Marcus Agrippa, l’architetto del principato augusteo

Pochi sanno che in realtà, Agrippa, ben prima dell'istituzione del principato augusteo rivestì un ruolo molto importante in un momento storico fondamentale per la storia di Roma

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di Giampietro Demurtas

Marcus Vipsanius Agrippa (63 a.C. – 12 a-C.) fu un’ammiraglio e uomo politico romano, il quale divenne celebre dopo la salita al potere di Ottaviano Augusto, il “primo” imperatore di Roma.

Pochi sanno che in realtà, Agrippa, ben prima dell’istituzione del principato augusteo rivestì un ruolo molto importante in un momento storico fondamentale per la storia di Roma. In precedenza, infatti, egli fu a capo delle legioni cesariane, governatore delle Gallie, procuratore, eccellente marinaio e Console per ben tre volte (ancora oggi nel fregio del Pantheon a Roma si può leggere: M. AGRIPPA. L. F. COS. TERTIUM FECIT, Marcus Agrippa figlio di Lucio, lo eresse nel suo terzo consolato).

Ma la particolarità che avvolge questo personaggio è proprio la sua “oscura” celebrità, messa in ombra dalla ben più attrattiva figura del suo amico d’infanzia, il futuro Augusto. In verità, se facessimo un viaggio a ritroso nella storia, ci potremmo accorgere che gran parte dei meriti della costruzione e del consolidamento del principato Augusteo andrebbero tutti al generale Agrippa. Ma andiamo con ordine.

Marcus Agrippa era un homo novus, così come altri due celebri personaggi quali Gaio Mario e Marco Tullio Cicerone, proveniva cioè dalle fila dei cosiddetti Homines novi, coloro che non vantavano antenati che avessero ricoperto cariche politiche, e dunque per loro ambire ad alte cariche all’interno della società sarebbe stato difficilissimo, se non impossibile.



Seneca ricorda, per altro, che il giovane Agrippa si vergognasse di portare il gentilizio Vipsanius, segno appunto della sua umile nascita, e che cercasse di nasconderlo, tanto che i più oggi lo conosco semplicemente come Marco Agrippa.

A dare una svolta alla sua vita, fu la confidenziale amicizia adolescenziale con un suo coetaneo, Caio Ottavio, il quale gli avrebbe permesso in futuro si elevarsi alle magistrature più alte della società romana. Entrambi ebbero modo di solidificare il loro rapporto frequentando assieme la scuola di retorica ad Apollonia (i quali insegnamenti mai avrebbe scordato Agrippa, che infatti divenne uno dei massimi retori di Roma). Il tutto venne facilitato dalla simpatia che il giovane avrebbe goduto nei confronti di Giulio Cesare, il quale lo reputò un valido compagno d’armi per l’addestramento di suo nipote. Non è sicuro che abbia combattuto nelle campagne di Cesare in Spagna, ma sappiamo con tutta probabilità che partecipò alla guerra di Munda, un anno prima della morte di Cesare.

Fu proprio a causa del cesaricidio che la carriera politica di Agrippa decollò. Da quando Ottaviano, infatti, scoprì di essere il designato successore del prozio, tenne sempre vicino a sé il fedele compagno, affidando lui i compiti più difficili.

Memorabile la battaglia di Perugia da lui condotta contro i cesaricidi, che ebbe modo di inseguire in tutta la penisola. La guerra civile fu domata abilmente dal generale romano, che in poco tempo riportò l’ordine nelle strade e nelle provincie, consentendo al giovane Cesare di concentrare mente e forze per il consolidamento finale del proprio potere.

Dal 44 fino al 31 a.C. la vita e la carriera di Agrippa furono strettamente intrecciate ai conflitti politici e militari combattuti tra i contendenti impegnati nella lotta per succedere a Cesare. Egli avrebbe rivestito in questi anni l’importante veste di “Tribuno della plebe”.

Nonostante tutto, sembrerebbe che il nome di Agrippa non sarebbe stato macchiato nelle azioni violente, o nelle proscrizioni che ne derivarono. Al contrario egli si sarebbe occupato di cancellare il nome di un proscritto (suo avversario sul campo) dalle liste, rendendosi così protagonista di un episodio davvero singolare. La “clementia” del generale in questa occasione potrebbe essere interpretata come una questione di rispetto verso un soldato, oltre alla sua astuzia volta ad evitare esecuzioni inutili o sconsigliate al futuro princeps.

