di Oliver Melis per Aenigma
La storia dell’uomo è costellata di miti e leggende che ancora fanno parte di tante culture. Ognuna di esse ha un Dio creatore che ha creato l’uomo e la natura che lo circonda e inevitabilmente un Dio che crea spesso distrugge, come il Dio dell’Antico Testamento, che accortosi della malvagità degli uomini sulla terra, si pentì di aver creato l’umanità decidendo di sterminare l’intera specie, salvo pochissimi prediletti e sette coppie di ogni animale puro che aveva creato. I fortunati che si salvarono furono Noè e la sua famiglia.
– E Dio disse a Noè: “È venuta per me la fine di ogni uomo, perché la terra, per causa loro, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò insieme con la terra. Fatti un’arca di legno di cipresso; dividerai l’arca in scompartimenti e la spalmerai di bitume dentro e fuori. Ecco come devi farla: l’arca avrà trecento cubiti di lunghezza, cinquanta di larghezza e trenta di altezza. Farai nell’arca un tetto e a un cubito più sopra la terminerai; da un lato metterai la porta dell’arca. La farai a piani: inferiore, medio e superiore.”
Una volta terminati i lavori di costruzione Noè, la sua famiglia e gli animali si imbarcarono, Dio fece venire un diluvio che durò 40 giorni fino a quando dopo centocinquanta giorni. Nel settimo mese, il diciassette del mese, l’arca si posò sui monti dell’Ararat.
L’umanità era stata completamente annientata.
Questa è la storia tratta dalla Bibbia, una leggenda che ritroviamo anche in altri contesti e che merita di essere raccontata. In tanti hanno cercato di trovare i resti dell’arca e in tanti hanno fantasticato sulla sua esistenza.
L’arca ritrovata?
Nel 1993 un programma dal titolo “The incredible discovery of Noah’s ark” dalla durata di due ore e prodotto da Sun international pictures, basato su un’intervista ad un certo George Jammal, presentato come testimone oculare, racconta come, durante un’esplorazione in vetta al monte Ararat compiuta con un compagno Russo nel 1984, effettuò una scoperta incredibile.
I due avrebbero, non si sa come, ritrovato i resti dell’arca praticando un foro nel ghiaccio per poter accedere all’interno della stessa, dove avrebbero scattato una serie di foto della stalla e recuperato un pezzo di legno. La sfortuna però non ha aiutato i due, infatti una valanga avrebbe sepolto il compagno russo e l’intero set di foto, Jammal aveva salvato il pezzo di legno, la sua testimonianza sarebbe stata confermata da un esperto biblico, Gerard Larue.
Ma una scoperta cosi importante perché è stata divulgata solo dopo anni? Soprattutto in presenza di prove, un pezzo di legno e una persona scomparsa…
Nel 1985 Jammal si era messo in contatto con l’Istitute for Cretion Research (ICR), organizzazione fondamentalista americana, non per dare una prova dell’esistenza dell’arca ma per spacciare una bufala, infatti le referenze scientifiche fornite dovevano per lo meno allarmare il centro di ricerche creazioniste, infatti nomi come Vladimir Sobitchsky e Allis Buls Hittan suonano palesemente il primo come “son of a bitch” e il secondo “Alls is bullshit“, non credo ci sia molto da tradurre…
Il centro, pur non fiutando l’inganno, passò comunque la mano.
Ma non è finita, il biblista, Gerard Larue, a quanto pare covava vendetta contro la Sun International rea di avergli annullato un programma e l’inganno non consumato nei confronti del ICR da Jammal a questo punto poteva essere riesumato e utilizzato per far esplodere un putiferio al Sun, cosa avvenuta, come abbiamo già visto nel 1993. La storia finì sul piccolo schermo, in una trasmissione della CBS, che si è difesa dalle critiche asserendo che i loro documentari hanno il solo obbiettivo di intrattenere il pubblico e non la pretesa di divulgare fatti scientificamente provati.
Insomma una storia di bufale e vendette consumate ma a pagarne le conseguenze è sempre una vasta fetta di pubblico che finisce per essere disinformata.
La nuova arca di Noé
Ken Ham, il fondatore di Answers in Genesis, il movimento integralista Usa che considera la Bibbia un testo scientifico da interpretare in senso letterale ha deciso di costruire un’arca per lottare contro l’evoluzionismo darwiniano.
150 metri di lunghezza, alta come un palazzo di sette piani, l’arca è stata costruita da 800 operai che hanno dovuto dichiarare la loro fede creazionista, ad eccezione di un plotone di carpentieri «amish» perché, spiega un Ham «in America non si trova più gente capace di costruire strutture di legno così complesse e imponenti». Aperta al pubblico un anno fa e già visitata da un milione di persone («non sono tutti creazionisti e nemmeno tutti cristiani» dice Ham, «ma gli interessa la nostra tesi»), l’Arca, posta al centro di un parco denominato Ark Encounter e affiancata, qualche miglio più in là, dal Museo del Creazionismo, è effettivamente imponente. Ham spiega di aver scelto questo angolo del Kentucky perché non è lontano da un grande aeroporto internazionale (Cincinnati) e perché è raggiungibile dai due terzi della popolazione Usa in auto. È stata fatta anche una scelta economica e di convenienza fiscale, visto che Ham è riuscito ad ottenere incentivi e sconti sulle tasse, promettendo di creare qui una struttura capace di attirare molti turisti, ma a tanti questo non è piaciuto e la scelta di aiutare con soldi pubblici diretti o indiretti un’iniziativa considerata antiscientifica è stata pesantemente contestata.
In tempi di fake news e di vaccini contestati ci mancava anche il ritorno del creazionismo.
Font: Cicap, Genesi (Antico testamento), Corriere TV