La Terra subirà una settima estinzione di massa?

Una nuova ricerca indica che un'estinzione di massa si è verificata 550 milioni di anni fa, durante il periodo Ediacarano

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La Terra subirà una settima estinzione di massa?
La Terra subirà una settima estinzione di massa?

La Terra potrebbe subire una settima estinzione di massa e non la sesta. Una nuova ricerca indica infatti che un simile evento si sarebbe verificato 550 milioni di anni fa, durante il periodo Ediacarano.

Sembra che il fenomeno si stia ora ripetendo, non a caso stiamo perdendo migliaia di specie ogni anno.

Ma che cosa dice di preciso il nuovo studio che potrebbe farci ripensare su alcune convinzioni che abbiamo sempre avuto? Iniziamo col dire che la maggior parte dei dinosauri è notoriamente scomparsa 66 milioni di anni fa alla fine del periodo Cretaceo. Prima di allora, la maggior parte delle creature della Terra Aveva subito un’altra estinzione di massa particolarmente massiccia tra il Permiano e il Triassico, circa 252 milioni di anni fa.

Nuova estinzione di massa: il lavoro dei ricercatori

Grazie agli sforzi dei ricercatori dell‘Università della California, Riverside (UCR) e Virginia Tech, è ora noto che un’estinzione simile si è verificata 550 milioni di anni fa, durante il periodo Ediacarano.

Informazioni su questa scoperta sono contenute all’interno di un documento degli Atti della National Academy of Sciences. Sebbene non sia chiaro se ciò rappresenti una vera “estinzione di massa”, la percentuale di organismi persi è simile a questi altri eventi, compreso quello attuale e in corso.

I ricercatori ritengono che i cambiamenti ambientali siano responsabili della perdita di circa l’80% di tutte le creature del periodo Ediacarano, che furono le prime forme di vita complesse e multicellulari sul pianeta.



Chenyi Tu: “Gli oceani persero molto ossigeno”

Chenyi Tu, paleoecologo dell’UCR e coautore del nuovo studio ha spiegato tramite alcune dichiarazioni riportate da Scitechdaily.com: “I registri geologici mostrano che gli oceani del mondo hanno perso molto ossigeno durante quel periodo e le poche specie che sono sopravvissute avevano corpi adattati per ambienti con ossigeno inferiore”.

A differenza degli eventi successivi, questo primo evento fu più difficile da documentare perché le creature che morirono avevano un corpo molle e non si conservavano bene nella documentazione fossile.

Surprenant: “Un enorme database di prove”

Rachel Surprenant, paleoecologa dell’UCR e coautrice dello studio, ha riferito: “Sospettavamo un evento del genere, ma per dimostrarlo abbiamo dovuto assemblare un enorme database di prove”. Il team ha documentato l’ambiente, le dimensioni del corpo, la dieta, la capacità di movimento e le abitudini di quasi tutti gli animali conosciuti del periodo Ediacarano.

Con questo progetto, i ricercatori hanno cercato di confutare l’accusa secondo cui la principale perdita di vita animale alla fine del periodo Ediacarano era qualcosa di diverso da un’estinzione. Alcuni in precedenza credevano che l’evento potesse essere spiegato dalla mancata raccolta dei dati corretti o da un cambiamento nel comportamento degli animali, come l’arrivo dei predatori.

Diminuzione di organismi

Chenyi ha spiegato che è possibile vedere la presenza di animali nel tempo e di conseguenza si comprende che non si trattò di un semplice spostamento, né tantomeno questi animali sono stati divorati da altre specie predominanti. La verità è una sola: ci fu una vera e propria diminuzione dell’abbondanza di organismi.

È stata inoltre monitorata l’area della superficie delle creature rispetto ai rapporti di volume, una misurazione che suggerisce che il calo dei livelli di ossigeno fosse la causa delle morti.

Creature strane

Le creature ediacarane sarebbero considerate strane per gli standard odierni. Molti degli animali potevano muoversi, ma erano diversi da qualsiasi cosa vivesse adesso. Tra questi c’erano l’Obamus coronatus, una creatura a forma di disco che prende il nome dall’ex presidente USA, e Attenborites janeae, un minuscolo ovoide simile a un’uva passa che prende il nome dal naturalista inglese Sir David Attenborough.

La paleoecologa Mary Droser ha detto che questi animali durarono all’incirca dieci milioni di anni. Non una grande linea temporale in termini evolutivi.

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