L’Italia degli Anni Cinquanta e la nascita del Festival di Sanremo

Ripercorriamo la nascita della più longeva ed importante manifestazione canora italiana sullo sfondo degli anni Cinquanta

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Era un’Italia appena uscita da un lungo e difficile dopoguerra quella che a fine gennaio del 1951 teneva a battesimo la manifestazione canora che più di ogni altra infiammerà l’immaginario collettivo della società italiana, oscillando sapientemente tra tratti identitari, tradizioni e innovazioni in settanta anni di vita.

Contrariamente ad una certa vulgata popolare il Festival di Sanremo non è lo specchio della società italiana ma certamente né interpreta e raffigura la parte più nazional-popolare in una accezione che non dobbiamo necessariamente caricare di significati esclusivamente negativi.

In   settanta anni di storia, il Festival è stato dato per morto numerose volte, ma anche i dati di ascolto, elevatissimi, delle ultime edizioni confermano invece la vitalità ed il radicamento di un appuntamento che con la sua ritualità consacrata costituisce un elemento di lettura non soltanto dell’evoluzione della canzone italiana ma anche della società di cui è espressione. Anno dopo anno questa manifestazione canora calamita l’attenzione di media, intellettuali e di una parte considerevole degli italiani. Per dar conto dell’ottimo stato di salute di una manifestazione che quest’anno  festeggia  i 70 anni di vita, gli ascolti della serata finale dell’edizione 2019 del Festival pur in calo rispetto all’edizione del 2018 hanno “catturato” in media  10 milioni e 662mila telespettatori, con uno share del 56,5 per cento.

L’Italia della prima edizione del Festival era però molto diversa da quella di oggi. La guerra era finita da appena sei anni e la ricostruzione del paese ancora non del tutto completata. Nel 1951 terminava il sostegno del Piano Marshall costringendo l’Italia a fare i conti con se stessa per iniziare la trasformazione di un paese ancora prevalentemente agricolo.

Il boom economico è ancora lontano. Il censimento del 1951 definisce il dato della popolazione a poco più di 47,5 milioni di abitanti, 7.581.622 dei quali analfabeti, più di 13 milioni sono privi di qualunque titolo di studio ma sanno leggiucchiare, i laureati sono solo 34.000!

Circolano sulle malconce strade italiane 480.777 autoveicoli: 439.610 vetture, 13.217 autobus e 161.177 autocarri, per la maggior parte residuati bellici riadattati.

Praticamente un’automobile ogni 110 italiani circa. Lo stipendio medio di un operaio oscilla tra le 25.000 e le 30.000 lire al mese e per avere un’idea del costo della vita dell’epoca basti sapere che un giornale costava 20 lire, 30 una tazzina di caffè, 20 un biglietto del tram, un kg di pane 100/110, un kg di pasta 130/140, il burro 1300 lire al chilo ed un kg di carne bovina circa 800 lire al kg.

Una Lambretta della Innocenti (antesignana della Vespa) prodotto in quegli anni al ritmo di circa 300 al giorno grazie ad una nuova catena di montaggio, costa circa 125.000 lire. Una pensione normale non supera le 4500 lire al mese! E’ in questa Italia che il 17 gennaio giunge la visita del generale americano Eisenhower accolto da proteste di piazza senza precedenti.

Le contraddizioni indotte nella società italiana dal modello di sviluppo del dopoguerra e dal confronto est-ovest si scaricarono sul sistema politico ed anche all’interno dei partiti. Il centrismo, affermatosi dopo le elezioni del 1948, non fu in grado di consolidarsi, e dentro il partito di maggioranza si aprì lo scontro tra la corrente riformista, che faceva capo ad Amintore Fanfani ed a Giovanni Gronchi e la corrente conservatrice il cui leader era Giuseppe Pella.

Il ruolo della RAI fu fondamentale nella ricostruzione culturale ed identitaria di un popolo uscito da un ventennio di dittatura, da una guerra persa e trasformatasi negli ultimi due anni in guerra civile. Nel 1949 la RAI Radio Audizioni Italia, società a capitale privato controllato dalla SIP (Società Idroelettrica Piemonte), provvede, in soli 4 anni, alla ricostruzione totale dei trasmettitori distrutti o danneggiati dalla guerra. Nel 1951 la dirigenza decide la ristrutturazione dei programmi preceduta nel 1950 dal varo della rete culturale: il Terzo Programma, a prevalente impronta culturale, diffuso attraverso la nuova rete a modulazione di frequenza. Cominciano le “Serate a soggetto”, tra le rubriche: “Prospettive”, “Dibattito” e “Riviste estere”.

