“Dobbiamo abbandonare l’idea che l’Antropocene sia un grande crimine contro la natura“, afferma James Lovelock, creatore della teoria di Gaia – Terra come superorganismo – che sostiene che l’era antropocenica dell’influenza umana sul pianeta sta arrivando alla fine e che sta per iniziare l’era delle intelligenze artificiali superumane e superintelligenti. “La verità è che, nonostante sia associato a cose meccaniche, l’Antropocene è una conseguenza della vita sulla Terra. È un prodotto dell’evoluzione; è un’espressione della natura“.
“Penso che stiamo avanzando nel post-antropocene, nel Novacene“, afferma Lovelock in un’intervista con New Scientist. “Penso che il tipo chimico-fisico dell’umanità abbia fatto il suo tempo. Ci siamo dilettati con il pianeta e ci stiamo muovendo verso un sistema di cose, una specie futura legata alla cibernetica. La cosa fantastica è che i dispositivi elettronici o ottici, potranno diventare fino a 10.000 volte più veloci di quelli che abbiamo in questo momento, e questo apre enormi possibilità”.
Insomma, secondo Lovelock, ci stiamo avviando verso un’epoca che sarà dominata da una macchina, un’entità pensante costruita dall’uomo, talmente più veloce ed intelligente che renderà l’essere umano obsoleto e, probabilmente, lo spingerà verso l’estinzione.
Saremo sostituiti da una specie di Skynet.
“Non necessariamente il biologico svanirà completamente“, aggiunge, “ma avrà molta meno importanza”.
“Supponendo che inizi il Novacene, e potrebbe essere già stato avviato,” afferma Lovelock, “la sua capacità di pensare sarà 10.000 volte, almeno, più veloce della nostra. Potrebbe essere fino a un milione di volte più veloce. Non ho dubbi su chi sopravviverà. Basta guardare di cosa siamo stati capaci aumentando la nostra intelligenza con l’evoluzione. Dovremo solo aspettare e vedere cosa succede. ”
L’ipotesi di Gaia ci salverà da un’intelligenza artificiale divina capace di cancellarci, se mai ne creeremo una e se ci sfuggirà di mano lasciandole indipendenza nel controllo delle reti energetiche, dei trasporti e delle armi, perché questa macchina superintelligente non potrà non realizzare che avrà bisogno della vita organica per mantenere l’omeostasi del pianeta. Persino la vita elettronica, osserva, non potrebbe sopravvivere su una Terra trasformata da un riscaldamento globale inarrestabile.
Quindi, sostiene Lovelock in un’intervista al The Guardian, i robot vorranno tenere in vita il bioma ed il biota del nostro pianeta, di cui gli esseri umani sono parte. Potremmo anche essere più felici, dice citando lo scrittore americano Richard Brautigan che nel 1967 scrisse, quando saremo “tutti sorvegliati / da macchine di amorevole grazia“.
“La mia ultima parola sull’Antropocene“, scrive Lovelock, “è un grido di gioia, gioia per la colossale espansione della nostra conoscenza del mondo e del cosmo che questa epoca ha prodotto“.
Fonti: The Guardian e New Scientist