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L’Impero Romano non cadde nel 476: è morto per consunzione

La presunta sceneggiatura della caduta dell'Impero Romano recita più o meno così: Roma, dopo avere effettuato una serie di straordinarie conquiste, nel corso di pochi secoli, ed essersi trovata a governare il mondo, finì per fare affidamento su eserciti "stranieri" per mantenere il suo potere. Questi eserciti alla lunga uccisero Roma

La presunta sceneggiatura della caduta dell’Impero Romano recita più o meno così: Roma, dopo avere effettuato una serie di straordinarie conquiste, nel corso di pochi secoli, ed essersi trovata a governare il mondo, finì per fare affidamento su eserciti “stranieri” per mantenere il suo potere. Questi eserciti alla lunga uccisero Roma.

Solo che non è stato così. L’Impero Romano non è caduto affatto. L’Impero Romano d’Occidente declinò dolcemente fino a diventare insignificante. Non è caduto; è sbiadito.

Gli Unni erano guerrieri a cavallo dell’Asia centrale; una prima versione delle temibili tribù mongole. Imparavano l’equitazione all’età di tre anni quando le loro facce venivano tagliate con una spada per insegnare loro a sopportare il dolore. Per dargli un aspetto spaventoso mettevano delle morse sulla testa dei loro figli, che gradualmente deformavano i loro crani e davano loro un aspetto minaccioso. Nel 400 d.C. sciamarono in Europa e schiacciarono la tribù germanica dei Goti.

Nel 451 invasero con un immenso esercito l’odierna Francia e si radunarono nelle pianure di Chalons, a est di Parigi, di fronte a quello che probabilmente è stato l’ultimo grande esercito dei romani. Quell’esercito era composto da pochi romani, molti mercenari e dai Visigoti, o Goti occidentali, alleati con i Romani sotto il loro generale Ezio.

La battaglia infuriò tutto il giorno e la notte. Gli Unni furono respinti dalle ali dell’esercito romano, con i Visigoti all’inseguimento. Il re Teodorico I dei Visigoti fu ucciso, ma questo, invece di scoraggiare i Visigoti, li fece infuriare. Prima che i visigoti infuriati potessero invadere il suo campo, Attila riuscì a raggiungere il suo convoglio di bagagli e utilizzò i carri per salvarsi. Fu la battaglia più sanguinosa del mondo antico. Attila morì in seguito nel nord Italia, per una banale epistassi. Una morte ingloriosa, come capita a molti potenti.

Roma non cadde per conquista. Fu invece saccheggiata dieci anni dopo dagli alleati di Roma, i Visigoti sotto il re Alarico, che si infuriò per un fallito tentativo di omicidio.

Per Roma fu un periodo convulso, un imperatore succedeva all’altro nel giro di pochi anni, a volte di pochi mesi. Nel 476 d.C., il comandante visigoto Odoacre costrinse l’adolescente imperatore romano d’Occidente Romolo Augusto a dimettersi dal suo incarico. Dopodiché, i Visigoti riaccesero la gloria di Roma: “Il Senato continuò a riunirsi proprio come aveva fatto per quasi un millennio. Il latino rimase la lingua dell’amministrazione. Il diritto romano governava la terra. Gli eserciti romani continuarono a combattere e a vincere alle frontiere. E sulle monete coniate da Odoacre continuavano ad apparire imperatori romani”. (Edoardo Watt).

Allora perché tutti pensano che Roma sia caduta nel 476?

A causa di una campagna di propaganda lanciata dall’Impero Romano d’Oriente!

La narrazione fu tessuta a Costantinopoli dall’imperatore romano d’Oriente Giustiniano, per avere una scusa per attaccare l’Italia. Ciò fece nel 535 e le sue truppe entrarono a Roma nel 536.

Giustiniano lottò per mantenere il possesso dell’Urbe. Le guerre italiane non si conclusero fino al 562 dopo che i Goti avevano riconquistato Roma quattro volte. Fu in uno di questi assedi che i residenti della città sopravvissero mangiando erbacce e topi. Si stima che la popolazione di Roma sia scesa da oltre un mione di residenti del II – III secolo a forse 500.000 a metà del V secolo, ad un minimo di 25.000 negli anni ’60 dello stesso secolo.

Roma non è caduta. È svanita sotto la pressione di una campagna di propaganda ordita dall’interno, in un certo senso.

L’Impero Romano d’Oriente era romano quanto l’Occidente. Venne chiamato “bizantino” dagli studiosi moderni, ma quel concetto era estraneo ai cittadini di Costantinopoli. Loro si consideravano romani.

La campagna di propaganda lanciata da un romano contro un altro giustificava una guerra che uccise centinaia di migliaia di persone e distrusse la prosperità che un tempo aveva unificato il continente europeo.

È da notare che lo stesso Impero Romano d’Oriente non cadde fino al 1453, poco prima che Colombo scoprisse l’America nel 1492. Se si contano la scoperta vichinga dell’America nel 1021, l’Impero Romano prosperò ancora per 500 anni dopo la scoperta dell’America. In un certo senso, il mondo romano si è esteso fino ai nostri giorni. Nella sua estensione e impatto, è stato l’impero più sorprendente e di successo che il mondo abbia mai conosciuto.

Ma ha estinto la parte migliore di se stesso quando ha cominciato a mentire per conquistare… Quando gli obiettivi politici hanno sovvertito la verità. Se i media sono guidati dal profitto, ad esempio, quanto è probabile che dicano la verità?

Oggi le nazioni con media che hanno emittenti pubbliche ben finanziate – Norvegia, Islanda, Svezia, Nuova Zelanda, Finlandia, Irlanda, Canada, Danimarca, Australia, Germania, Regno Unito, Uruguay – sono democrazie molto forti. Gli Stati Uniti hanno CPB, PBS e NPR, ma la loro quota di pubblico è solo del 2% e il livello di finanziamento concesso è minimo. Se si vuole sopravvivere, è necessario concordare sul fatto che i media pubblici ben finanziati e istituzionalmente sicuri possono migliorare l’impegno pubblico nei processi politici, come dimensione cruciale di qualsiasi relazione di “circolo virtuoso” tra i media pubblici e le loro democrazie.

Roma ha smesso di essere una nazione nel momento in cui i suoi elementi si sono rivolti su se stessi. E questa è la vera lezione per l’America e l’Occidente: non è probabile che tu muoia per i nemici esterni, ma per i tuoi stessi politici che, al posto di portare avanti politiche vantaggiose a lungo termine raccontano una storia che permetta loro un guadagno momentaneo.

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