Un vasto oceano globale potrebbe aver coperto la Terra primordiale durante il primo Eone Archeano. Le ampie distese d’acqua sarebbero state “l’effetto collaterale” della presenza di un mantello più caldo. Lo afferma una ricerca dell’American Geophysical Union, pubblicata sulla rivista Agu Advances.
Secondo gli autori dello studio, l’indagine sfida le teorie precedenti secondo le quali le dimensioni degli oceani terrestri sono rimaste costanti nel tempo e offre indizi su come le sue proporzioni potrebbero essere cambiate nel corso delle ere geologiche.
La maggior parte dell’acqua superficiale della Terra si trova negli oceani. Ma non è l’unica fonte. C’è un secondo serbatoio d’acqua situato in profondità all’interno del pianeta, rappresentato dall’idrogeno e dall’ossigeno inclusi nei minerali del mantello. La ricerca fornisce una stima dell’acqua immagazzinata dal mantello in passato e in epoca odierna.
Secondo quanto si legge nello studio, il mantello in epoca primordiale potrebbe aver contenuto minori quantità di acqua, dato che la temperatura del pianeta era molto più calda di quella che abbiamo oggi. Supponendo che il mantello contenga attualmente più di 0,3-0,8 volte la massa delle acque, allora il periodo Archeano potrebbe essere stato caratterizzato da un oceano di notevoli dimensioni, più esteso di quanto immaginiamo. Questa enorme distesa d’acqua avrebbe potuto alterare la composizione dell’atmosfera primordiale e ridurre la quantità di luce solare riflessa nello spazio. Questi fattori avrebbero influenzato il clima e l’habitat che ha sostenuto le prime forme di vita terrestri.
Il livello del mare della Terra è rimasto costante negli ultimi 500 milioni di anni
Il livello del mare della Terra è rimasto abbastanza costante negli ultimi 541 milioni di anni. Tuttavia, le stime precedenti sono più difficili da calcolare, dato che poche prove sono sopravvissute all’Eone Archeano. Nel corso del tempo geologico, l’acqua può spostarsi dalla superficie oceanica verso l’interno attraverso la tettonica delle placche, ma la dimensione di questo flusso non è ancora chiara. A causa di questa mancanza di informazioni, gli scienziati avevano ipotizzato che la dimensione globale dell’oceano fosse rimasta costante nel tempo.
Gli studiosi hanno sviluppato un modello che stima la quantità totale di acqua che il mantello terrestre potrebbe potenzialmente immagazzinare in base alla sua temperatura. Questa simulazione ha incorporato i dati esistenti sulla quantità di acqua che i diversi minerali del mantello possono contenere. Il modello non ha ancora fornito una spiegazione sull’intero fenomeno e gli scienziati non hanno ancora rilevato quanta acqua può contenere la bridgmanite, il minerale principale che costituisce il mantello.
Tuttavia, lo studio fa luce sul processo evolutivo dei nostri oceani e questo può aiutare i ricercatori impegnati nella ricerca di forme di vita su altri pianeti. Nel corso della seconda fase dell’indagine, gli scienziati si concentreranno proprio su questo aspetto e useranno gli stessi metodi usati per la Terra, per calcolare quanta acqua può essere contenuta all’interno di Marte.