Metano su Marte: verso la soluzione del mistero?

L'ExoMars Trace Gas Orbiter, analizzando l'atmosfera del pianeta rosso, ha riscontrato tracce ozono e anidride carbonica dove invece ci si aspettava di rinvenire tracce di metano

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Nel Giugno del 2019  il Tunable Laser Spectrometer (Tls) di Curiosity ha percepito tracce di metano su Marte: rintracciato nel cratere Gale, il metano si è presentato in una concentrazione piuttosto elevata, pari a 21 parti per miliardo.

Oggi, il Trace Gas Orbiter (TGO) di Exomars, la sonda europea realizzata in collaborazione con Roskosmos e operativa in orbita marziana da oltre due anni, ha raccolto il testimone della ricerca attraverso l’analisi dell’atmosfera del pianeta rosso e ha riscontrato tracce ozono e anidride carbonica nell’infrarosso, proprio dove si credeva si potesse avere una conferma della presenza del metano.

Il rinvenimento è stato effettuato grazie ad ACS (Atmospheric Chemistry Suite) di realizzazione russa che, insieme al Nadir and Occultation for Mars Discovery (NOMAD).

Kevin Olsen, dell’University of Oxford (GB), ha dichiarato: “Queste rilevazioni sono sicuramente sorprendenti e allo stesso tempo un rompicapo. Sono localizzate nelle esatte lunghezze d’onda in cui ci aspettavamo di vedere forti segnali della presenza di metano. Prima di oggi questa caratteristica dell’anidride carbonica nell’infrarosso era totalmente sconosciuta ed è anche la prima volta che l’ozono viene identificato in questa regione dell’infrarosso”.

Riuscire a rintracciare il metano su Marte sarebbe fondamentale per proseguire nella ricerca di attività biologiche e geologiche. Sul nostro pianeta la sua concentrazione è pari a 1800 parti per miliardo in volume (ppmv). Esso proviene principalmente da miniere di carbone, discariche, attività petrolifere, gasdotti e agricoltura. Dato che il metano, distrutto dalla radiazione solare, ha una vita di poche centinaia di anni, la sua presenza è indice di processi relativamente recenti.



Rispetto alle ricerche precedenti, quelle effettuate dal TGO risultano essere più dettagliate e indicano un limite superiore di 0,05 ppmv, fino a 100 volte inferiore ai valori registrati in passato.

Aleksandr Trochimovskij, dell’Istituto Russo di Ricerche Spaziali, ritiene di essere davanti ad una svolta: “Questo potrebbe chiarire le precedenti e divergenti misurazioni del metano nell’atmosfera marziana”. Grazie a questa nuova scoperta, sarà possibile analizzare gli studi passati con occhi diversi.

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