Lo sviluppo delle società agricole complesse in Europa

Il ruolo dell'agricoltura e della crescita demografica nello sviluppo di società complessa e con forti poteri centrali

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Ottomila anni fa, l’Europa era popolata da innumerevoli piccole bande di cacciatori-raccoglitori dotati di una rozza tecnologia mesolitica che si sostentavano cacciando cervi ed uri (un tipo di bovini oggi estinti), pescando e raccogliendo piante selvatiche.
In base a recenti studi genetici si suppone che fossero alti e muscolosi, scuri di capelli e prevalentemente con occhi azzurri. Tremila anni dopo una parte significativa delle foreste nelle quali abitavano erano state trasformate in campi coltivati a grano e lenticchie e l’intero continente era dominato da agricoltori stanziali.
Gli agricoltori sono penetrati intorno ad 8.000 anni fa, provenienti dalla Mezzaluna fertile, attraverso due direttrici fondamentali: per mare attraverso il Mediterraneo e via terra, seguendo il corso del Danubio. Ma quali sono stati i fattori che hanno favorito lo sviluppo di società agricole complesse e numerose che hanno sgominato in pochi secoli le bande di raccoglitori-cacciatori native?
L’agricoltura aveva introdotto non soltanto un nuovo modello economico ma anche, e soprattutto, un diverso modello di relazioni sociali. In particolare le comunità stanziali di agricoltori avevano mutuato una complessità tale che in tempi relativamente brevi aveva portato a soppiantare gli autoctoni cacciatori-raccoglitori europei.
Quali erano i fattori che avevano guidato le società agricole ad una crescita non soltanto demografica ma anche e soprattutto sociale ed organizzativa, che aveva condotto alla costituzione di clan e tribù, per giungere a forme sempre più avanzate di poteri centralistici?
Il primo fattore ha a che fare con i conflitti tra estranei che crescono esponenzialmente con l’aumentare della popolazione, Per capirci se in una banda di 20 persone sono possibili 190 interazioni a coppie, in una tribú di 2000 individui sono già 1 999 000, e ognuna di queste è una potenziale occasione che può sfociare nella violenza. Nelle tribú ogni omicidio dà origine poi a tutta una serie di vendette e controvendette che possono arrivare a destabilizzare la società.
Da qui lo stimolo alla nascita di un’autorità centrale a cui si conferisce l’uso della forza per ridurre al minimo la violenza interna a queste società. Il secondo fattore è legato strettamente ai processi decisionali di una comunità. In una banda costituita da qualche decina di persone, o anche in un singolo villaggio composto anche da 300 o 400 individui, le informazioni circolano in fretta e tutti possono partecipare alle assemblee dove si prendono decisioni fondamentali per la prosperità e la sicurezza della comunità.
Questo però non si può fare con società costituite da migliaia di persone e numerosi villaggi. Quest’ultime per prendere decisioni efficienti e tempestive devono darsi un governo centrale. Una terza ragione è di carattere economico. Ogni società ha bisogno di un mezzo per far circolare le risorse tra i suoi membri.
In una società semplice il trasferimento dei beni avviene essenzialmente per baratto, che permette di spostare eccedenze da una persona ad un’altra, da una famiglia ad un’altra, appunto con il semplice scambio di oggetti o prodotti.
In una società complessa e numerosa, questa capacità redistributiva, indispensabile per la crescita della comunità, non può essere assicurata dai singoli individui, i beni eccedenti di una persona sono redistribuiti grazie all’autorità centrale. Infine un quarto motivo è strettamente correlato al fattore demografico.
Le società più complesse non sono solo più numerose, ma hanno anche maggiori densità di popolazione. Con il crescere della popolazione il territorio a disposizione decresce, e sempre più risorse devono essere ottenute dall’esterno. Questo compito è assolto in modo molto più efficiente da un’autorità centrale.
Questi quattro fattori hanno contribuito allo sviluppo ed all’organizzazione di società agricole complesse e numerose, che non hanno avuto difficoltà ad egemonizzare la vita del continente europeo, dapprima marginalizzando e, successivamente, soppiantando le semplici organizzazioni sociali dei cacciatori-raccoglitori nativi.

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