Il ruolo dello spionaggio nella Cina preunitaria

Nell'Arte della Guerra di Sun Tzu, un intero capitolo, il XIII ed ultimo è dedicato alla fondamentale importanza dello spionaggio e dell'inganno e nei secoli successivi le sue raccomandazioni furono ampiamente seguite dai signori della guerra cinesi

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L’utilizzo di spie, agenti segreti e tecniche di disinformazione furono ampiamente utilizzate nella Cina pre unitaria. D’altra parte già nel VI secolo a.e.v. nel celeberrimo “Arte della Guerra” attribuito a Sun Tzu c’è un intero capitolo, il XIII ed ultimo, dedicato alla guerra condotta con lo spionaggio.
Lo stratega esortava a non essere avari di ricompense nei confronti delle spie, essendo troppo importante la conoscenza della situazione del nemico come condizione essenziale per conseguire la vittoria. I più grandi utilizzatori dell’arte dell’inganno furono senz’altro i servizi segreti dello stato di Qin, il regno più militarizzato dell’epoca e quello destinato a prevalere soggiogando uno per volta i regni rivali.
Un esempio dell’importanza che il regno di Qin attribuiva all’uso degli agenti segreti e dell’arte dello spionaggio può ricavarsi dallo stratagemma attuato dal governo Qin nel 313 a.e.v. per rovinare l’alleanza che legava fra loro i regni di Qu e Qi.
Il re di Qin, Huiwen mandò il suo ministro Zhang Yi dritto nella capitale del Qu, la città di Yingdu, per ingannare indirettamente il sovrano avversario, Huai. Invece di parlare con il sovrano il ministro fece in modo di incontrarne la moglie, la regina Nan, e le lasciò un messaggio in cui prometteva che Qin avrebbe concesso al regno di Qu una fascia di ben 600 li di territorio – circa 300 km –, in cambio dell’instaurazione di relazioni pacifiche.
La regina informò il marito dell’allettante proposta che decise di stipulare la pace con il potente avversario settentrionale. Il suo alleato Qi, venuto a sapere di questa intenzione, la interpretò come una manovra ostile dei due regni una volta fieramente nemici e ruppe l’alleanza con Qu. Era esattamente quanto si aspettava Huiwen.
Nel frattempo dal regno di Qu partì un’ambasceria verso la corte di Qin per reclamare le ampie rettifiche di confine promesse dal nuovo alleato. Gli ambasciatori però rimasero di stucco quando il ministro Zhang Yi disse loro che Qin era disponibile a concedere soltanto 6 li dei 300 promessi. Alle rimostranze dei diplomatici di Qu, l’ineffabile Zhang ribattè che la regina Nan aveva capito male la proposta avanzata e rispedì indietro una costernata ambasceria.
Furente per essere ingannato, nonostante la perdita dell’alleanza con Qu, Huai, il sovrano di Qu dichiarò guerra a Qin. Nel 312 a.C. l’esercito di Qu venne in tal modo annientato dall’armata Qin nella battaglia di Danyang. Quello che era stato un potente regno meridionale si ridusse ad un’entità politica irrilevante e destinata presto a perdere la residua autonomia.
L’arte dell’inganno e dello spionaggio era stata determinante per spezzare una poderosa alleanza e permettere così a Qin di sconfiggere un pericoloso rivale nel domino della supremazia cinese.

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