In quegli anni, anche grazie al crescente successo del Festival la radio ha uno sviluppo prodigioso, in genere veniva venduta a rate di 36 o 48 mesi dal negoziante di quartiere che ti convinceva con la formula della rateazione ed una semplice stretta di mano, erano ancora tempi in cui ci si affidava a dei foglietti per regolare i conti con il cliente!

Ed è la RAI uno degli attori protagonisti della nascita del Festival di Sanremo. Nato da un’idea di Amilcare Rambaldi, esponente della sinistra sanremese e animatore negli anni settanta del Club Tenco, il Festival di Sanremo fu utilizzato dalla Rai per rinnovare il repertorio della radio, dando alla canzone italiana una precisa fisionomia che però tenesse conto dei fermenti e delle novità che emergevano sul piano internazionale.

Il progetto nato nell’immediato dopoguerra per rilanciare l’immagine e l’economia della cittadina ligure è raccolto dal maestro Giulio Razzi, il primo Direttore Artistico del Festival, da Pier Bussetti Direttore del Casinò e dalla Rai: l’idea è semplice organizzare un festival della canzone italiana da tenersi a cadenza annuale.

Già negli anni cinquanta un saggista come Filippo Sacchi coglieva un aspetto cruciale di questo fenomeno: «nel gigantesco sviluppo dei mezzi di trasmissione meccanica {…} la canzonetta è entrata come elemento permanente nella vita di milioni e milioni di persone, accompagna il ritmo del loro lavoro, il loro desco, il loro riposo, i loro svaghi, i loro pensieri d’amore, è quasi ormai nell’ossigeno che si respira. La canzonetta è dunque uno spaventoso mezzo indiretto di formazione estetica culturale e mentale del popolo» Ed è in questo contesto che prende vita dal 29 al 31 gennaio del 1951 la prima edizione del Festival di Sanremo.

1951 – L’inizio

La formula del Festival

La formula della prima edizione era molto diversa da quella attuale: vengono selezionate 20 canzoni affidate all’interpretazione di tre cantanti: Nilla Pizzi, Achille Togliani e il Duo Fasano tutti sotto contratto della casa discografica Cetra, che di fatto monopolizza cosi l’atto nascente della manifestazione.

Il Regolamento della manifestazione era stato messo a punto dal Direttore Artistico Giulio Razzi e dal Direttore del Casino’ Pier Bussetti che ospiterà l’evento nel teatro del Casinò stesso. Vengono presentate 10 canzoni per sera, per i primi due giorni. Al termine di ogni serata il pubblico vota e decide quali sono le cinque canzoni che hanno accesso alla finale e quali vengono eliminate. Il teatro del Casinò era in stile caffè chantant con in platea i tavolini dove il pubblico consumava cibo e bevande ed i camerieri passavano fra i tavoli. Ad ogni partecipante veniva consegnata una scheda per votare la canzone preferita.

I protagonisti

Il presentatore

Il primo presentatore del Festival di Sanremo fu Nunzio Filogamo. Nunzio Filogamo era, all’epoca una vera e propria star della radiofonia. Nato a Palermo nel 1902, fatti gli studi di giurisprudenza alla Sorbona ed all’Università di Torino, Filogamo esercitò per circa un anno la professione di avvocato prima di entrare nel mondo dello spettacolo ed in particolare a teatro dove reciterà con le compagnie di Dina Galli e delle sorelle Gramatica. Nel 1934 entra all’EIAR (la futura RAI) dove interpreterà Aramis nella celebre rivista I quattro Moschettieri. Negli anni della seconda guerra mondiale fu incaricato di presentare gli spettacoli per le forze armate e si puo’ affermare che qui nasce la carriera di presentatore di Filogamo.

Nel 1951, all’età di 49 anni, Filogamo è senza ombra di dubbio l’archetipo del presentatore, uomo di spettacolo completo, aprirà la seconda edizione del Festival nel 1952 con una frase rimasta celebre e che ha rappresentato il suo marchio di fabbrica da quel momento in poi: Miei cari amici vicini e lontani, buonasera ovunque voi siate.

L’Orchestra

Fin dalla prima edizione l’orchestra è stata una dei pilastri del Festival. Gli anni cinquanta sono ancora il periodo delle grandi orchestre che attraverso radio e concerti costituiscono forse ancor più delle canzonette la colonna sonora della gente. In quegli anni si vive il dualismo tra l’orchestra di Cinico Angelini, ancorata alla tradizione classica ed operistica musicale e quella del maestro Pippo Barzizza considerata la promotrice in Italia della musica “all’americana“, con una certa accentuazione ritmica ed un cauto ricorso a dosi di swing.

