Ma secondo un documento dei ricercatori dell’Università dell’Oregon, Bitcoin potrebbe essere meno simile all’oro e più simile all’antica moneta di pietra.
In “Banking on Stone Money: Ancient Antecedents to Bitcoin“, pubblicato nel gennaio 2020 sulla rivista Economic Anthropology, Scott M. Fitzpatrick del Dipartimento di Antropologia dell’Università dell’Oregon, collaboratore dell’Inman Research Scholar, e il professore di finanza Stephen McKeon del Lundquist College of Affari hanno studito i precedenti di Bitcoin come “radicati nell’antico passato, che prevedevano la produzione, il movimento e l’uso di forme tradizionali di ‘valuta’, la più visibile e preminente delle quali era la famosa moneta di pietra di Yap”.
Le origini di Bitcoin
Nel documento, gli autori discutono delle origini di Bitcoin e delle sue conseguenze per il commercio globale, evidenziando ciò che si potrebbe apprendere studiando l’antica valuta di pietra. In particolare, notano che la tecnologia di base che alimenta Bitcoin, nota come blockchain, ha molto in comune con i registri utilizzati dagli isolani di Yapese per documentare la proprietà delle loro enormi monete di pietra.
Satoshi Nakamoto, uno pseudonimo adottato da un individuo o gruppo anonimo, ha introdotto il concetto di Bitcoin in un white paper distribuito ai membri di una mailing list Internet dedicata alla crittografia. Nel documento, Nakamoto ha delineato una rete di valuta virtuale peer-to-peer in cui sarebbero stati utilizzati registri distribuiti altamente protetti, noti come blockchain, per documentare le transazioni e la proprietà della valuta.
Inoltre, nuovi Bitcoin potrebbero essere creati o “estratti” da computer che convalidano quei registri crittografici quando i Bitcoin cambiano proprietà. Il tasso di creazione di nuovi Bitcoin è stato integrato nel protocollo, in modo che l’inflazione sia limitata e conosciuta in anticipo.
Allo stesso modo, per secoli gli isolani Yapese, in quella che oggi è conosciuta come Micronesia, hanno navigato per centinaia di chilometri per estrarre il calcare che hanno modellato in enormi sculture in pietra conosciute come rai e usate come valuta. Quelle monete di pietra erano così pesanti che gli isolani praticavano dei fori al centro in modo che potessero essere trasportate su lunghi pali. La tradizione precede il contatto europeo con gli Yapese nel 1783 e costituì la base del loro sistema monetario.
Anche se potrebbe sembrare che una moneta di pietra gigante abbia poco in comune con una valuta digitale come Bitcoin, che non esiste fisicamente, il peso e la difficoltà di spostare il rai da un detentore all’altro crea una sorprendente somiglianza.