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La stella di Scholz, la stella nomade che sfiorò il sistema solare

Settantamila anni fa una piccola stella chiamata "stella di Scholz" e la sua ancora più piccola compagna, una nana bruna, sfiorarono il nostro sistema solare. Oggi sappiamo, grazie al satellite Gaia, che in un futuro non troppo lontano un'altra stella, molto più grande, arriverà ad attraversare il sistema solare esterno, in un incontro ravvicinato molto più pericoloso

Ogni 50.000 anni circa, una stella nomade passa vicino al nostro sistema solare. La maggior parte passa senza incidenti ma, ogni tanto, una si avvicina così tanto da guadagnare un posto di rilievo nel cielo notturno della Terra, oltre a creare problemi alle orbite delle comete nella nube di Oort.

Il più famoso di questi intrusi stellari si chiama stella di Scholz. Questa piccola stella fa parte di un sistema binario scoperto nel 2013. Il suo percorso orbitale indica che, circa 70.000 anni fa ha sfiorato la nube di Oort Cloud, l’ampia zone ai confini del sistema solare abitata da moltissimi corpi ghiacciati destinati a diventare comete.

Alcuni astronomi pensano addirittura che la Stella di Scholz avrebbe potuto spingere all’interno del sistema solare alcuni di questi oggetti. Fortunatamente, la stella di Scholz è relativamente piccola e in rapido movimento, il che ha probabilmente minimizzato gli effetti del suo passaggio sul sistema solare.

Negli ultimi anni, gli astronomi hanno scoperto che questo tipo di incontri si verificano molto più spesso di quanto pensato in precedenza.

Quello della stella di Scholz non è stato il primo flyby vissuto dal nostro sistema solare e non sarà l’ultimo. In effetti, c’è la possibilità che, in un futuro non troppo lontano, avvenga un incontro ravvicinato molto più drammatico. “[La stella di Scholz] probabilmente non ha avuto un impatto enorme, ma probabilmente ci sono state stelle molto più massicce che ci hanno sfiorato”, ha detto l’astronomo Eric Mamajek del Jet Propulsion Laboratory della NASA.

La scoperta della stella di Scholz

Verso Natale del 2013, Mamajek era in visita a un amico e collega astronomo, Valentin Ivanov, presso gli uffici dell’Osservatorio europeo meridionale di Santiago, in Cile. Mentre i due chiacchieravano, Ivanov stava analizzando le recenti osservazioni di una stella catalogata come WISE J072003.20–084651.2.

La stella catturò l’interesse di Mamajek perché era a soli 20 anni luce di distanza, ma gli astronomi non l’avevano notata in precedenza per via della sua fioca luminosità e del suo scarso movimento apparente (o movimento proprio) attraverso il nostro cielo notturno.

Per lui, quelle due cose erano un indizio. Dato che non sembrava muoversi molto da un lato all’altro, la stella probabilmente si stava muovendo verso di noi o allontanando da noi a un’enorme velocità.

In pochi minuti abbiamo avuto i primi risultati che indicavano che questa stella è passata ad una distanza dal Sole di un solo parsec (3,26 anni luce)“, racconta Mamajek. “Aveva letteralmente attraversato il quartiere solare“.

Il lavoro dei due astronomi ha, infine, dimostrato che in effetti la stella di Scholz è passata ancora più vicino di quanto risultasse dai primi calcoli, più vicino al nostro Sole di quanto abbia fatto qualsiasi altra stella conosciuta.

Tutti gli altri soli che passano

Ora, grazie al satellite dell’Agenzia spaziale europea Gaia, costruito per mappare le posizioni e i movimenti precisi di oltre un miliardo di stelle, sappiamo che questi incontri ravvicinati con altre stelle non sono né unici nè rari su scala cosmica.
Nel 2018, un team di ricercatori guidato da Coryn Bailer-Jones del Max Planck Institute for Astronomy in Germania, ha utilizzato i dati di Gaia per tracciare i futuri incontri del nostro Sole con altre stelle.
I risultati dello studio sono stati sconcertanti, in quanto è emerso che quasi 700 stelle passeranno entro un raggio di 15 anni luce dal nostro sistema solare nel corso dei prossimi 15 milioni di anni.
Tuttavia, il team suggerisce che la stragrande maggioranza degli incontri ravvicinati con altre stelle deve ancora essere scoperta.
Inoltre c’è la quasi certezza che almeno 20 stelle dovrebbero trovarsi entro un paio di anni luce da noi ogni milione di anni.
Tuttavia, “lo spazio è grande“, sottolinea Mamajek. “Statisticamente, la maggior parte di quelle stelle passeranno oltre il bordo esterno del nostro sistema solare“.
Ciò significa che incontri come quello con la stella di Scholz sono abbastanza comuni, ma solo pochi arrivano abbastanza vicino da perturbare in maniera significativa l’orbita delle comete.
Potrebbe però accadere che alcune stelle potrebbero avvicinarsi un po’ troppo. E se una grande stella che si muove lentamente attraversasse il bordo dell’Oort Cloud, potrebbe davvero scuotere il sistema solare.
gliese 710
Per quanto possiamo saperne attualmente, molte stelle passeranno vicino alla nube di Oort in futuro ma una in particolare dovrebbe addirittura attraversarla. Tra circa 1,35 milioni di anni, Gliese 710 probabilmente perturberà gravitazionalmente milioni di comete, inviandone un numero considerevole su un potenziale percorso di collisione con la Terra. – Astronomia: Roen Kelly

L’incontro più pericoloso di sempre

Secondo uno studio del 2016, tra meno di 1,4 milioni di anni il sistema solare esterno sarà interessato dal passaggio di una stella chiamata Gliese 710, la quale arriverà entro 10.000 unità astronomiche, ben all’interno del bordo esterno della nube di Oort.
Con metà della massa del Sole, Gliese 710 è molto più grande della Stella di Scholz, che ha solo il 15 percento della massa del Sole. Ciò significa che l’enorme gravità di Gliese 710 potrebbe potenzialmente provocare il caos sulle orbite dei corpi ghiacciati nella nube di Oort.
La Stella di Scholz è così piccola che i nostri lontani antenati allora esistenti l’avrebbero a malapena potuta vedere nel cielo notturno, ma Gliese 710 è più grande della stella attualmente più vicina a noi, Proxima Centauri.
Quando Gliese 710 raggiungerà il punto più vicino alla Terra, apparirà come una sfera arancione brillante che supererà in luminosità ogni altra stella nel nostro cielo notturno.
Questo evento potrebbe essere “l’incontro più sconvolgente nella storia futura del sistema solare“, hanno scritto gli autori nel loro articolo, pubblicato sulla rivista Astronomy & Astrophysics.
Fortunatamente, il sistema solare interno è relativamente piccolo e, anche se Gliese 710 perturberà le orbite delle comete della nube di Oort, saranno ancora necessari diversi milioni di anni perché queste possano provocare fisicamente danni alla Terra. Questo permetterà ai nostri futuri discendenti il tempo di prendere provvedimenti.
Nel frattempo, però, chi sarà lì ad osservare l’evento potrà godere di uno spettacolo veramente mai visto prima.
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