasauro, gettando una luce sinistra su una scoperta che aveva entusiasmato la comunità scientifica

Un nuovo studio getta ombre sulla scoperta di una nuova specie di mosasauro, mettendo in discussione l’autenticità di un fossile che aveva fatto scalpore nel mondo scientifico.

Il mistero del mosasauro fantasma: una scoperta messa in discussione

Mosasauro misterioso: un falso fossile minaccia di riscrivere la storia dei rettili marini

Nel 2021, la scoperta di una mascella parziale e di quattro denti affilati in Marocco aveva portato alla descrizione di una nuova specie di mosasauro, il Xenodens calminechari. La sua caratteristica più distintiva erano i denti piccoli, corti e simili a lame, disposti in modo da formare una sorta di sega. Questa peculiarità anatomica, unica nel suo genere tra i rettili marini, aveva affascinato i paleontologi di tutto il mondo.

Un recente studio ha sollevato seri dubbi sull’autenticità di questo fossile. Un team di ricercatori, guidati da Henry Sharpe dell’Università di Alberta, ha individuato una serie di incongruenze anatomiche che suggeriscono che la mascella potrebbe essere stata manipolata o addirittura creata ex novo.

Cosa non quadra? Due dei denti del mosasauro sono incastrati in un unico alveolo dentale, una caratteristica mai osservata in nessun altro mosasauro. Normalmente, ogni dente ha il proprio alveolo. Gli alveoli dentali del Xenodens sono formati da osso prodotto dai denti stessi, un’altra anomalia che contrasta con la struttura dei mosasauri conosciuti.

Queste discrepanze hanno portato i ricercatori a sospettare che il fossile sia un falso, assemblato artificialmente per creare una nuova e spettacolare specie. Se si confermasse che il  mosasauro è un falso, le implicazioni sarebbero significative per la paleontologia. Non solo si perderebbe una scoperta importante, ma si solleverebbero interrogativi sulla validità di altre scoperte paleontologiche. Inoltre, questo caso sottolinea l’importanza di una rigorosa analisi critica dei fossili, soprattutto quando si tratta di descrivere nuove specie.

I ricercatori hanno chiesto che il fossile venga sottoposto a una tomografia computerizzata (TC) per verificare la sua autenticità. Questa tecnica di imaging non invasiva permetterà di esaminare la struttura interna della mascella e di individuare eventuali segni di manipolazione: “Se questo fossile è davvero un falso, dovrebbe essere dimostrato dalla letteratura pubblicata che si tratta di un falso”, ha affermato Henry Sharpe.

I mosasauri erano dei veri e propri ‘cambia-denti’ naturali”, ha spiegato Henry Sharpe: “Sostituivano continuamente i loro denti per tutta la vita. Ogni volta che un dente cadeva, lasciava una cavità piuttosto grande, che veniva poi riempita dal dente successivo. Questo meccanismo assicurava che i denti fossero sempre saldamente ancorati alla mascella“.

Nel caso del mosasauro in questione, c’è qualcosa che non torna. Due dei denti presentano una sovrapposizione anomala, una sorta di “strato extra” che ricopre parzialmente la loro superficie. Questa caratteristica è del tutto inusuale nei mosasauri: “Normalmente, i denti dei mosasauri crescono allineati alla mascella,” ha precisato: “Questa sovrapposizione è un segnale molto forte che qualcosa non va”.

Dubbi sull’autenticità di una nuova specie di mosasauro

Perché questa sovrapposizione è così importante? Semplicemente perché è un indizio molto forte di una possibile manipolazione del mosasauro. È come se qualcuno avesse cercato di “aggiustare” i denti, sovrapponendoli artificialmente. Questo tipo di intervento è tipico delle falsificazioni, dove si cerca di creare un fossile più completo o più attraente. In sostanza, questa anomalia dentale, unita ad altre incongruenze già evidenziate nel fossile, rafforza l’ipotesi che il Xenodens calminechari potrebbe essere un falso.

Inoltre, due dei denti presentano una anomalia inusuale: una sorta di ‘strato extra’ che li ricopre parzialmente, chiamato ‘sovrapposizione mediale’. Questa caratteristica è del tutto inattesa nei mosasauri, dove i denti si sviluppano in modo preciso e allineato alla mascella. Secondo Mark Powers, dottorando all’Università di Alberta, questa sovrapposizione è un chiaro segnale di una possibile manipolazione del fossile. È come se qualcuno avesse cercato di ‘aggiustare’ i denti, sovrapponendoli artificialmente. Va inoltre considerato che il fossile non è stato rinvenuto da esperti paleontologi, ma in una miniera nota per la presenza di fossili alterati, il che aumenta ulteriormente i sospetti.

Sharpe e il suo team speravano di sottoporre il fossile a una TAC per chiarire i dubbi sull’autenticità. Tuttavia, i tentativi di contattare Nick Longrich, autore principale dello studio originale, sono stati infruttuosi. Longrich avrebbe chiesto a Sharpe se stesse scrivendo un articolo e, in caso affermativo, qual era l’angolazione. Questa reazione ha allarmato il ricercatore, che ha sottolineato l’importanza di condividere le informazioni su un olotipo, l’esemplare di riferimento di una nuova specie: “È totalmente immorale che lui lo richieda“, ha affermato lo studioso, evidenziando come questo comportamento possa ostacolare la ricerca scientifica e la verifica delle scoperte.

Paulina Jiménez-Huidobro, paleontologa dell’Università di Bonn, non coinvolta nelle ricerche, conferma le perplessità sollevate dal nuovo studio. Secondo l’esperta, la dentatura del fossile presenta anomalie sia nella forma che nell’inserimento nei rispettivi alveoli. La presenza di più denti all’interno di un singolo alveolo è un chiaro indicatore che: “Quei denti non appartengono a quella mascella”.

Conclusioni

La mancanza di una normativa specifica per la tutela dei fossili in Marocco rappresenta un ostacolo significativo per le ricerche paleontologiche nel paese. Come ha sottolineato Wahiba Bel Haouz, ricercatrice marocchina, questa lacuna legislativa favorisce la diffusione di reperti falsificati. La possibilità di sottoporre il fossile di Xenodens a una tomografia computerizzata, uno strumento fondamentale per verificarne l’autenticità, è purtroppo limitata da questa situazione: “È un peccato che non possiamo utilizzare questa tecnologia per chiarire i nostri dubbi”, ha concluso Bel Haouz.

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista The Anatomical Record.

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