La mappa di Piri Re’is è un documento cartografico realizzato dall’ammiraglio turco Piri Reìs nel 1513.
La mappa, tracciata su pergamena, è conservata nella Biblioteca del Palazzo Topkapı di Istanbul, dove fu rinvenuta nel 1929. Sembrerebbe che la mappa rinvenuta sia circa un terzo del documento originario. La parte di mappa disponibile rappresenta una porzione dell’Oceano Atlantico oltre alle coste dell’Europa, dell’Africa e del versante orientale dell’America meridionale.
Storia
A quanto pare, la mappa di Piri Reis fu redatta utilizzando carte precedenti, tra cui la cosiddetta “mappa di Colombo“.
Secondo alcuni teorici dell’influenza aliena sull’evoluzione della razza umana, la carta sarebbe stata copiata da documenti antichissimi in quanto su di essa vi sarebbero rappresentate la conformazione delle coste dell’Antartide prive della copertura dei ghiacci, così come si sarebbero presentate all’incirca 6000 anni fa.
La carta di Piri Reis fu sicuramente una delle prime a rappresentare con buon dettaglio parte della coste del continente centro e sud americano ma gli storici sono abbastanza certi che, per quello, l’ammiraglio turco si basò su carte portoghesi e forse sulla mappa realizzata da Amerigo Vespucci.
Speculazioni sulla carta di Piri Reis
Pur storicamente importante, la carta di Piri Reis non avrebbe goduto della fama cui è assurta se, in alcuni libri a cavallo tra gli anni ’60 e ’70, alcuni cosiddetti ricercatori e presunti esperti di archeologia non se ne fossero usciti con una serie di strampalate teorie sul fatto che le terre raffigurate nella carta fossero sconosciute al momento in cui fu realizzata.
Il frammento superstite della carta di Piri Reis. Fonte: www.wikipedia.org
Secondo l’ingegnere americano Arlington H. Mallery, la porzione raffigurata “storta”, e che arriva quasi sotto il Sudafrica, del Sudamerica raffigurata nella mappa di Piri Reis non sarebbe affatto la costa mal cartografata dell’Argentina, ma quella dell’Antartide, e precisamente quella della regione antartica oggi conosciuta come Terra della Regina Maud.
Le idee di Mallery furono poi riprese dalla storico Charles Hapgood nel libro del 1966 Maps of ancient sea kings (“Mappe degli antichi re del mare”) e soprattutto dallo scrittore svizzero Erich von Däniken, uno dei fondatori della cosiddetta “archeologia misteriosa”, che ne parlò per la prima volta nel libro Gli extraterresti torneranno? del 1969. Le teoria di Mallery e compagnia, sembrava alquanto improbabile: l’Antartide è stato l’ultimo continente a essere scoperto dall’uomo, che lo avvistò per la prima volta soltanto nel 1820. Come faceva la mappa di un ammiraglio ottomano del 1513 a riportare la costa di un continente scoperto solo trecento anni dopo? Hapgood e von Däniken, come le decine di scrittori di “archeologia misteriosa” che si sono occupati dell’argomento nei decenni successivi, rispondevano sostenendo che, proprio perché non era possibile secondo la “storia ufficiale” che Piri Reis conoscesse l’esistenza dell’Antartide, allora il buon ammiraglio doveva aver usato, tra le “antiche carte” che lui dichiarò di aver consultato, mappe antichissime che riportavano le conoscenze successivamente perdute in possesso di un’antica civiltà, evoluta a tal punto dal conoscere la geografia della Terra al livello di noi contemporanei.
Ai critici che facevano loro notare come il profilo “storto” della costa raffigurato nella mappa di Piri Reis non corrisponda affatto a quello effettivo della Terra della Regina Maud, ma si adatti invece con buona approssimazione, una volta “raddrizzata”, a quello dell’Argentina, von Däniken e soci replicavano che, proprio perché l’attuale profilo non corrispondeva, le fonti usate da Piri Reis dovevano essere veramente antichissime, perché raffiguravano la costa dell’Antartide quando ancora non era coperto dai ghiacci.
Insomma, a sentire von Däniken e i suoi emuli successivi, le antiche carte utilizzate da Piri Reis per redarre la sua recavano traccia delle conoscenze di un’antica e sofisticatissima civiltà, di cui poi si è persa la memoria, e che si deve identificare probabilmente con quella del celebre continente perduto di Atlantide, che si sarebbe inabissato nella acque dell’Oceano Atlantico oltre diecimila anni fa in seguito a un’immane catastrofe.
La mappa di Piri Reis raffigurerebbe, quindi, l’Antartide prima del cataclisma, quando era ancora una terra verdeggiante e magari abitata. La catastrofe che distrusse Atlantide, probabilmente il Diluvio Universale della Bibbia, avrebbe poi provocato uno spostamento nell’inclinazione dell’asse terrestre che portò il continente antartico nella sua attuale posizione, dove sarebbe poi stato ricoperto dall’attuale calotta polare. Secondo lo stesso von Däniken e altri suoi successori, le antiche fonti delle mappe usate da Piri Reis non sarebbero gli atlantidei, ma addirittura gli extraterrestri, che avrebbero visitato la Terra decine di migliaia di anni fa e, scambiati per angeli e dèi dai nostri antenati, sarebbero i protagonisti di quasi tutti i racconti mitologici del mondo.
Queste teorie non hanno mai trovato il minimo riscontro o fondamento storico, archeologico, geografico o geologico. Eppure i libri degli scrittori di “archeologia misteriosa” continuano ad affollare gli scaffali delle librerie e a vendere anche su Amazon centinaia di migliaia di copie in tutto il mondo.
Alla fine, quindi, la mappa di Piri Reis non è la prova dell’esistenza di fantomatiche antiche civiltà visitate in un remoto passato dagli alieni ma la testimonianza delle conoscenze che l’uomo è riuscito a conquistare nel corso dei secoli, a prezzo di morti e grandi sofferenze.