Le Armate Rivoluzionarie francesi

Le armate rivoluzionarie francesi non erano ancora la formidabile macchina di vittorie degli eserciti napoleonici, eppure avevano in nuce gli elementi che fecero grande Bonaparte.

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Le armate rivoluzionarie francesi che si opposero alla prima coalizione ovvero l’alleanza formatasi nel 1792 e continuata fino al 1797 tra la maggior parte delle Monarchie europee dell’Ancien Régime contro la Francia rivoluzionaria erano un miscuglio, mal congegnato di vecchi reparti dell’esercito regolare pre-rivoluzionario, semplici reparti di volontari spesso male armati ed equipaggiati ed armate federate.
Ufficialmente si riteneva che le armate francesi dovessero comportarsi dal punto di vista della disciplina e dell’organizzazione di combattimento secondo il Regolamento Tattico entrato ufficialmente in vigore nel 1791. Quel regolamento che metteva a frutto le esperienze ed i convincimenti tattici di almeno dieci anni,  prevedeva una combinazione tra lo schieramento lineare e quello a colonna a seconda della natura del terreno e della forza dell’avversario.
Vi era stato stabilito che la norma principale di combattimento era il fuoco di fucileria disposto su tre righe ma vi era consigliato anche la formazione a colonna per l’avvicinamento finale al nemico.
La complessità di queste manovre e le sottigliezze tattiche che ne conseguivano risultarono però indigeste alle inesperte e scalcinate armate rivoluzionarie.
Le prime prove sul campo registrarono infatti almeno il 50% di sbandamenti seguiti da una fuga disordinata delle forze repubblicane sottoposte ai colpi di artiglieria già in fase di avvicinamento alle linee nemiche.
Le prime armate rivoluzionarie non avevano né la disciplina né l’addestramento per eseguire a meno di cento metri dal nemico le evoluzioni tattiche illustrate dal manuale del 1791.
Nel 1792, dopo una serie di gravi rovesci, gli esperti militari francesi misero mano alla dottrina espressa dal Regolamento Tattico dell’anno precedente ed idearono la cosiddetta tattica dell’orda.
Essa consisteva nel mandare avanti a piccoli gruppi i tiratori più precisi ed addestrati per impegnare il nemico con rapide e violente scaramucce, un po’ alla stregua di quanto appreso dall’esperienza del generale Lafayette in America.
Dietro questo schermo si andava ammucchiando la massa dei soldati meno preparati, e spesso peggio armati, pronti a seconda del volgere della battaglia o a lanciarsi all’attacco, oppure a darsi ad una precipitosa fuga.
La combinazione degli attacchi dei fucilieri scelti con il successivo appoggio delle forze in colonna era più congeniale al temperamento ed alla capacità operativa delle prime formazioni militari rivoluzionarie.
Gli eserciti europei della prima coalizione ancorati ai dettami tattici mutuati da Federico il Grande, furono spesso sorpresi dalla primitiva irruenza di questo modo nuovo di affrontare le battaglie. Con il passare del tempo l’esercito francese acquistò in esperienza e perfezionò il suo approccio alla battaglia, arrivando a definire la cosiddetta tattica dell’orde mixte (dell’orda mista) una combinazione tattica di truppe in linea con truppe incolonnate.
Nel 1794, grazie all’amalgame ogni battaglione di una demi-brigade era perfettamente in grado di combattere in formazione di linea, mentre i due battaglioni fedérés venivano più proficuamente utilizzati in colonna nei fianchi dello schieramento.
I battaglioni di fanteria leggera che accompagnavano la cavalleria al trotto erano composte da sei compagnie: 4 di cacciatori, 1 di voltigeurs (generalmente impiegata per l’attacco iniziale) e 1 di carabinieri.
Dal punto di vista numerico, le démi-brigade di fanteria leggera non superava i 1.000 uomini, mentre quella di fanteria di linea era al massimo di 2.500 uomini.
La cavalleria francese dei primi anni della rivoluzione era assolutamente inadeguata, mancavano molti ufficiali ben addestrati e vi era anche penuria di buoni cavalli. Una démi-brigade di cavalleria poteva contare al massimo su 900 sciabole, divisi in 4 squadroni ognuno composto da due compagnie di circa 115 uomini.
L’artiglieria rivoluzionaria invece aveva meno sofferto degli effetti della Rivoluzione essendo al contrario della cavalleria costituita prevalentemente di aristocratici, composta nei quadri operativi soprattutto da borghesi e piccolo-borghesi.
I cannoni erano tra i migliori d’Europa anche se c’era una certa penuria di cavalli per il loro trasporto.
I cannoni erano divisi in batterie costituite da 8 pezzi ciascuno, oltre all’artiglieria campale ed a quella ippotrainata, venne istituita in quegli anni l’artiglieria “volante”, che faceva della propria mobilità un importante fattore tattico nello svolgimento delle battaglie.
Il Genio francese aveva una lunga ed ottima tradizione, purtroppo nei primi anni soffri’ di una forte penuria di personale qualificato e Bonaparte potè contare inizialmente soltanto su 2.000 genieri.
Disastrosi invece i servizi sanitari delle armate rivoluzionarie, praticamente inesistenti e che costrinsero le truppe ad una durissima fase di “autonomia” nell’organizzazione dei soccorsi ai feriti.

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