di Oliver Melis
Qualche anno fa venne eseguito uno studio che affermava di aver trovato le prove della vita aliena, questo studio però venne accolto con scetticismo della comunità scientifica.
Alla base dello studio il lancio di un pallone stratosferico da parte di una squadra di ricercatori britannici avvenuto il 31 luglio 2013 sopra l’Inghilterra.
Il pallone raccolse campioni a quote comprese tra i 22 e i 27 chilometri riportando a terra un organismo misterioso (diatomee) che, secondo alcuni, avrebbe provato l’esistenza della vita al di fuori del nostro pianeta. Questa piccola struttura, venne soprannominata “particella del drago”, lunga 10 micrometri e composta da carbonio e ossigeno.
Batteri e altre minuscole forme di vita sono stati ritrovati nell’atmosfera attorno al pianeta portate dalle tempeste, e infatti si potrebbe pensare che questa struttura possa essere risalita nella stratosfera, ma è generalmente accettato che una particella delle dimensioni rilevate non possa essere sollevata dalla Terra ad altezze di 27 km. l’eccezione potrebbe essere una violenta eruzione vulcanica, ma nessuna eruzione si era verificata nei tre anni precedenti al viaggio di campionamento; questo secondo l’autore principale Milton Wainwright, dell’Università di Sheffield, nel Regno Unito. Quindi, secondo Wainwright, non essendo arrivati dalla Terra questi piccoli organismi dovevano essere per forza piovuti dallo spazio, magari su una cometa, come scrissero sul Journal of Cosmology.
La teoria che vuole che la vita sia stata importata sulla Terra ( e in altri luoghi) da comete, meteoriti o, anche per alcuni accidentalmente o volutamente da altre civiltà evolute si chiama Panspermia e potrebbe essere credibile almeno su distanze cosmiche non troppo grandi, come ammette l’astronomo Seth Shostak del SETI, anche se difficilmente lo studio di Wainwright resisterà allo scrutinio scientifico. La scienza ha bisogno di prove molto convincenti per avvallare queste teorie.
Chris McKay, un astrobiologo del Centro di ricerca Ames della NASA a Moffett Field, in California. Rispondendo a Space.com ha aggiunto che se i ricercatori fossero in grado di dimostrare che il microorganismo era composto da tutti gli amminoacidi D (le proteine della vita terrestre sono costituite da aminoacidi L), sarebbe una prova convincente.
Wainwright e il suo team hanno in programma di studiare i rapporti di vari isotopi, che sono varietà di un elemento che hanno un diverso numero di neutroni nei loro nuclei atomici.
Se il rapporto di alcuni isotopi differissero, allora il microorganismo potrebbe essere extraterrestre.
La presunta scoperta necessita però di ulteriori approfondimenti, come afferma l’astrobiologo Dirk Schulze-Makuch della Washington State University, se il microorganismo proviene dalla stratosfera non si può basare questa affermazione solo su un ritrovamento. Le diatomee infatti sulla Terra sono forme di vita abbastanza avanzate, sviluppatesi almeno tre miliardi dopo la nascita della vita sul nostro mondo, qualcosa non torna, quindi.
Il Journal of Cosmology altre volte ha fatto affermazioni controverse, nel 2011, ad esempio pubblicò uno studio che pretendeva di aver trovato prove di vita fossilizzata nelle meteoriti. Il Journal of Cosmology non è una rivista scientifica accreditata ma un sito web che, principalmente, diffonde le idee sulla Panspermia teorizzate da Hoyle Wickramasinghe.
Fonte: http://phobosproject.blogspot.com; www.space.com