Cinico Angelini dirigerà l’orchestra nelle tre giornate del Festival. Nato nel 1901 Angelini aveva cominciato a collaborare con l’EIAR già nei primi anni trenta. Assunto nel 1938 Angelini contava nella sua scuderia cantanti del calibro di Nilla Pizzi, Gino Latilòla, Achille Togliani e il Duo Fasano. In quegli anni, all’interno della RAI Angelini riesce ad imporre i suoi protegè grazie ad un accorta politica di acquisizioni dei cantanti più promettenti dell’epoca.Nel 1951 quando si accinge a dirigere l’orchestra per il Festival è legato sentimentalmente proprio a Nilla Pizzi che vincerà la prima edizione.

I Cantanti

In questa edizione iniziale gli interpreti sono solo 3: Nilla Pizzi, Achille Togliani e il Duo Fasano, i quali erano sostanzialmente impiegati della canzone, tutti dipendenti della Rai, legati all’orchestra diretta da Cinico Angelini.

Nilla Pizzi

Adionilla “Nilla” Pizzi ha 32 anni quando partecipa e vince la prima edizione del Festival. Figlia di un agricoltore, bella di una bellezza che potremmo definire semplice ed accattivante (aveva vinto giovanissima il concorso di bellezza Cinquemila lire per un sorriso, antesignano di Miss Italia), nel settembre del 1940 sposa Guido, un giovane manovale del bolognese. Sempre quell’anno grazie all’appoggio di uno zio influente Nilla inizia ad esibirsi negli spettacoli per le forze armate, scelta che avrà conseguenze sul suo matrimonio. La coppia si separerà definitivamente senza clamore. Nel 1942 vince un concorso per le voci nuove indetto dall’EIAR ed inizia ad esibirsi con l’orchestra Zeme. Nel febbraio del 1944, in piena guerra civile, passa nella formazione del maestro Cinico Angelini. Allontanata per un breve periodo dalla radio perché la sua voce era considerata troppo sensuale, la svolta nella carriera della Pizzi avviene nel 1946 quando firma per la Cetra. Quando partecipa alla prima edizione del Festival di Sanremo è legata sentimentalmente ad Angelini ed è già una cantante molto popolare.

Achille Togliani

Coetaneo di Nilla Pizzi, Achille Togliani è un bell’uomo dalla voce profonda ed armoniosa. Da giovanissimo cerca di sfondare nel mondo del cinema e della rivista (celebre un suo breve flirt con Sophia Loren) ma la carriera d’attore non riesce a decollare e quindi decide di sfruttare le sue qualità canore. Interprete melodico per eccellenza entra alla fine degli Anni Quaranta nella scuderia di Cinico Angelini. Protagonista di quasi tutti i Festival di Sanremo degli anni Cinquanta, Achille Togliani è l’unico caso conosciuto di cantante che viene “costretto” dal pubblico a concedere il bis. L’episodio rimasto famoso negli annali di Sanremo avviene nell’edizione del 1953, Togliani ha appena finito di cantare Lasciami cantare una canzone che il pubblico lo sommerge di applausi e grida di Bis! Bis! L’entusiasmo non accenna a placarsi e quindi ottenuto il consenso del maestro Angelini, Togliani concede il bis.

Il Duo Fasano

Le gemelle torinesi Secondina “Dina” e Terzina “Delfina” Fasano, hanno 27 anni quando partecipano alla prima edizione del Festival. Notate giovanissime, ancora minorenni, dal maestro Carlo Prato in un provino in cui interpretano Pippo non lo sa, colpiscono cosi profondamente Prato che questi chiama i suoi colleghi direttori di orchestra Barzizza, Angelini e Petralia per far ascoltare loro le gemelline che si rifanno ai dettami del più famoso Trio Lescano d’anteguerra con però un’aggiunta di freschezza e di spontaneità che cattura i grandi direttori. Nel 1948 anche loro entrano nell’organico di Cinico Angelini e nella prima edizione del Festival interpretarono ben sette canzoni.

La gara

La prima edizione del Festival si svolse in tono minore per quanto riguarda la partecipazione del pubblico ed i riscontri sulla stampa. Nella seconda giornata molti tavolini vuoti del teatro del Casinò furono riempiti dall’organizzazione con persone attratte dalla gratuità offerta (il costo del biglietto d’ingresso era piuttosto contenuto per l’epoca, 500 lire).

Anche il riscontro sulla stampa fu modesto, poche righe in cronaca, con non poche ironie sulla modestia dei premi in palio. Dal punto di vista musicale la prima edizione del Festival fu tutta all’insegna della tradizione musicale italiana senza alcun fermento innovatore. Emblematica, sotto questo profilo è la canzone quarta classificata, Al mercato di Pizzighettone. L’autore delle parole di Al mercato di Pizzighettone, Aldo Locatelli, era un giornalista del quotidiano socialista “Avanti!” presentò al Festival questo miscuglio di realtà padana filtrata attraverso la citazione operistica, scrivendo una lirica metricamente rigorosa e con una sola breve ripetizione testuale.

