Mini moon 2020 CD3: l’epoca degli eventi celesti

In base ai dati del Catalina Sky Survey, è stata individuata una piccola roccia di origine naturale in orbita intorno alla Terra. I ricercatori, la chiamano “mini moon 2020 CD3” ed è la seconda volta che è possibile osservare questo fenomeno che consacra un’epoca senza precedenti nella storia dell’astronomia

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Osservando il movimento orbitale della 2020 CD3, definita mini moon (mini luna) paragonata prima ad un’utilitaria, poi addirittura ad un divano per forma e dimensioni, non verrebbe facile pensare a quanto di più straordinario al mondo ci sia in questo fenomeno. E nella totale osservazione, quasi vanesia, dell’analizzare le immagini della stessa, ricondotte fino a noi.
Ma soprattutto di quanto, questa storia e, non da meno, sorprendente scoperta, come lo sono state le onde gravitazionali, i buchi neri, le supernove e gli esopianeti (per non parlare delle navicelle spaziali – sia con equipaggio che senza ) fanno gola a molti. Soprattutto ai grandi esperti; particolarmente ai sognatori.
Chiamarle “storie”, è quantomeno riduttivo se consideriamo la densità con la quale queste singolari scoperte, spesso ispirano molti di noi a notare che viviamo in un’epoca d’oro dell’astronomia.
2020 CD3 Gemini Color crop
Tuttavia, non dovremmo trascurare, infatti, nessun piccolo dettaglio; nessuna piccola scoperta, esattamente come la mini luna 2020 CD3.
Questo pezzo di roccia spaziale, potrebbe sembrare piccola cosa, rispetto all’agglomerato d’informazioni forniteci dagli astronomi e astrofisici per noi. Eppure, se c’è una cosa che lo studio e la conoscenza non hanno mai trascurato, è che, tutto ciò è il futuro; ed è intrinseco che il futuro sia dormiente in ogni piccolo oggetto.
Dunque, oggi per la seconda volta nella storia, gli astronomi hanno individuato una nuova roccia di origine naturale in orbita intorno alla Terra. L’albedo particolare – cioè la frazione di luce o radiazione solare che incide il riflesso sulla superficie – simile ad un asteroide di tipo C, lo ha catalogato subito come “mini moon”.

Mini moon 2020 CD3: cosa ci aspetta?

La mini moon, nota come 2020 CD3 (in breve CD3), è stata scoperta per la prima volta da Kacper Werizchos, astronomo polacco e Teddy Pruyne utilizzando i dati del Catalina Sky Survey.

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Credits@universetoday

Una volta determinato che l’orbita del CD3 era geo-centrica, il dottor Grigori Fedorets, ricercatore post-dottorato della Queens University di Belfast, ha riunito un team di 23 astronomi in tutto il mondo per effettuare un’attenta osservazione dell’oggetto e determinarne l’identità.
Sulla base delle scoperte del team, ieri – 24 novembre 2020 – è stato pubblicato un articolo sull’Astronomical Journal, che caratterizza la mini luna.
Il vero problema, alla base di questa nuova identificazione, sono le innumerevoli domante che aleggiano intorno a questa piccola roccia in silicato.
Come possiamo essere sicuri che non siano detriti spaziali causati dagli esseri umani?
Come tutti gli oggetti del sistema solare, la mini luna subisce una leggera pressione da parte del vento e della radiazione solare. Questo effetto è direttamente proporzionale alla superficie della roccia in questione. Misurando le dimensioni di un oggetto e, osservando la deviazione nella sua orbita rispetto a quella prevista solo dall’influenza della gravità, possiamo ottenere un’utile visione del nostro obiettivo.
Alla domanda, l’autore principale dell’articolo dell’Astronomical Journal, Grigori Fedorets, ha commentato: “Confrontiamo la superficie con la massa. Per i propulsori a razzo, che sono cavi, il rapporto superficie/massa è molto più alto”.