Delle testimonianze sulle due celebri battaglie che video impegnato Agrippa contro le forze mercenarie asiatiche riunite da Bruto e Cassio a Filippi, siamo a conoscenza di un episodio curioso: Ottaviano una volta arrivato sulla piana di Filippi, viste le orde degli eserciti avversari, si sarebbe nascosto nei pressi di una palude vicina per tre giorni, fingendosi malato per un’idropisia. Ancora una volta fu Agrippa a detenere le redini delle legioni e a infliggere una focosa sconfitta ai nemici di Cesare.

Velleio Patercolo sostiene che nessuna battaglia di tutte le guerre civili costò tanto sangue all’aristocrazia romana.

Al suo rientro a Roma ebbe il non facile compito di trovare le terre promesse a 400.000 veterani. Nello stesso periodo egli ricevette la pretura, incarico importantissimo nella società romana del tempo, che gli consentì di amministrare la giustizia in città, di badare all’approvvigionamento del grano e di organizzare giochi e feste volte ad accrescere le simpatie del popolo nei confronti dell’erede di Cesare.

Simultaneamente, tra il 40 e il 38 a.C. fu inviato in Gallia per domare una pericolosa rivolta scoppiata ad Aquitania, alla quale Roma non riusciva a tener testa. Il brillante generale diede ancora una volta prova di sé, si dice, grazie alle sue ottime conoscenze del territorio per aver letto esaustivamente il De Bello Gallico di Cesare. In quella occasione fu anche il secondo romano ad oltrepassare il Reno, e può essere a buon ragione ritenuto il fondatore di Lugdunum quale capitale commerciale e politica di Roma nelle Gallie, oggi Lione. Al rientro a Roma gli venne offerto l’onore del trionfo (che egli molto umilmente rifiutò, per non mettere in ombra la figura del suo amico Ottaviano) e il consolato, che ebbe modo di rivestire la prima volta nel 37 a.C.

A lui si deve la costruzione del Portus Julius, riuscendo ad unire il Lago Averno e Lucrino con una diga foranea, rendendo l’ambiente un porto sicuro per le navi. Agrippa lo avrebbe inoltre utilizzato per l’addestramento dei marinai alle battaglie navali nelle quali, si sapeva, i romani peccavano non poco.

Il suo operato è ricordato dallo storico greco Cassio Dione come “una magnifica impresa”. Grazie a questa sua iniziativa Ottaviano potè riportare l’ennesima vittoria a Sesto e Nauloco in Sicilia, contro le flotte di Sesto Pompeo. In questa occasione Agrippa fu ricompensato con la corona navalis, raro riconoscimento all’interno della società romana.

Negli stessi anni, 35-34 a.C., partecipò attivamente alla ristrutturazione di alcuni ambienti cittadini, ricevendo addirittura la più alta funzione di questa magistratura: l’Edilità Curile. Plinio il vecchio definì la sua opera come degna di una “commemorazione edile”, mentre Seneca afferma che “non avrebbe avuto eguali prima”.

Tuttavia il vero genio e le abilità di Agrippa, non solo come marinaio ma anche come stratega del nascente Impero, si videro tutte nella definitiva battaglia del 31 a. C. avvenuta nelle acque di Azio, nei pressi della penisola greca occidentale.

Marco Antonio, dopo diverse vicissitudini, si ritrovò da triumviro ad essere il nemico numero uno di Ottaviano, ultimo ostacolo assieme alla principessa Cleopatra, sua compagna di letto, per la costruzione del principato. La goccia che fece traboccare il vaso fu il gravissimo gesto di Antonio nel designare Cleopatra quale “regina dei re”, e nel riconoscere il piccolo Cesarione quale unico erede di Cesare.

Le due flotte, secondo Plutarco di notevoli dimensioni, si ritrovarono nelle acque del borgo di Actium.

Agrippa per scardinare le possenti e colorate navi egizie, inventò uno strumento del tutto nuovo nel contesto marinaresco, l’harpax, un rampino a lunga distanza che grazie all’appoggio di una Turris (torre) avrebbe inoltre controbilanciato il peso del ponte mobile posto a prua; sotto quest’arma fece poi montare delle ruote al fine di poterla spostare liberamente lungo l’imbarcazione. Grazie al Corvus, una passerella dotata di parapetto su entrambi i lati e di uncini alle estremità, fu possibile agganciare le navi nemiche per consentire alla fanteria di combattere quasi come sulla terra ferma, dove i romani non avevano eguali.

Con la vittoria finale su Marco Antonio e Cleopatra, Marcus Agrippa realizzò tutte le ambizioni di Ottaviano, il quale, libero da qualsiasi opposizione, potè governare Roma da solo, col titolo di Augusto.

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