Nella serata finale del 31 gennaio si impone Grazie dei Fiori interpretata da Nilla Pizzi con 50 voti, seconda classificata La luna si veste d’argento cantata sempre da Nilla Pizzi e Achille Togliani che ottiene 30 voti, mentre chiude il podio con 20 voti ricevuti Serenata a Nessuno cantata da Togliani. Quanto modesto fu il concorso di pubblico in quel di Sanremo ed il riscontro sulla stampa nazionale e locale, tanto significativo fu invece l’ascolto del Festival alla radio, si stima in oltre venti milioni di persone coloro che seguirono le tre serate della manifestazione canora.

L’Edizione del 1952

La seconda edizione mantiene sostanzialmente l’impianto e la formula della prima, si svolge tra il 28 ed il 30 gennaio del 1952 sempre al Salone delle Feste del Casinò di Sanremo. L’attesa presso gli addetti ai lavori è altissima ed alla commissione esaminatrice costituita da Giulio Razzi Direttore Artistico del Festival, Guido Morbelli scrittore, paroliere ed autore radiofonico ed in seguito televisivo, Pier Bussetti Direttore del Casinò e Angelo Nizza, giornalista e paroliere arrivano 319 brani inediti presentati dalle più importanti case discografiche italiane, oltre 200 in più della prima edizione.

La commissione ne seleziona venti come da regolamento, le 10 più votate dal pubblico in sala parteciperanno alla serata finale del 30 gennaio. L’orchestra è sempre diretta dal maestro Cinico Angiolini e si è arricchita di altri componenti, mentre ai tre cantanti della prima edizione si aggiungono Gino Latilla e Oscar Carboni.

Gino Latilla, figlio d’arte, suo padre Mario era cantante a sua volta, si era formato come interprete prevalentemente all’estero, in Germania e negli Stati Uniti. Nel 1952 era stato assunto dalla RAI come cantante della radio grazie all’interessamento dell’onnipresente Cinico Angelini. Oscar Carboni era il meno giovane dei cinque interpreti, trentottenne, ventunesimo figlio di una numerosissima famiglia cominciò a cantare prima come esecutore di serenate su commissione e poi negli anni trenta nelle balere del ferrarese, sua terra d’origine. Aveva una voce sottile, quasi femminea ed uno stile accurato e rigoroso, nel dopoguerra restò nell’organico RAI per diversi anni per poi intraprendere un lungo soggiorno artistico in Sud America dove riscosse un notevole successo.

La sua prolungata assenza dall’Italia non giovò alla sua carriera, al rientro infatti la scena gli era stata rubata da Luciano Tajoli e dal giovanissimo astro nascente della canzone italiana Claudio Villa. Angelini lo volle comunque alla seconda edizione del Festival dove cantò tre canzoni, con una delle quali Madonna delle Rose (classificatasi quarta) ebbe uno straordinario successo di vendite, inaugurando così la lunga tradizione sanremese che spesso ha visto brani piazzati nelle posizioni di rincalzo o addirittura negli ultimi posti trionfare nei dati di vendita.

Il prezzo del biglietto per assistere alla seconda edizione del Festival sale vertiginosamente e passa dalle 500 lire del 1951 alle 4.000 lire consumazione compresa del 1952. Nella prima serata, Nunzio Filogamo, confermato nel ruolo di presentatore, pronuncia la sua famosa frase: « Miei cari amici vicini e lontani, buonasera. Buonasera, ovunque voi siate!»

Tra le canzoni in gara si afferma Papaveri e Papere cantata da Nilla Pizzi, parodia garbata e demenziale del rapporto tra la gente comune ed i potenti. L’autore dei testi è Mario Panzeri uno dei più importanti parolieri della scena musicale italiana.  Nella seconda serata si impone, sempre cantata da Nilla Pizzi che interpreterà ben sette canzoni, Vola colomba canzone patriottica che allude alle sorti di Trieste occupata dagli Alleati e contesa dalla Yugoslavia di Tito.

Nella finale trionfa Nilla Pizzi, l’unica cantante in tutta la storia del Festival che occuperà tutti e tre i posti del podio con Vola colomba, Papaveri e Papere e Nel Regno dei Sogni. La Pizzi diventa la Regina della canzone italiana, ancora una volta però sarà il secondo brano classificato Papaveri e Papere a trionfare nelle vendite. Tradotta in oltre 40 lingue ed intepretata da artisti del calibro di Bing Crosby, Eddie Costatine, Yves Montand e Beniamino Gigli frutterà più di 40 milioni di lire in diritti d’autore.

Il Festival di Sanremo era definitivamente decollato.