lunedì, Marzo 31, 2025
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Meloni, dalla Gran Bretagna una lezione su cosa non fare

Giorgia Meloni, una volta formato il governo, è ora chiamata a prendere provvedimenti seri dimostrando di poter gestire i suoi alleati

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Tutti i politici d’Europa hanno tenuto d’occhio Liz Truss durante la sua fulminea ascesa e l’altrettanto rapida caduta. Non per la prima volta, Westminster ha fornito una guida ai leader di ogni capitale europea su come non fare politica.

Nei giorni scorsi, dopo la spettacolare vittoria alle elezioni politiche, la coalizione guidata da Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, ha espresso un governo che ha ottenuto la fiducia del neoeletto parlamento: ora la domanda è se la premier riuscirà a contenere lo straripante Matteo Salvini che continua ad anticiparla su provvedimenti di bandiera e di scarso impatto sull’economia, materia che, peraltro, necessita di interventi urgenti per alleviare la pressione che l’aumento dei costi dell’energia sta facendo su famiglie ed aziende.

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Giorgia Meloni, una volta formato il governo, è ora chiamata a prendere provvedimenti seri dimostrando di poter gestire i suoi alleati.

Non farà gli stessi errori di Kwarteng e Liz Truss“, afferma l’economista Lorenzo Cordogno.

Meloni dovrebbe portare avanti misure per proteggere gli italiani dall’aumento dei prezzi dell’energia. Ma Cordogno, ex capo economista del ministero delle Finanze italiano, afferma che il costo multimiliardario del tetto massimo del prezzo dell’energia sarà il limite delle sue ambizioni quest’anno: qualsiasi piano di riduzione delle tasse sarà posticipato fino al 2023. “La coalizione ha ha vinto largamente in entrambe le camere del parlamento e può prendersi il suo tempo”, dice. Agnese Ortolani dell’Economist Intelligence Unit afferma che la reazione al mini-budget di Kwarteng e alla caduta di Truss servirà da monito per Meloni, “che probabilmente ne terrà conto”.

Come Truss, Meloni ha attaccato molte delle alte cariche delle istituzioni con cui ora avrà. In un convegno dell’estrema destra europea tenutosi nel febbraio 2020 si è scagliata contro i “tecno-burocrati di Bruxelles” che, secondo lei, volevano imporre un “piano sovietico per distruggere le identità nazionali e religiose“.

Tutto è cambiato durante la campagna elettorale, quando ha affermato che il suo partito avrebbe rispettato tutte le norme e i regolamenti dell’UE, aggiungendo che sarebbe assurdo mettere a repentaglio quasi 200 miliardi di euro di fondi UE stanziati per il miglioramento delle infrastrutture vitali.

Ci sono ancora proposte radicali sul tavolo per ridurre l’aliquota fiscale al 15% sui redditi annui fino a € 100.000 per i lavoratori autonomi e per semplificare quattro aliquote dell’imposta sul reddito in un’unica aliquota fissa entro il 2027, senza contare la cosiddetta “pace fiscale“. Mantenere questo impegno elettorale costerebbe 9 miliardi di euro che, nelle intenzioni, dovrebbero essere finanziati tagliando il reddito di cittadinanza.

In campagna elettorale, Meloni ha sostenuto che i tagli alle tasse potrebbero essere compensati da una riduzione dei sussidi al welfare ma, ora, il pacchetto di salvataggio energetico assorbirà tutti i fondi disponibili, andando ad aggiungersi a quello implementato all’inizio dell’anno da Mario Draghi, il precedente Presidente del Consiglio ed ex capo della Banca centrale europea.

Giorgia Meloni sta tenendo presente anche il successo di Draghi nel convincere i mercati finanziari che Roma potrebbe fornire una piattaforma stabile per gli investimenti del settore privato ma ha incontrato difficoltà notevoli nel mettere insieme un gabinetto che nei ministeri chiave fosse composto da tecnici dell’esperienza e del prestigio di Draghi. Alcuni rifiuti e l’insistenza dei suoi alleati di governo l’hanno obbligata a varare un governo prettamente politico ben lontano dalla credibilità e dal livello che aveva promesso subito dopo la vittoria elettorale.

Ci sono utili tendenze economiche che la leader di destra senza dubbio rivendicherà come sue. Le esportazioni sono aumentate vertiginosamente nell’ultimo anno poiché i numerosi marchi di consumo internazionali dell’Italia hanno aumentato le vendite all’estero.

Secondo il Kiel Institute, uno dei principali thinktank tedeschi, solo Italia e Giappone tra i G7 hanno capitalizzato un aumento del 6% nel commercio mondiale dal 2019, con Roma che ha goduto di un aumento del 4% ancora ad agosto 2022. L’indicatore commerciale di Kiel mostra che la Germania sta esportando circa il 7% di merci in meno rispetto al 2019. Il calo è simile per Francia (-8%) e Regno Unito (-6%).

L’incredibile indebitamento del paese si è ridotto in proporzione al PIL, rendendolo più abbordabile. Un calo dal 164% del PIL a circa il 150% potrebbe non sembrare una grande vittoria, ma nella terra dei debiti in aumento costante, sarebbe un gradito sollievo vedere il rapporto in calo.

Marcello Messori, economista senior dell’Università Luiss di Roma, afferma che Meloni ha ereditato anche una burocrazia statale migliorata dopo diversi anni di riforme. Tuttavia, rimangono molti vecchi problemi, afferma l’ex consigliere della Commissione Ue e presidente delle ferrovie italiane, compreso un sistema fiscale che dissuade le piccole imprese dal crescere e dare più lavoro. La popolazione italiana, una delle più anziane al mondo, funge anche da barriera a ulteriori riforme dello Stato, che a tutti i livelli di governo è dominato da una generazione anziana desiderosa di proteggere lo status quo.

Uno dei più anziani è Silvio Berlusconi, 86 anni, capo di Forza Italia, che ha subito creato non pochi grattacapi alla Meloni nel formare il governo con le sue pretese di mettere suoi uomini in alcuni ministeri delicati (Giustizia e telecomunicazioni) e con le rivelazioni della sua persistente simpatia per Vladimir Putin nonostante l’invasione illegale dell’Ucraina.

Meloni è stata lapidaria sul sostegno dell’Italia all’Ucraina e sulla necessità di un ritmo delle riforme più lento e sulla necessità di varare subito il pacchetto di sostegno alle famiglie e alle aziende contro il caro energia. I primi provvedimenti, però, sono parsi un contentino agli alleati ma ora non c’èpiù tempo da perdere, è ora che il governo metta mano ai dossier più urgenti.

Può ancora darsi che Giorgia Meloni riesca dove Liz Truss ha fallito.

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