La roccia spaziale e l’influenza terrestre

Nonostante tutto, il ricercatore evidenzia un modo differente di vedere la questione; ovvero che il sole ha meno influenza sull’orbita del CD3 di quanto ci si aspetti. Questo, porta a determinare che l’oggetto è solido. In conclusione è abbastanza difficile che si tratti della mano dell’uomo.
Dedurre poi che sia in silicato (cioè una classe di minerali caratterizzati dalla presenza del gruppo tetraedrico) secondo i ricercatori, è quanto ci si potrebbe aspettare, da una roccia spaziale.
Quanto è grande il 2020 CD3? È qualcosa di cui preoccuparsi? Cosa succederebbe se la mini luna si scontrasse con la Terra?
Facciamo il punto della situazione.  Quando una roccia spaziale, un asteroide o qualsiasi altro oggetto si trova “vicino” la Terra, le domande come quelle elencate si accumulano esattamente come i detriti nell’universo.
Il problema è che il cosmo stesso – almeno come lo vediamo oggi – ha un’evoluzione lunghissima di 14 miliardi di anni a questa parte. Dunque è facile dedurne che il problema di fondo sta nelle difficoltà che l’uomo ha nel rapportarsi con lo spazio e il concetto di tempo.
Infatti, gli individui, possono anche concepire la storia in termini di anni o secoli. Ma il concetto di miliardi è un po’ diverso perché va ad inglobare un numero esponenziale difficile da immaginare in esiti pratici.
In questo lasso di tempo, stelle e atomi hanno continuato a formarsi e scomparire; così come capita alle mini lune, che in miliardi di anni, sono arrivate e andate via senza che nemmeno ce ne accorgessimo. Tutto ciò ancor prima che ci fossero strumenti altamente potenti da poterne captare la presenza.

La mini moon del 2006

Lo stesso astronomo specifica subito come la mini luna CD3 ha già lasciato il nostro sistema solare (inteso come terra-luna).
Quindi, calcolando il suo percorso a ritroso nel tempo, specifica che si tratta – e si trattava – sempre di una roccia minuscola. In altre parole, non è affatto cambiata.
Nell’affrontare questo genere di domande, Fedorets dice: “Questa particolare mini moon ha un diametro di uno o due metri. Se dovesse colpire la Terra, brucerebbe nell’atmosfera“; continua: “…in generale; queste minuscole rocce sono abbastanza innocue”.
Nello specifico il dottor Grigori Fedorets, avrebbe detto:  “È stato scoperto mentre usciva dal sistema Terra-Luna. Prima che se ne andasse, era stato osservato e monitorato per 2,7 anni”.
Concludendo poi, che questo tempo di osservazione, può non rendere bene l’idea che si tratti in realtà di un periodo piuttosto esteso.
Secondo le nostre simulazioni, una mini luna in media, sarebbe stata catturata solo per circa nove mesi… è un tempo di cattura più lungo di quanto ci aspettassimo“.
Non solo il CD3 è rimasto in giro più a lungo del previsto, ma ha anche ruotato più lentamente della maggior parte dei mini moon simulati, con un periodo di rotazione di una volta ogni tre minuti. Rispetto ad un oggetto enorme come un pianeta, che potrebbe sembrare veloce, ma date le dimensioni minuscole di questo oggetto, è una rotazione molto tranquilla”.
Il CD3 è solo il secondo mini moon naturale scoperto, il primo è il 2006 RH120, trovato quattordici anni prima. Rimasto visibile fino al giugno del 2007.
Ecco perché il ricercatore della Queens University è certo della veridicità delle sue affermazioni.

Il futuro dell’osservazione del materiale più antico al mondo

Il prossimo Osservatorio di Vera Rubin dovrebbe aumentare il numero di scoperte concernenti le mini lune. E il dottor Fedorets, è sicurissimo che l’osservatorio troverà molte altre piccole rocce.
Ci aspetteremmo di trovarne una ogni due o tre mesi nel migliore dei casi. Con la prima luce prevista per il 2021, potremmo benissimo essere sull’orlo di una nuova era nell’astronomia delle mini moon (insieme alla miriade di altre scoperte che sono associate ad osservatori di questa portata)”.
Oggetti come il CD3 sono particolarmente affascinanti per gli astronomi. A differenza dei minerali sulla superficie terrestre, che subiscono vari processi atmosferici e geologici, il materiale degli asteroidi è incontaminato.
Fedorets osserva: “Essi [oggetti come il CD3] contengono il materiale più antico del sistema solare, e studiandoli in dettaglio ci raccontano come il sistema solare è nato e si è formato”. E continua: “È un piacere raro per gli astronomi trovare un oggetto del genere… sarebbe eccitante andare un giorno a visitare uno di questi, toccarlo con alcuni strumenti, e imparare di più sul sistema solare… e non sappiamo molto di questi oggetti di dimensioni da un metro a dieci metri. Non sono studiati molto perché sono abbastanza difficili da rilevare“.